50 sfumature di rosso: l’antologia di Pinelli

In Arte

La Dep Art segue il “fil rouge” della produzione di Pino Pinelli dagli anni ’70 a oggi. Un percorso monocromatico tra forme geometriche e tecniche segrete

La retrospettiva Antologia Rossa che la galleria Dept Art dedica all’artista Pino Pinelli ha due pregi fondamentali: il primo è che ne ricostruisce l’intero percorso artistico dai primi anni ’70 fino a oggi; il secondo è che la scelta di esporre opere in un solo colore, il rosso, risulta felicissima: ci aiuta a concentrarci, a seguirne meglio rotture e sviluppi.

Il gallerista Antonio Addamiano è riuscito a recuperare da collezionisti, mercanti e aste opere storiche di cui si erano perse le tracce e, insieme, a far rivivere la personalità complessa, la ricerca formale e di significato di Pinelli.

2000 Pittura R 42x152 cm  2 elementi (1)
2 elementi, Pino Pinelli 2000

Per promuovere la mostra, oltre all’archiviazione sul web dell’intero corpus e al catalogo ragionato dell’esposizione, ha fatto ricorso a mezzi così tradizionali da essere ormai caduti in disuso, come l’esposizione di un enorme striscione pubblicitario che attraversa corso XXII marzo, nei pressi della galleria, e la stampa di calendari con altre opere dell’artista. Tutto, insomma, contribuisce a farcelo conoscere.

Si comincia con Topologia del 1973, in cui le diverse intensità di rosso si condensano in spirali: l’acrilico ‘nebulizzato’ con l’aerografo crea un magma in espansione che preme contro una linea nera irregolare. È un confine incerto, una non-cornice che prova a trattenerle invano. Il resto della tela è lasciato bianco. Si avverte l’insofferenza per lo spazio definito del quadro e anche per la ripetitività di certa pittura monocroma.

1973 Topologia 50x70 acrilico su tela
Topologia, Pino Pinelli, 1973

Come scrive Alberto Zanchetta nel catalogo: «Negli anni Settanta, artisti come Pino Pinelli si avvedono del limite imposto dal telaio del quadro stesso; rispondono quindi con una deflagrazione e uno sconfinamento in grado di dare corpo alla pittura, rendendola materia (più ancora che materica)».

«Pinelli, ad esempio – prosegue –, avverte l’esigenza di rifondare la natura stessa della pittura, i suoi presupposti, prefigurandone gli sviluppi futuri e tutte le diramazioni possibili. Ancor oggi, la sua è una pittura ‘pensata’ in relazione allo spazio espositivo, ‘progettata’ per vivere in sinergia e in simbiosi con l’architettura».

Abbandonato il contenitore, la pittura è libera di comporsi sulle pareti, ma, a questo punto, anche il supporto della tela non è più sufficiente e comincia una ricerca di materiali, di rilievi plastici, che permettano al colore di espandersi, sfrangiarsi, impregnarsi. I primi materiali sono sottilissimi, fragili: si chiamano Disseminazioni. Scaglie di pittura ridotta a frammenti sono sparse sulla parete come dal gesto del seminatore; in realtà, ogni composizione segue precisi schemi di montaggio su disegni dell’artista.

18 elementi, Pino Pinelli, 2009
18 elementi, Pino Pinelli, 2009

Troviamo poi morbide forme ovoidali, frammenti di quadrati dai bordi sfrangiati disposti in strane costellazioni: il colore è dato con la tecnica del floccaggio, un processo elettrostatico che dà una consistenza come di velluto. Pinelli tiene segreta la formula dei materiali che usa, simile a quelli utilizzati dalla NASA per i progetti spaziali.

Le ultime composizioni a strisce e a croci sono realizzate in supporti durissimi, indistruttibili, impregnati di rughe, promontori di colore morbido e sensuale e si espandono sulle pareti in calcolate attrazioni/espansioni.

Pino Pinelli, Antologia rossa: Galleria Dep Art, via Mario Giuriati 9, fino al 30 maggio

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