Piacciono De Capitani “Commesso” e il dramma di Levin diretto dalla Shammah. Illusioni e delusioni di una stagione mentre tutti attendono il doppio Ronconi dei Lehman
Che ne pensiamo delle classifiche? Nick Hornby con Alta fedeltà ha ossessionato un’intera generazione con le sue Top Five di donne, film e canzoni d’apertura di 33 giri: per il protagonista trentenne in crisi adolescenziale tutto è egualmente classificabile. Quindi gli elenchi, i podi, le graduatorie sono fissazioni da immaturi? Da superficiali? Un po’ sì, ma la sintesi ci aiuta a riordinare le idee, e dopo un anno intero di esperienze teatrali è sacrosanto entrare con la falciatrice nei nostri freschi ricordi per tirare le somme. Ecco qui un resoconto del gioco di Natale che abbiamo proposto alla redazione e ad alcuni amici addetti ai lavori: consideriamoli dei premi Cult.
I migliori. De Capitani vince col suo Morte di un commesso viaggiatore, sacro il testo e il personaggio giustamente affrontati solo oggi, nella piena maturità artistica del regista-attore. Segue l’interminabile ma ricchissimo Glaube Liebe Hoffnung – visto al Piccolo e diretto da Christoph Marthaler -, cronaca “raddoppiata” di una donna che come in uno sketch dei Monty Python vende il proprio corpo a un istituto di anatomia. Terza Emma Dante anche vincitrice dell’Ubu per Le sorelle Macaluso, siciliane battagliere e affannate che danzano nel buio. Impossibile non citare le numerose segnalazioni per il raffinato Alan Bennett dell’Elfo (Il vizio dell’arte), o per l’ultimo lavoro della Shammah al Parenti (Il lavoro di vivere), per la commedia rivelazione Peperoni difficili di Rosario Lisma, per l’intensa interpretazione di Angelo Di Genio in Road Movie, per Farà giorno di Maccarinelli con Gianrico Tedeschi, o infine per il blockbuster Le voci di dentro dei fratelli Servillo.
Le delusioni. Un critico non può evitare di stroncare, sempre affettuosamente, spettacoli non riusciti. Pur tenendo in mente la massima di Ratatouille che «anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale», ci limitiamo a riportare che La visita al padre di Rifici, Io, Nessuno e Polifemo della Dante e Beatles Submarine con Neri Marcorè sono stati i titoli meno apprezzati. I seguenti spettacoli sono apparsi, invece, in entrambe le categorie, quella dei migliori e quella dei peggiori, ma come diceva Hegel è proprio da queste contraddizioni che nasce la dialettica: La ronde de nuit di Ariane Mnouchkine, Dipartita Finale di Branciaroli, Cassandra di Frongia con Ida Marinelli, La leggenda del grande inquisitore con Umberto Orsini.
Le promesse. In questa terza categoria inseriamo le speranze per alcuni titoli del 2015. Sopra tutti la monumentale Lehman Trilogy di Ronconi su testo di Massini (al Piccolo Teatro Grassi dal 29 Gennaio al 15 Marzo), epopea familiare e parziale genealogia della nostra crisi economica: le sei o (molte) più ore pare non spaventino. Indichiamo anche Il malato immaginario della Shammah con Gioele Dix (al Parenti dal 12 Febbraio al primo di Marzo), Orfeo e Euridice di César Brie (all’Elfo dal 10 al 22 Febbraio), Emilia di Tolcachir (al Piccolo dal 9 al 19 Aprile), ancora Ronconi con Le donne gelose (al Piccolo dal 26 Maggio al 14 Giugno) e infine Il signor Puntilia e il suo servo Matti all’Elfo per la stagione 2015/2016.
Fuori Milano. Per non limitarci al panorama milanese, segnaliamo come spettacoli più interessanti andati in scena nel 2014 Peter Brook e Marie-Hélène Estienne con The valley of astonishement (da Risvegli di Sacks) al Teatro Cucinelli di Solomeo, Virgilio brucia di Anagoor al Festival delle Colline Torinesi, Furia Avicola di Raphael Spregelburd e Manuela Cherubini al CSS di Udine. Incuriosisce poi il contestato Natale in casa Cupiello di Latella al Teatro Argentina di Roma. Tra le promesse fuori Milano è immancabile l’appuntamento con Der Park diretto da Peter Stein (al Teatro Argentina di Roma dal 4 al 31 Maggio 2015) e Letter to a Man di Mikhail Baryshnikov e Bob Wilson che potremo vedere anche noi in qualche festival internazionale.
Musical. Auspichiamo un livello più alto dei musical rispetto a quelli presentati ultimamente a Milano. Importante la prima italiana di Billy Elliot (al Teatro Sistina di Roma dal 5 al 17 Maggio), mentre a Milano rimangono alcune riprese di spettacoli ben collaudati come Grease (dal 28 Marzo al 3 Maggio) e Mamma Mia! (dal 24 Novembre al 6 Dicembre).
Ringraziamo Giulia Calligaro per uno stimolo che ci ha inviato e che riportiamo qui sotto. Un uomo di teatro dovrebbe considerare queste parole ogni volta che comincia qualcosa di nuovo: è pensato per la scrittura, ma va benissimo per qualsiasi espressione artistica.
“Ho scoperto che la disciplina più difficile nella scrittura è cercare di partecipare al gioco senza lasciarsi sopraffare dall’insicurezza, dalla vanità e dall’egocentrismo. Mostrare al lettore che si è brillanti, spiritosi, pieni di talento e così via, cercare di piacere, sono cose che, anche lasciando da parte la questione dell’onestà, non hanno abbastanza calorie motivazionali per sostenere uno scrittore molto a lungo. Devi disciplinarti e imparare a dar voce solo alla parte di te che ama le cose che scrivi, che ama il testo a cui stai lavorando. Che ama e basta, forse.”
(David Foster Wallace)
Si ringraziano per la partecipazione Alberto Bentoglio, Ferdinando Bruni, Giulia Calligaro, Claudia Cannella, Felice Cappa, Sara Chiappori, Roberto Cicutto, Angelo Di Genio, Bruno Fornasari, Piero Gelli, Piero Maccarinelli, Renato Palazzi, Daniela Zacconi.