Il divo nei panni di un Don Giovanni ridarolo e superficialmente libertino che finisce tra fiamme di tipo hollywoodiano. Con lui bravo Nando Paone come Sganarello
La prima al Teatro Nuovo non è per i pavidi di cuore. Lo show inizia all’esterno molto prima dell’apertura del sipario in mezzo a una folla accalcata che a forza di borsettate e sguardi di ghiaccio, sapientemente truccati, cerca di farsi spazio. Finita l’adrenalina, rientrato l’allarme, seduti a teatro il pubblico ritrova conoscenze e compagni di serate milanesi.
Le fan più accanite si sono guadagnate con largo anticipo i posti migliori e con eleganza, lo fanno sapere alle amiche confinate nei settori laterali. C’è anche qualche collega attore del regista e tutti insieme si aspetta trepidanti l’ingresso di Don Giovanni, saluto immediatamente con applausi scroscianti.
Lo spettacolo prodotto, diretto e interpretato da Alessandro Preziosi è esteticamente molto ricercato: il lavoro sull’immagine è svolto con cura filologica. Si cade solo a volte in cambi di scenografia maestosamente didascalici. Ma questo Don Giovanni non pare abbia molto altro da dire.
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La bravura di Preziosi e Nando Paone, che interpreta Sganarello, non è in discussione: insieme molto complici, reggono bene il testo barocco per entrambi gli atti, il primo più leggero, il secondo tenebroso, nettamente migliore, inettuttabilmente proteso alla tragedia. Ma non basta a far arrivare ironia o turbamento nello spettatore.
Del nobile libertino purtroppo solo per i primi minuti vengono indagate molte sfumature: l’atteggiamento adolescenziale, la componente femminile ed effemminata del suo radicale narcisismo, il nichilismo e la blasfemia. Poco dopo però l’attore preferisce facili espedienti per far ridere e tutto diventa poco incisivo, persino superficiale, tanto da culminare, nell’ultima scena della punizione di Don Giovanni, nell’effetto speciale para-hollywoodiano che porta all’inferno il protagonista con fiamme – finte e minacciose – videoproiettate.
La produzione ha i mezzi, gli attori – quasi tutti – hanno le potenzialità, il pubblico è generoso e in forze: non ci si aspetta certo uno spettacolo di ricerca estrema, ma che ci sia pensiero sì. Che riempia e sorregga la forma, il pensiero dietro lo spettacolo, quello si pretende.
Don Giovanni, regia di Alessandro Preziosi, al Teatro Nuovo fino al 15 febbraio