E anche gli odori (e persino le puzze). Nei giorni dei Magi che portano al bambinello oro, incenso e mirra ovvero profumi (l’oro era forse curcuma) piacevole leggere la Storia personale e universale del profumo firmata da Aldo Nove
Aldo Nove scrive All’inizio era il profumo. Storia personale, e universale, dei profumi il suo romanzo di formazione olfattiva intrecciando la sua autobiografia con quella del mondo. Un capitolo ciascuno.
Il profumo era all’inizio della nostra vita, con l’odore del sangue, della carne, dell’aria ed era insieme l’inizio della storia universale, ancora con l’odore del sangue delle prede, del fuoco, degli incensi.
E in questi giorni il piccolo Gesù è avvolto negli aromi preziosi e penetranti dell’incenso e della mirra che sentiamo tutti – fedeli e non – fin nella più sperduto paesino del mondo, fin nella metropoli più frenetica e consumista.
Dell’odore della stalla, che sicuramente c’era e comunque è rappresentata in tutte le iconografie della Nativita’, la tradizione non parla e nei nostri riti non resta traccia.
Arrivano dal profumato Oriente i Re Magi a onorare la nascita del Bambinello Divino e recano ciascuno un dono: oro, incenso e mirra. Secondo una delle prime tradizioni esoteriche, l’oro non era altro che curcuma, la polvere dorata che dona aroma celeste a qualsiasi vivanda.
Entrare in questo mondo da profani non è così immediato.
Assistere alla presentazione del libro All’inizio ero il profumo ha aiutato in qualche modo ad avvicinarsi. Innanzitutto è stato scelto un luogo magico: la Villa Necchi Campigli nel cuore di Milano, che è la bellissima residenza modernista progettata dall’architetto Portaluppi e immersa in un parco secolare; per entrare nel padiglione delle conferenze lo si attraversa e ci si dimentica del rumore e della puzza della città.
Poi al tavolo, oltre ad Aldo Nove c’era il naso di Atelier Fragranze Milano Luca Maffei, la blogger di Bergamotto e Benzoino Marina Vecchiattini, la giornalista Giovanna Zucconi e un industiale produttore-ricercatore di profumi; tra il pubblico uno spiritosissimo Michele Serra, ma soprattutto tantissimi appassionati, cultori e operatori del campo.Tutti contenti di essere lì e tutti visibilmente appassionati.
Il clima si è scaldato ed è diventato più coinvolgente, quando il naso Luca Maffei si è messo ad impregnare dei cartoncini con essenze, a distribuirli chiedendoci di riconoscerle e associarle a qualcosa che ci veniva dalla nostra memoria. Gli esperti dicevano la loro, si discuteva, si rideva, si risvegliava l’olfatto.
Aldo Nove ci ha sedotto col racconto della sua iniziazione mistica al profumo. Avrà avuto sei anni, non voleva fare i compiti e giocava nei boschi col suo cagnone, un San Bernardo puzzolente anche perché aveva appena smesso di piovere.
‘Poi, alla fine, arrivai in cima.Era come essere in paradiso. Un profumo fortissimo mi sommerse mentre il sole prepotente soffiava via le nuvole facendo assumere loro forme più buffe di un meraviglioso cartone animato atmosferico.Ovunque, narcisi. Un’immensa distesa di narcisi bianchi e l’azzurro del cielo… Un oceano bianco e profumato.Tutto per me’.
C’è sempre stato qualcosa di magico associato al profumo e tutte le filosofie, le religioni se ne sono occupate. Attiene alla sfera del sacro e al suo opposto, al diabolico, o, meno drammaticamente, al mondano, o, più semplicemente, al frivolo.
Angeli e demoni, sante e prostitute hanno sempre lasciato una scia di profumo e distinguere tra etico ed estetico non è così immediato, fa parte sia dell’estasi che della tentazione.Per esempio, lo zibetto, uno dei componenti più comuni dei profumi, da solo è acre, violento, sembra più una puzza. Si tratta di una secrezione prodotta da ghiandole che si trovano attorno all’ano dello zibetto appunto, ed è il migliore dei fissanti, serve cioè a fissare la persistenza degli altri aromi.
Altra componente fondamentale è il muschio. Non si tratta del soffice velluto erboso che cresce nel sottobosco umido, è invece il liquido seminale contenuto in due piccole sacche pelose sulla pancia di un piccolo cervo di origine orientale.Oggi queste preziose essenze sono prodotte chimicamente, e, secondo Nove, è una fortuna per la sopravvivenza degli animaletti, come peraltro delle rose: pensate se tutti i profumi, le creme alla rosa in giro per il mondo fossero ancora prodotti con i suoi petali; non ne sarebbe rimasta una.
Torniamo al piccolo Aldo, che conosceva i profumi, perché la mamma veniva da un paesino della Sardegna pervaso dal forte aroma della macchia mediterranea, dal mirto, dall’elicriso, dal ginepro, e insieme quello delle pecore, dei maiali.
Poi si erano trasferiti a Viggiù, un paesino del varesotto, sempre campagna, ma certo meno selvaggia, più addomesticata. I genitori avevano aperto un’edicola, di quelle come c’erano una volta che vendevano di tutto, anche i profumi, e la mamma aveva studiato da estetista, così se ne intendeva e il piccolo Aldo annusava e annusava.
Siamo alla fine degli anni settanta, l’industrializzazione avanza, invade e cancella tutto. Il benessere è legato a comprarsi cose nuove, al mastello di legno, alla ciotola si sostituiscono quelli di plastica; gli odori di casa, dalla cucina al bagno, diventano puzze da nascondere, si coprono con aromi sintetici, di pino, di fragola.
Il gusto deve corrisponde alla media, deve cioè piacere a tutti, perdere qualsiasi identità. La stessa regola è anche per i profumi di lusso, lo stesso per i vini. Devono assomigliarsi tutti. Un altro aspetto della globalizzazione.
‘Nel paese in cui poi i miei nonni sono andati a vivere, generando i miei genitori e poi me, era molto moderno nascondere gli odori. Quasi ci si vergognasse di aver subito quel passato povero. Così arrivarono i bagni, e i profumi per la casa e per il corpo. I deodoranti che rappresentavano l’odore senza odori o intuitivamente profumato di televisione’.
Immagine di copertina di Florito