Quando una piccola vita violenta nasce tra le mura di “Familia”

In Cinema

Il primo punto di forza del film di Francesco Costabile (altra prova convincente dopo l’esordio con “Una femmina”) è il cast: soprattutto la struggente Barbara Ronchi, madre di famiglia vittima di un marito violento e che vuole evitare ai suoi figli un futuro terribile, e il giovane Francesco Gheghi, premiato a Venezia per questa prova. E’ lui Luigi, il più piccolo dei ragazzi, che presto diventa fascista respirando l’aria tossica di casa. Tratto da una storia vera e dall’autobiografia del suo protagonista, sullo schermo il racconto diventa un melò disturbante e claustrofobico ma non privo di speranza

È una storia vera e drammatica, quella che racconta Familia, il nuovo film di Francesco Costabile, opera seconda dopo il pregevole Una femmina. Ma è soprattutto il racconto di una possibile rinascita, una seconda volta a dispetto di ogni pregiudizio. La protagonista sembra inizialmente Licia (una Barbara Ronchi magnifica, struggente), madre di famiglia votata al martirio, tra un marito violento e manipolatorio (Francesco Di Leva) e due figli maschi che non sanno bene – soprattutto il più piccolo – come interpretare quello che vedono e di conseguenza da che parte schierarsi. Una donna pronta a tutto, pur di difendere i suoi figli, ma che non sa capire cosa succede nella testa di un bambino assuefatto alla violenza, quindi incapace di comprendere, riflettere, trovare il proprio posto nel mondo.

E infatti il figlio più piccolo, Luigi (bravissimo Francesco Gheghi, premiato come migliore attore nella sezione Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia), non sa fare altro che ripercorrere i passi del padre, frequentando neofascisti esagitati e sfogando la rabbia che gli esplode dentro in una serie di atti inconsulti, più stupidi che feroci. Come dicevamo, questa è una storia vera e il protagonista, Luigi Celeste, nel 2008 ha ucciso a colpi di pistola suo padre Franco. Condannato a dodici anni di carcere, li ha utilizzati per studiare e ritrovare un equilibrio, rifarsi una vita nuova e migliore. Ma il film di Costabile non ci mostra la rinascita: si ferma prima, al dolore e alla disperazione apparentemente senza via d’uscita. Mette quindi in scena la rabbia, il terrore, lo smarrimento, la tensione che impregna le mura domestiche trasformandole in una gabbia crudele, sprofondata nel buio e nello sgomento.

Il risultato è una sorta di melò claustrofobico e disturbante, capace di disegnare traiettorie contorte, vite strappate e sopraffazioni desolate, raccontando il senso di minaccia che non trova riparo, se non in una violenza che imita, replica, non lascia scampo. Un film che scava nella cronaca senza paura, dando conto di sfumature e contraddizioni, ferite che non si riparano, terrori che diventano veleno e come tali impregnano sogni e incubi. Non sarà sempre così è il titolo dell’autobiografia di Luigi Celeste, edita da Piemme: un desiderio che non sempre si avvera, ma il film di Costabile riesce invece a raccontare proprio la speranza di un cambiamento. A qualunque costo. Nonostante tutto.

Familia, di Francesco Costabile, con Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese, Francesco De Lucia

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