Dentro la scuola che cambia: in meglio o in peggio? Partiamo da una delle novità più contestate, ovvero il ruolo dato ai presidi
Gran fermento in questo inizio di scuola, gran fervore, grande confusione e qualche tensione.
Ci piaccia o no, giusta o sbagliata, la virata c’è e se andrà a regime, l’insegnamento non sarà più come prima; non le finalità, non il modello valutativo, non il metodo, non l’organizzazione del lavoro, non la figura del preside, che già da un po’, esattamente dal 2001, non si chiama più così, ma dirigente scolastico.
Nella scuola dell’autonomia il ruolo dei dirigenti risulta sensibilmente rafforzato e in futuro la Buona Scuola vuole che siano loro a valutare gli insegnanti, ovviamente con l’ausilio dei rappresentanti dei genitori, degli studenti e degli insegnanti stessi.
E saranno sempre loro a reclutare dagli albi regionali i docenti necessari ad incrementare i progetti messi in campo dal Piano dell’offerta formativa. Ancora : dovranno procacciarsi i fondi da enti locali che ne hanno sempre meno e dalla Comunità Europea.
Silvana Suaria, lunghi anni di insegnamento e vicariato alll’Istituto Magistrale ‘E.da Rotterdam’ di Sesto San Giovanni , dirige l’Istituto Comprensivo ‘E.Montale’ di Cologno Monzese: significa tre scuole primarie (ex elementari, due scuole dell’infanzia (3-5 anni) e la Scuola media per un totale di 1100 ragazzi. Il suo ufficio è nella scuola media, ma va spesso avanti e indietro nelle altre scuole che hanno indirizzi diversi.
Mi accompagna per una visita guidata nel bell’edificio che ospita le aule, i laboratori, la biblioteca, la magnifica palestra e il grande spazio verde intorno. Nulla da eccepire, pure le pareti sono tinteggiate di fresco. In segreteria, tra il personale, percepisco un clima di grande collaborazione, anche se qualcuno fa notare che il volontariato occupa una discreta quota di tempo.
Il tasto è dolente, viene evocato ma non enfatizzato. D’altra parte la preside ( a me piace ancora questo termine di ascendenza romana) , passa a scuola mediamente otto-nove ore.
Ciò che più mi interessa conoscere è l’atteggiamento del collegio docenti. Sto raccogliendo in giro malumori e scontento, ma di fronte alle novità sono in parte da mettere in conto, specie tra gli over cinquanta e oltre. A questo proposito l’argomento più frequente riguarda come fare per andare in pensione prima possibile anche a costo di una decurtazione.
«Ma gli insegnanti come reagiscono?» le chiedo. «Senza gioco di squadra non si va da nessun parte » è la sua risposta. Lei ha puntato tutto sul coinvolgimento e per ora funziona, se non per tutti, per molti.
Ha già steso il cosiddetto ‘Atto d’indirizzo del Dirigente Scolastico’ da sottoporre a tutte le componenti della scuola; si tratta delle linee guida per preparare il Piano triennale dell’offerta formativa. Capisco dal suo racconto che la cadenza triennale è molto importante per vari motivi: per verificare se il progetto ha funzionato e quindi se sono stati raggiunti gli obbiettivi, se i docenti hanno lavorato allo stesso livello o se c’è chi si è impegnato di più e con più competenza, se ha funzionato il Dirigente Scolastico il quale a sua volta dovrà essere valutato.
Non c’è dubbio, la filosofia aziendale si sta facendo spazio a pieno titolo nella scuola.
La mia convinzione l’ho già espressa qui e resta la stessa: se non si passa dall’imitazione del mondo aziendale alla fase pedagogica e culturale avendo come fine un’istruzione educativa, stiamo sbagliando strada. E qualche preside, mi consta, sta sbagliando strada, salvo manovre correttive durante il percorso.
Agli sceriffi con la stella preferisco insomma quelli senza stella. Come Silvana.
Immagine di copertina di Clement127