Picasso: Eros, metamorfosi e civiltà

In Arte

Come strenna natalizia vi segnaliamo la mostra “Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza”, a cura di Annie Cohen-Solal in collaborazione con Johan Popelard, che sarà visitabile a Mantova fino al 6 gennaio 2025. Produzione principale del programma culturale 2024 dedicato al tema della Metamorfosi e, in particolare, al rapporto tra Giulio Romano e il poema di Ovidio che ha ispirato la costruzione di Palazzo Te dal 1525 al 1535, la mostra si pone come occasione imperdibile per ammirare circa 50 opere del Maestro simbolo del Novecento, tra cui alcuni dipinti per la prima volta esposti in Italia.

Il cinquantesimo anniversario della morte di Pablo Picasso, ricorso nel 2023, ha portato con sé una nuova proliferazione di mostre dedicate al pittore andaluso e i visitatori, attratti dalla risonanza globale del “marchio”, accorrono a vedere rassegne talvolta mancanti di un sostegno critico, con opere prelevate in blocco dall’immenso corpus a disposizione. Ma gli esiti della multiforme ricerca dell’inventore del cubismo sono in grado di generare inedite gemmazioni artistiche che si propagano fino ai giorni nostri, ed è pertanto necessario che ad un tale lascito vengano garantiti una rilettura e un approfondimento continui.

Pablo Picasso, Barca delle naiadi e fauno ferito, 31 dicembre 1937, olio e carbone su tela, collezione privata. © Succession Picasso by SIAE 2024

La mostra “Picasso a Palazzo Te, poesia e salvezza” non si accontenta di ostendere l’ennesima carrellata di capolavori-feticcio, ma analizza l’opera del maestro di Malaga a partire da un aspetto meno noto della sua sperimentazione: la poesia, a cui Picasso si dedica attorno alla metà degli anni ’30 interrompendo momentaneamente l’attività pittorica a causa di una grave impasse. È questo un intervallo rigenerante nel mezzo di un percorso creativo inarrestabile, preludio del periodo più significativo e politicamente impegnato dell’artista. Gli scritti, in francese e spagnolo, sono talvolta percorsi e inframmezzati da disegni, tratti e arabeschi che li assimilano a partiture o ad appunti di un taccuino. L’influenza dei modi surrealisti è evidente, ma con intatta l’ossessione per la realtà, la distruzione e la riformulazione della stessa, al solo scopo di scatenare una verità ancor più intensa e diretta. I poeti accolgono Picasso al suo arrivo a  Parigi e lo aiutano ad inserirsi nella vita metropoliatana. Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Jean Cocteau, Paul Éluard, Jacques Prévert, André Breton, Gertrude Stein sono frequentazioni quotidiane foriere di contaminazioni, collaborazioni, omaggi, ibridazioni.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza, installation view
© Succession Picasso by SIAE 2024, foto Gian Maria Pontiroli

La straordinarietà del progetto espositivo risiede soprattutto nell’ubicazione: Palazzo Te a Mantova, la villa rinascimentale ideata da Giulio Romano e voluta da Federico II come luogo di svago e riposo, le cui stesse fondamenta risiedono nella poesia, nel mito, nell’eros. Uno spazio vivo e non quantificabile che si contrae ed espande sotto i sensi di chi lo esplora; instabile come le forme che ne abitano le pareti: esseri umani e divinità, caos e ordine che si fondono in un ciclo di morte e rinascita senza tempo. Tra le cinquanta opere in mostra, alcune delle quali per la prima volta in Italia, troviamo la serie di acqueforti che Picasso realizza su commissione di Albert Skira nel 1930. L’immagine che apre la sequenza è “La morte di Orfeo”: qui la punta d’acciaio traccia un sistema di linee sottili, aperte e flessuose che percorrono tutti i quadranti della composizione e descrivono figure sensuali ma dalla corporeità prosciugata. Soggetto e oggetto si mescolano in un ciclo perpetuo, spogliati da ogni ruolo narrativo definito, da ogni antagonismo.

Pablo Picasso, Illustrazioni per le Metamorfosi di Ovidio, Lausanne, 1931, acqueforti su rame.
Parigi, Musée national Picasso-Paris, dazione di Pablo Picasso, 1979
Ercole uccide il centauro Nesso, libro IX, pp. 224-225, Parigi, 20 settembre 1930
© RMN-Grand Palais / Thierry Le Mage / RMN-GP / Dist. Photo SCALA, Firenze, 2024
© Succession Picasso by SIAE 2024

Le incisioni raffiguranti le vicende mitiche tratte dalle Metamorfosi di Ovidio sono la più immediata tra le affinità rintracciabili tra Picasso, Giulio Romano e Palazzo Te. Al di là di questo dialogo fin troppo esplicito, il messaggio di metamorfosi di cui il palazzo mantovano si fa portatore abbraccia in pieno il senso dell’artista in continua trasformazione. Picasso abita lingue e luoghi differenti, assorbe, elargisce, esprime un eros che non attiene alla sola sfera sessuale, ma che si manifesta come inesauribile forza creatrice, come espressione di autodeterminazione e apertura verso l’Altro. 

Giulio Romano e collaboratori, Fatiche di Ercole. Il ratto di Deianira, Sala dei cavalli, 1527-1528
Affresco, Mantova, Palazzo Te. Foto: Gianmaria Pontiroli, © Fondazione Palazzo Te

Arte, eros e metamorfosi coincidono e conciliano tutto ciò che si presume separato. Picasso e Giulio Romano, come Orfeo, liberano un eros rivoluzionario che sfida il corrente principio di realtà e lo fonde, citando Marcuse, col principio di piacere, indicando una utile utopia rivolta verso la possibilità di un ordine di vita finalmente non repressivo.

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza, Palazzo Te, Mantova, fino al 6 gennaio 2025

(Visited 5 times, 1 visits today)