I Sex Pistols e Vivienne Westwood, i Siouxsie and the Bashees, Billy Idol, i Clash: i protagonisti del punk britannico nelle immagini dei fotografi che ne immortalarono le gesta
I suoi scatti, insieme a quelli di John Tiberi, Simon Barker, detto Six, Dennis Morris, Ray Stevenson, Karen Knorr, Olivier Richon e ai disegni e collage di Jamie Reid, sono in mostra alla Galleria Carla Sozzani. Tutti loro hanno contribuito a tramandare fino a noi l’immagine del punk, che festeggia oggi quarant’anni.
Il ricordo migliore di quegli anni era «il senso di libertà. Niente era prevedibile e la giovinezza ci permetteva di esplorare, evolvere, sperimentare», mi racconta Sheila Rock, allora giovanissima, in uno scambio di email. Io leggendo ripenso alla mia adolescenza borghese, in cui tappezzavo la mia camera di poster, strimpellavo Should I stay or should I go – massimo livello di difficoltà a me accessibile – e andavo in giro con le t-shirt extralarge con i faccioni dei Sex Pistols, dei Ramones e del Clash, credendomi ribelle e libera perché ascoltavo quella musica e rispondevo male ai miei genitori. In realtà, ero completamente lontana dai messaggi di quella generazione cui non sono appartenuta.
E pensare che negli anni ’70 c’era un collegamento ben più nobile delle mie magliette oversize tra Sex Pistols e tessuto. Mentre quei quattro scanzonati, messi insieme da Malcolm Mc Laren e dalla sua compagna per 13 anni Vivienne Westwood, attorno al negozio di vestiti SEX – che cambiò nome ben più di una volta – gridavano coperti di borchie e di strappi all’Anarchia e contro la regina, Jamie Reid ne curava l’immagine grafica e copriva quella stessa regina di spille da balia, ritagli, scarabocchi, rinnovandone l’immagine e smontando l’icona del massimo sistema. La versione vincente, quella coperta su occhi e bocca da titolo e autori dell’album, diventa la copertina di Good Save the Queen, che venderà 25mila copie (una delle quali è anche nella mia raccolta).
Tra le più belle immagini in mostra c’è quella di John Lydon, nome d’arte Johnny Rotten, avvolto in un cappotto rosso. L’ha scattata ancora Sheila. «Le mie fotografie sono il documento di un tempo. Ho avuto la fortuna di trovarmi sulla King’s Road e ho incontrato alcuni dei primi eroi del movimento punk. Don Letts (che nel 1975 gestiva su quella via il negozio Acme Attractions) mi ha presentato a tutte le persone importanti. Era un ambiente piccolo, in ogni caso. Eravamo terribilmente giovani. Se abbiamo fatto gruppo è perché abbiamo condiviso un bisogno interiore di esplorare le nostre passioni».
Sheila si è sempre sentita «come se fossi stata benedetta, trovandomi nel posto giusto al momento giusto per quasi tutta la mia vita. Penso sia uno dei lati positivi di vivere una vita creativa. Non è mai “beige” o routinaria. Sempre piena di sorprese». Né lei né i suoi colleghi avrebbero mai potuto immaginare che quel movimento artistico e culturale «avrebbe costituito un periodo importante nella storia britannica. L’impatto è stato enorme, ma quando sei sull’onda non puoi renderti conto della sua forma o della sua forza».
Chissà se Billy Idol, mentre ascoltava i concerti dei Sex Pistols di cui era un fan accanito, immaginava quanto anche lui sarebbe diventato famoso. Ray Stevenson lo ha immortalato a Wembley nel 1978: ancora non aveva intrapreso la carriera da solista. Eccolo insieme ai Generation X, il suo gruppo, mentre si esibiscono al Marquee Club di Londra.
Anche il giovane Billy faceva parte del Bromley Contingent, un gruppo di ragazzi che seguiva i Sex Pistols a tutti i loro concerti. La sua carriera musicale cominciò così, come chitarrista, per un servizio televisivo sui loro seguaci. I Generation X poi nacquero insieme a Bob Andrews e Mark Laff e si sciolsero nel 1981.
Del Contingent, che prendeva il nome da Bromley, una regione del Kent, e fu inventato dalla giornalista Caroline Coon, facevano parte anche Siouxsie Sioux, Jordan Rooke, Debbie Juvinile, Soo Catwoman e Adam Ant.
Siouxsie era la frontwoman del gruppo Siouxsie and the Bashees, formato nel 1976 insieme a Steven Severin. Si esibirono per la prima volta al “100 Club” Punk Festival e per l’occasione assoldarono due musicisti, Marco Pirroni alla chitarra e John Simon Ritchie (alias Sid Vicious) alla batteria. Il successo arrivò in fretta e così l’album di debutto, The Scream, pubblicato a novembre 1978. The Lords Prayer è la canzone che i Banshees avevano suonato nel loro primo concerto, improvvisando, e che viene poi registrata nel secondo album del 1979, Join Hands.
Molto spesso in tour in giro per l’Inghilterra con Siouxsie c’erano anche gli Adam and the Ants, appartenenti alla stessa cricca, ma che ebbero vita molto più breve: formatisi nel ’77, si sciolsero nell’82. Era frequente in quell’ambiente il continuo turn over di musicisti – Marco Pirroni suonò in entrambi i gruppi – e anche le formazioni erano molto liquide. Il loro primo singolo si intitolava Young Parisians.
In questo magma, il genere musicale prendeva costanti derive, ma a rimanere comunque era la voglia di sperimentare, musicalmente e a livello di look. L’estetica punk era qualcosa di «provocatorio, conflittuale, creativo ed eccitante», un tipo di linguaggio per Sheila Rock, che non aveva nulla di sbagliato. Gli Stati Uniti avevano il proprio stile e la propria musica punk: «nacque e si sviluppò a NYC dai Velvet Underground e l’ambiente della Factory: si trattava della classe media e delle scuole d’arte. Il punk inglese era molto più politico e visivamente stimolante: gli inglesi sono molto originali e creativi. Il punk veniva fuori da una situazione economica disastrosa e i giovani hanno abbracciato questa visione anarchica». È un’avventura di stile, trucco, vestiti fatti in casa, nata in reazione agli hippies e a gruppi come i Pink Floyd, continua Rock.
I ragazzi Bromley Contingent, in mostra nella loro vita pubblica e privata tra i 90 scatti alla Sozzani, erano soliti mettersi nei guai. Nel giugno del ’77, in occasione del compleanno della Regina Elisabetta II, McLaren noleggiò una barca per Sex Pistols e fan e navigò sul Tamigi. La polizia li costrinse a ormeggiare e arrestò o ferì molti dei partecipanti alla “regata”. Debbie Juvenile e Tracie O’ Keefe, che lavoravano da SEX, furono arrestati per ostruzione e assalto nei confronti di un ufficiale di polizia. La prima fu prosciolta, mentre O’ Keefe, assolto poi in appello, restò in prigione per un mese. Morì prematuramente nel 1978. Ma non era soltanto ribellione per il gusto di ribellarsi. C’era moltissima politica in quei testi, non solo distruttiva, ma anche costruttiva, come nel primo album The Clash, dell’omonimo gruppo, del 1977.
Galleria Carla Sozzani, Punk in Britain (11 giugno – 28 agosto 2016)
Immagine di copertina: Simon Barker, Jordan e Siouxsie al St. James Hotel, 1977 / Jordan and Siouxsie at St. James Hotel, 1977