E’ decisamente riuscito il debutto di Pietro, figlio di Sergio Castellitto, nel triplo ruolo di sceneggiatore, regista e attore in “I predatori”, premiato all’ultima Mostra di Venezia. Un racconto corale con tanti personaggi e fili narrativi, e attori in forma, noti e più giovani. Un film sorprendente, che si tuffa nel mare magnum della commedia all’italiana con energia e coraggio, e forse un pizzico di incoscienza
Due famiglie di estrazione totalmente diversa si incrociano sullo sfondo di una Roma livida e caotica in I predatori del giovane Pietro Castellitto, dando vita a una commedia umana feroce e a tratti amaramente esilarante, un’opera prima vincitrice del premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura all’ultima Mostra di Venezia. Da una parte i borghesi Pierpaolo (Massimo Popolizio) e Ludovica (Manuela Mandracchia, medico lui, regista affermata lei, dall’altra i fratelli proletari Claudio (Giorgio Montanini) e Carlo (Claudio Camilli), neofascisti gentili nonostante la passione per le armi e una certa attitudine all’illegalità. In mezzo e intorno figli, mogli e madri, nipoti e amici, tutti descritti con attenta partecipazione anche se si tratta di personaggi destinati a rivelarsi decisamente sopra le righe.
Tra un pranzo di famiglia e una visita in ospedale, una delusione accademica e un tuffo in piscina, una chiacchiera e un insulto, un piccolo incidente automobilistico mette in moto una diabolica concatenazione di fatti dall’esito esplosivo. Un esito che Castellitto assume su di sé riservandosi il ruolo di Federico, studente timido alle prese con i soprusi del solito barone che gestisce l’università come fosse un feudo personale, fino al momento in cui il ragazzo decide di ribellarsi. E sono dolori, perché dalla collera dei miti è sempre bene guardarsi… come anche dal sorriso smagliante dei truffatori (soprattutto se hanno il volto di Vinicio Marchioni, in un magnifico cameo).
Un debutto decisamente interessante per Pietro Castellitto, figlio 28enne di Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto, qui in veste di regista e sceneggiatore, oltre che attore. Un film sorprendente, che si tuffa nel mare magnum della commedia all’italiana con energia e coraggio, e forse un pizzico di incoscienza. Il registro comico-grottesco che il giovane direttore e autore ha scelto non è infatti facile da maneggiare, soprattutto se applicato a una storia corale contraddistinta dal continuo intrecciarsi di tanti e diversi fili narrativi.
E infatti, cercando bene, qualche incertezza nella sceneggiatura la si trova. Qua e là si intravede anche un’ingenuità di stile – piccoli vezzi da scuola di cinema che si ritrovano in alcuni movimenti di macchina forse troppo insistiti, in certe inquadrature inutilmente sghembe – ma si tratta di peccati veniali, soprattutto se paragonati ai numerosi pregi di un film complesso e intelligente. Una commedia nera acidissima e spiazzante, dove viene messa tanta carne al fuoco, forse troppa forse, ma alla fine i tanti fili del racconto vengono tenuti insieme con mano ferma e lucidità di sguardo. Grazie anche al contributo di un nutrito stuolo di ottimi attori e caratteristi, con in testa Popolizio e Dario Cassini.
C’è da notare infine che anche come attore Pietro Castellitto dimostra di essere molto cresciuto rispetto alle sue precedenti e la sua scelta di dare una connotazione lunare, da clown triste, al suo personaggio appare del tutto azzeccata. Insomma, nel complesso una scommessa ambiziosa e ampiamente riuscita.
I predatori di Pietro Castellitto, con Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Vinicio Marchioni, Claudio Camilli