Oggi e domani a Milano si vota per le primarie del centrosinistra: a noi elettrici ed elettori il compito di scegliere (anche di non scegliere) senza devastare la nostra vita…
Febbraio, andiamo. È tempo di votare. Oggi e, soprattutto domani, tempo di primarie del centrosinistra a Milano (da seguire ovviamente qui, diretta di Radio popolare).
Serve, dopo mesi per noi povere e poveri cittadini defatiganti, un breve manuale per la sopravvivenza a questa giornata e per l’uso consapevole ad uno strumento che è sicuramente da maneggiare con cura. Ne potrebbe, dovete saperlo, derivare pesante nocumento alla vostra vita di relazione in famiglia, nella cerchia amicale, in città. Ecco dunque una snella lista di avvisi ai votanti.
Se avete deciso di andare a votare:
Sono primarie e non crociate, sono un’opportunità e non una guerra di religione: meglio non mostrificare troppo e lanciare anatemi sugli avversari, meglio non mostrarsi persino più realisti del vostro re o regina che sia (che un po’ se le sono date, ma alla fine neanche tanto), meglio non sacrificare sull’altare dello schieramento i vostri affetti più cari (avvertenza che vale soprattutto per gli addicted dei social). Dall’ 8 febbraio andrà in scena uno spettacolo differente, con i protagonisti di oggi diversamente collocati: i più cattivi dicono che si assisterà a salti mortali doppi e tripli, i più buoni che questo è il sale della democrazia e che, alla fine, l’importante è stare dalla stessa parte e vincere le elezioni. Voi potreste serenamente attestarvi sulla lezione dell’immortale Rossella, sostituendo semplicemente Milano con Tara:
Se avete scelto di non votare:
Se siete già sul Maloja o a Zoagli, se avete scelto consapevolmente di assistere all’esumazione della zia che, vedi mai, si tiene a trecento chilometri da Milano, se insomma vi siete tolti il pensiero dandovi alla macchia, sappiate che dovrete giustificare questa scelta e che, evidentemente, la neve, il mare e l’esumazione potrebbero inficiare irrimediabilmente la vostra immagine di cittadina/o che ha a cuore le sorti della città e partecipa consapevolmente alle scelte per la futura amministrazione. Oltre alle più note giustificazioni (non mi è piaciuto nulla compresi i candidati, nessuno mi ha convinto del tutto, sono primarie interne al Pd e non voto Pd, sono delusa/o, distante, ma attenzione che tra qui e il qualunquismo e l’antipolitica è un attimo) la cultura vi può soccorrere. Noi, con Paola Rizzi, l’abbiamo fatto per voi. Escluso che possiate leggere in mezza giornata le 160 pagine firmate da David van Reybrouck ma farete un figurone trincerandovi, in salotto con gli amici, dietro il suo argomentare in Contro le elezioni. Perchè votare non è più democratico il cui succo è che, alla fine, quella scheda non è proprio sinonimo di libera scelta e che, udite udite, l’unico metodo che veramente risponde alla nostra richiesta di una scelta democratica è il …sorteggio. (Guardate che van ReyBrouck è uno serio, che si occupa come solo i belgi sanno fare di nuovi metodi di partecipazione politica, mica un frescone…)
Se siete (ancora) indecisi:
Come sopra: il metodo del sorteggio, o lancio della monetina, è peraltro assolutamente valido per il vasto numero di chi non sa che pesci pigliare e che però proprio non ce la fa a non deporre la scheda nell’urna. E, se un po’ vi vergognate di non avere ancora un’opinione, sappiate anche che c’è una altissima tradizione di indecisi a tenervi compagnia.
Se infine siete un/una candidata alle primarie:
Se siete uno dei quattro competitor (in ordine alfabetico Balzani, Iannetta, Majorino, Sala) che, a questo punto, non ce la fa più a rispondere alla domanda se metterà o meno il filtro C15D di produzione tedesca ma ancora sperimentale sui mezzi della linea di autobus Cologno-Cinisello o se ha pensato di prevedere spazi appositi per nudisti buddisti nelle piscine comunali (quesiti che, più o meno letteralmente, vi hanno effettivamente rivolto in questa campagna) lo schema applicabile praticamente a ogni risposta è il seguente:
“È un’ottima domanda Carl. Grazie di avermelo chiesto. È la prima cosa cui penso quando mi sveglio al mattino ed è l’ultima cosa cui penso quando vado a dormire. Cosa vuol dire più lavoro in North Carolina? Un North Carolina forte. E un North Carolina forte vuol dire un’America forte. E questo, miei cari amici, è quello che faremo noi“. (da Il Candidato a sorpresa)
E insomma, e alla fine buone primarie a tutti: vedrete, sopravviveremo.
Immagine di copertina di Marco Freddi