“Puoi baciare lo sposo” di Alessandro Genovesi, tratto da un musical di successo a Broadway, declina in chiave comica, troppo folkloristica e nostrana, i temi dei diritti civili e dell’identità sessuale. Paolo (Salvatore Esposito, il Genny di “Gomorra” in tv) vive felice a Berlino con Antonio, lo ama e lo vuole sposare. Ma c’è qualche problema: le nozze in Italia e le famiglie non proprio entusiaste
Colorado Film torna sul grande schermo dopo Classe Z (2017) con la commedia Puoi baciare lo sposo, diretta da Alessandro Genovesi, già regista di molti film della casa di produzione romana come La peggiore settimana della mia vita, 2011, o Ma che bella sorpresa!, 2015. Pellicola liberamente ispirata al musical teatrale My Big Gay Italian Wedding di Anthony J. Wilkinson, che ha debuttato a Broadway nel 2003, ben accolto da pubblico e critica.
Antonio (Cristiano Caccamo) e Paolo (Salvatore Esposito, volto inconfondibile della tv, è il Genny Savastano di Gomorra) sono giovani, belli e innamorati. Vivono a Berlino, una città in cui non ci si deve nascondere per il proprio orientamento sessuale e dove le aspettative dei genitori non si sentono: stanno in un appartamento condiviso la cui padrona di casa, Benedetta (Diana Del Bufalo ex conduttrice, guarda caso, di Colorado Cafè), una ricca figliola che non ha bisogno di lavorare per vivere, amante degli animali (vivi) e con una dote canora non trascurabile, è in cerca di una figura paterna/materna.
Antonio, in una dichiarazione d’amore tutta zucchero e flashback visivi della storia con il suo Paolo, gli chiede di sposarlo. La risposta è, ovviamente, un “sì”, e quindi la giovane coppia si prepara per l’organizzazione dell’evento. C’è però qualche piccolo problema: Paolo vuole conoscere i genitori di Antonio, la cui madre insiste perché si sposino in Italia, presente anche la mamma di Paolo e che la cerimonia sia tradizionale, con tanto di wedding planner di fama televisiva, Enzo Miccio. Come se non bastasse, arriva un quarto coinquilino, Donato (Dino Abbrescia), cinquantenne sposato e guidatore di autobus che ha scoperto, negli ultimi tempi, di avere un certo gusto nel vestirsi da donna. La combriccola parte così per un’avventura dai risvolti (im)prevedibili.
La mania italiana degli ultimi anni di riproporre o riadattare, per gli occhi e il gusto del pubblico nostrano, opere teatrali e pellicole straniere è difficile da debellare ma blocca inevitabilmente la creatività di un regista o sceneggiatore. Puoi baciare lo sposo parte da una commedia teatrale di grande successo, che simpaticamente tratta il tema delle unioni civili, e ci aggiunge sfumature folkloristiche – ricordando gli eccessi di Il mio grosso grasso matrimonio greco (2002) – che faranno forse sorridere il pubblico straniero, abituato agli stereotipi sul “matrimonio all’italiana” (ma lasciamo stare la perla del 1964 di Vittorio De Sica!), però risultano, al contrario, ridicole a quello italiano.
Se, come in questo caso, si sa dall’inizio non solo come finirà ma anche come si svolgerà l’intera storia, quello che più infastidisce è la mancanza di una scrittura solida e di una caratterizzazione dei personaggi principali; mentre capiamo bene la personalità del padre di Antonio, Roberto (un Diego Abatantuono che si salva sempre facendo ridere in più di un’occasione), così come quella del povero Donato (un Dino Abbrescia che ricorda amorevolmente il personaggio di John Leguizamo nel bellissimo A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar, 1995), sappiamo poco o nulla sia di Antonio che di Paolo, che però sono il “fulcro” del racconto. Inoltre, il cliché del padre che non accetta l’orientamento sessuale dei figlio al contrario di una madre iperprotettiva che minaccia di divorzio il povero marito se non esegue il suo volere, ha stancato. Sarebbe stato molto più interessante vedere la situazione opposta, ma, evidentemente, non siamo ancora pronti.
La struttura del musical (che Roberto/Diego afferma più volte di non apprezzare, ironizzando sulla derivazione della storia), si intravede a tratti, per esempio è accennata in qualche pezzo cantato da Benedetta, mentre esplode alla fine, in un tripudio di balletto e colore, che dura però troppo poco. Peccato.
Puoi baciare lo sposo, di Alessandro Genovesi, con Cristiano Caccamo, Salvatore Esposito, Diana del Bufalo, Dino Abbrescia, Diego Abatantuono, Monica Guerritore