Un appuntamento con Mozart è sempre un appuntamento felice. Questa volta tocca al Quartetto di Cremona somministrarci una dose impegnativa di gioia
Gran successo martedì 19 gennaio presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano: tra applausi e un bis si è concluso il primo dei cinque appuntamenti dedicati all’esecuzione integrale dei Quartetti di Mozart da parte del Quartetto di Cremona. Dopo il successo dell’integrale dei Quartetti di Beethoven nella scorsa stagione, Cristiano Gualco e Paolo Andreoli (violini), Simone Gramaglia (viola) e Giovanni Scaglione (violoncello) hanno deciso di intraprendere un’altra difficile impresa, quella dell’esecuzione in ordine cronologico dei quartetti di Mozart, all’interno della stagione 2015/2016 della Società del Quartetto.
Nella storia dei quartetti per archi il nome di Mozart non è sicuramente paragonabile a quelli di Haydn o Beethoven; con loro, però, egli contribuisce a rendere il quartetto la quinta essenza della musica da camera. Una musica nobile, aristocratica, né scenografica o spettacolare, bensì raccolta e intima. Inoltre la composizione di quartetti accompagna Mozart in tutto il suo percorso artistico e l’esecuzione di questi in ordine cronologico consente di toccare con mano l’evoluzione musicale del compositore, dai tredici anni sino all’età più matura. In tutto Mozart ne scrive ventitré, una produzione piuttosto cospicua.
Impresa difficile, si diceva, anche perché di questo percorso conosciamo gli esiti; bravi quindi i componenti del Quartetto Cremona a non farsi influenzare dalla consapevolezza dei traguardi mozartiani successivi in questa prima serata, dedicata ai quartetti giovanili, quelli milanesi, composti negli anni dei viaggi appunto a Milano alla ricerca di commissioni e contatti (sono gli anni del Lucio Silla). Ad aprire la serata il primo lavoro per quattro archi di Mozart, il K80 (nel video). Questo è un esperimento isolato, composto in una locanda di Lodi da un Mozart allora tredicenne, durante il viaggio da Milano a Bologna nel 1770. Più tardi, nel 1773, a Salisburgo, aggiungerà un movimento. Mozart prende come modello, per questo lavoro, i quartetti che si scrivevano in Italia e che avevano in Boccherini uno dei principali rappresentanti.
In questo, come nei successivi sei brani, il Quartetto Cremona si è concentrato particolarmente sulla profondità del suono. Profondità che è necessaria soprattutto nell’approccio dei tempi lenti, forse quelli più riusciti, di particolare lirismo. Colpisce poi l’omogeneità timbrica che i quattro riescono a raggiungere in un perfetto equilibrio di parti. Difatti nella trama musicale, che via via si fa più ricca e viva rispetto al K80, tutti gli strumenti partecipano con ugual importanza, utilizzando registri espressivi molteplici e forme variegate.
Non è la prima volta che in Italia ci si cimenta nell’esecuzione integrale dei quartetti mozartiani (anche se la loro intera realizzazione è piuttosto recente) ma è la prima volta nel capoluogo lombardo; inoltre dopo anni di egemonia straniera per quello che riguarda il repertorio quartettistico, il Quartetto di Cremona ha finalmente riportato in auge il nome e il prestigio della “scuola” italiana: prima con l’esecuzione e l’incisione dell’Integrale dei quartetti di Beethoven, poi con l’integrale dei Quartetti di Fabio Vacchi e con l’incisione di un disco dedicato ai compositori italiani dal titolo Italian Journey.
Dopo questa prima turnata il Quartetto Cremona ha davanti a sé ancora quattro appuntamenti, con l’esecuzione dei quartetti viennesi e quelli dedicati ad Haydn. Si estenderà il formato, appariranno le tonalità minori (re minore, tonalità utilizzata nel Requiem, dai risvolti psicologici molto forti), ci saranno novità nella forma e un uso più vasto e consapevole del contrappunto. A quanto pare, soprattutto ai quartetti dedicati ad Haydn, Mozart lavorò parecchio, rifinendoli e correggendoli per tre anni – immagine ben lontana dal Mozart eterno fanciullo, scapestrato e irriverente, che compone per scienza infusa dal cielo.
Se il Quartetto Cremona continua con l’energia, la consapevolezza e l’accuratezza dimostrate in questa prima serata si andrà incontro ad un ciclo sicuramente interessantissimo e da scoprire passo per volta, insieme ai musicisti e a Mozart stesso.