A sei anni dal fiacco quarto episodio, la serie si rilancia con l’innesto di una nuova superstar malvagia (Javier Bardem), accanto ai collaudati e sempre efficaci mostri sacri Johnny Depp e Geoffrey Rush. Nuova linfa viene anche dagli innesti dei giovani Brenton Thwaites e Kaya Scodelario, a disposizione di una inedita coppia di registi, i norvegesi Espen Sandberg e Joachim Rønning, già autori di “Kon-Tiki”. Niente di nuovo, beninteso, ma la macchina da Studio in navigazione tra vivi e morti, bucanieri ubriaconi, malvagi capitani e streghe galeotte, immersi in lussuosi effetti speciali, non perde colpi
Venghino venghino, siorre e siorri, il luna park dei Caraibi è tornato in città. A dirigere il baraccone non è più Gore Verbinski, ma poco cambia, anzi: con I Pirati dei Caraibi – La maledizione di Salazar la giostra dei corsari a marchio Disney si dimostra una perfetta macchina del moto perpetuo, in grado ormai di alimentarsi da sé e vivere di rendita grazie a ingranaggi riconoscibili e ben collaudati. Primo fra tutti, un Johnny Depp che sarà pure schiavo del suo personaggio al punto da riciclarlo in ogni salsa e in ogni film, ma calza gli abiti del pirata ubriacone a questo punto come una seconda pelle: protagonista, spalla comica o nota a margine, il suo Jack Sparrow resta comunque il vero simbolo della saga, giunta al quinto capitolo senza ancora accusare (più o meno) grandi segni di stanchezza o vecchiaia.
Merito, a dirla tutta, anche del parziale ricambio generazionale sfoderato per l’occasione dal cilindro degli Studios, forse per rimediare al mezzo passo falso del fiacco capitolo precedente, quel Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare uscito ormai sei anni fa e pesantemente stroncato dalla critica. Questa volta, in cabina di regia siede un’accoppiata di cineasti norvegesi formata da Espen Sandberg e Joachim Rønning, che finora hanno all’attivo solo tre lungometraggi ma anche una nomination all’Oscar e al Golden Globe grazie a Kon-Tiki, pellicola sulla traversata oceanica in zattera dello scrittore Thor Heyerdahl.
In più, a sostituire l’insostituibile (ma ormai un po’ agé per il target della serie) coppia Bloom-Knightley, ecco la seconda generazione di marinai avventurieri e donzelle emancipate: Brenton Thwaites (già nel disneyano Maleficent) è il giovane mozzo Henry Turner, appassionato di mitologia marina e più che determinato a liberare il padre Will (Orlando Bloom) dalla maledizione che lo lega alla nave fantasma dell’Olandese Volante. Kaya Scodelario (protagonista della serie tv Skins) è Carina Smyth, galeotta in fuga, accusata di stregoneria a causa della passione per la scienza e l’astronomia trasmessale dal padre scomparso.
Al loro fianco, ovviamente non possono mancare gli habitué dell’epopea – primo fra tutti il solito monumentale Geoffrey Rush – e tutto il bagaglio di gag, duelli, inseguimenti alla Wile E. Coyote ed effetti speciali su cui la produzione della saga (ancora capitanata dall’immortale Jerry Bruckheimer, re Mida dei produttori hollywoodiani) non ha mai lesinato. Ma l’effetto più speciale di tutti è l’altra new entry del cast, il cattivissimo Javier Bardem, ennesimo capitano di vascello sospeso tra la vita e la morte, ma ben più terrificante e carismatico dei suoi predecessori: è lui, perfettamente allineato ai due mostri sacri Depp e Rush, a colorare di una tinta nuova e più dark la favolona marinara, mantenendone intatta l’atmosfera accattivante almeno per tre quarti buoni di pellicola.
Già perché, a differenza degli spettacolari crescendo dei capitoli precedenti, stavolta è paradossalmente proprio l’ultima parte del film a sbandare a tratti, rischiando di far colare a picco quanto di buono costruito fin lì, con una serie di soluzioni frettolose e visivamente non sempre all’altezza di quanto mostrato in passato. Ma sono dettagli.
Così come ormai importa poco che alla base dell’intero ciclo di episodi ci sia la necessità di promuovere le attrazioni piratesche di un parco divertimenti, obiettivo peraltro raggiunto in pieno: il prodotto nell’insieme funziona sempre, studiato com’è per soddisfare i fan di vecchia data e offrire un nuovo giro di giostra a chiunque si infili nella sala alla ricerca di due ore buone di infantile (vivaddio) sospensione dell’incredulità, tra leggerezza, spettacolarità visiva e giochi d’alta scuola tra generi cinematografici e letterari. In puro stile Disney.
I pirati dei Caraibi – La maledizione di Salazar, di Espen Sandberg e Joachim Rønning, con Johnny Depp, Javier Bardem, Geoffrey Rush, Brenton Thwaites, Kaya Scodelario, Orlando Bloom, Keira Knightley