Settima edizione per Prova a sollevarti dal suolo, il Festival dedicato a un pubblico di detenuti – e non solo – tra lo spazio IN Opera Liquida, Riviera Est dell’Idroscalo e lo Stabile in Opera, il teatro del carcere Opera, a Milano
FOTO IN COPERTINA DI GIULIA GATTERI
Mentre siete ancora in attesa di riprendere in mano il paltò e lanciarvi a tutto sprint nella nuova, imminente stagione dei teatri, emerge – o meglio, ritorna – la settima edizione del Festival Prova a sollevarti dal suolo, organizzato tra lo spazio IN Opera Liquida al Parco Idroscalo ingresso Riviera Est e il Teatro del carcere Opera di Milano. E dedicato a un pubblico “misto”, di civili e detenuti.
Come da comunicato di Opera Liquida,
La nostra narrazione si concentra sulla diversità, sulle migrazioni., sulla comunità. La nostra nuova produzione, Disequilibri circensi, parla proprio di questo. Delle migrazioni e delle distanze. In un momento storico particolare abbiamo allora sentito il bisogno di raccontare molte storie diverse, di sentirsi parte della società civile, di porre l’accento sull’inclusione.
Attuali i contenuti e di conseguenza – o forse, al contrario – gli spettacoli presentati. I bordi, le periferie, le distanze: temi che sono al centro di alcuni dei testi presentati, incluso il citato Disequilibri Circensi, della compagnia Opera Liquida, diretto da Ivana Trettel e ispirato agli scritti dei detenuti, che appaiono anche in scena: le migrazioni, quelle sentimentali e “reali”, vengono ambientate all’interno di un circo.
E, in parallelo, il Festival presenta anche altri grandi nomi (soprattutto femminili): dall’Arianna Scommegna che diretta da Gabriele Vacis porta in scena il monologo La Molli – divertimento alle spalle di Joyce (ispirato all’Ulisse, ma filtrato in salsa meneghina e contemporanea) alla Francesca Puglisi di Ccà nisciuno è fisso, dal testo di Alessandra Faiella, un altro pezzo a una voce dedicato ai grandi temi della modernità: il precariato e la solitudine, passando per Rossella Raimondi e il suo Medea delle case popolari ha perso il centro(video).
E se CFM Storytelling lavora sui concetti di migrazione e accoglienza attraverso gli orditi narrativi elaborati da Bianca Borriello, Rossana Cavallari e Stefano d’Andrea, la simpatica – ma soprattutto incisiva – Rita Peluso grida la rabbia indiscreta e auto-ironica in Urlando furiosa. Ancora: O.Z. storia di un’emigrazione (di Giacomo Ferraù, compagnia Eco di Fondo) rilegge il fenomeno dei migranti con il filtro della fiaba – il racconto è quello di una bambina viziata alle prese con una dimensione scomoda e complessa.
Con Carta Canta – Parole in musica per una nuova cittadinanza, l’attore e autore argentino Manuel Ferreira esalta con Massimo Latronico (musicista e ispiratore dell’Orchestra multietnica di Via Padova) un para-universo legittimo e mai troppo ascoltato fatto di «diritti e cittadinanza».
Se siete interessati, il programma completo è disponibile sul sito ufficiale di Opera Liquida. In un periodo storico in cui l’apertura diventa censura sociale, paura e angoscia, Opera Liquida propone un’esperienza che – al di là della retorica – sfrutta la dimensione, a oggi, più interessante della proposizione drammaturgica: quella inclusiva.