Il ventenne David, allegro ragazzo parigino, perde in seguito a un atto terroristico la sorella, e da lei “eredita” una bambina di sette anni, con la quale vivere e imparare a diventare adulto. “Quel giorno d’estate” di Mikhael Hers, passato all’ultima Mostra di Venezia, celebra con silenziosa commozione la capacità di recupero umane. Ben recitato, dallo stile classico, difetta un po’ in sottigliezza psicologica
Dramma familiare con una tragedia sconvolgente nel cuore, Quel giorno d’estate è una celebrazione silenziosamente commovente della capacità di recupero umana, diretta e co-sceneggiata dal 44enne regista parigino Mikhael Hers, al suo secondo lungometraggio. Proiettato in anteprima alla 75a Mostra del Cinema di Venezia, ha come punto di partenza la devastazione e la perdita causate dai recenti attentati in Francia, a Parigi, Nizza e altrove. È un film calmo, che consapevolmente rifiuta di sottoscrivere la rabbia politica e la repulsione che ci si aspetterebbe da un film sulle vittime del terrorismo.
Il titolo originale, Amanda, fa riferimento a una bambina di sette anni, interpretata da Isaure Multrier, che viene cresciuta a Parigi dalla madre single/insegnante Sandrine (Ophélia Kolb). A volte Sandrine ha bisogno di aiuto e qui il fratello ventenne David (Vincent Lacoste) fa la sua parte: va a prendere Amanda a scuola e bada a lei un paio di giorni alla settimana. Sandrine offre a David la possibilità di andare a Londra al torneo di tennis di Wimbledon, dove spera segretamente di progettare una riconciliazione con la loro, ormai estranea, madre inglese Alison (Greta Scacchi). Con cortesia ma fermamente, David rifiuta il ricongiungimento familiare: dopo 20 anni senza alcun contatto materno, crede che quella possibilità sia svanita, e da molto tempo.
Nel frattempo, il leggero flirt di David con la sua nuova vicina Lena (Stacy Martin) inizia a sbocciare in una storia d’amore. La vita è dolce, ma non può durare. Dopo un giro in bicicletta in un giardino, l’esistenza leggera di David improvvisamente prende una svolta da incubo. Arriva al parco poco dopo un massacro di terroristi: i prati verdi intrisi di sangue, la vista disseminata di cadaveri. Sandrine è stata uccisa, mentre Lena, ferita, è ancora viva. Parigi entra in modalità blocco: le sono strade deserte e la polizia armata è dappertutto. Dopo l’attacco, il giovane è di colpo costretto ad assumersi responsabilità da adulto, iniziando dal terribile dovere di dire ad Amanda che la sua mamma non tornerà mai più a casa. Sceglierà di chiedere la tutela legale della nipote, provando così a creare una vita insieme a lei. E poco dopo Lena si ritira nella sua casa di famiglia, nel sud della Francia, chiudendo il sipario sulla sua relazione con David.
Nonostante gli eventi sanguinosi che racconta, Quel giorno d’estate si compone per lo più di osservazioni intime. Hers ha dichiarato la sua intenzione di “depressurizzare la cabina” con il suo racconto, mettendo in evidenza le storie umane dietro gli attacchi che hanno scosso la sua città negli ultimi anni. Non vuole rimuginare sul contesto politico o le cause profonde del terrorismo, piuttosto sulle sue scosse di assestamento emotivo che provocano, e sul graduale ritorno alla normalità che ne segue. La narrazione è tenera e triste, ma stranamente sembra priva di forti passioni o poco interessata alle sfumature psicologiche. Le scene conclusive, in cui David compie uno sforzo concertato per crescere come uomo guarendo intanto vecchie ferite, sembrano sempre un po’ superficiali, distaccate.
A suo favore Quel giorno d’estate vanta le sottili e delicate interpretazioni di Lacoste e Multrier, che ha un naturalismo facile per un giovanissima attrice. Anche Parigi è uno dei personaggi principali della storia: l’autore riprende la città dov’è nato con stile classico, mostrandola come un’utopia bohémien popolata da giovani poeti che si innamorano, bevendo vino rosso, pedalano in bicicletta attraverso strade assolate e fumano. Manca solamente del buon formaggio e la musica di una fisarmonica. Queste decisioni stilistiche si percepiscono pigre e piene di cliché, ma potrebbero anche essere viste come deliberati appelli a una familiarità confortante in tempi instabili. Un’estetica piacevolmente banale per un film piacevolmente banale.
Quel giorno d’estate, di Mikhael Hers, con Vincent Lacoste, Isaure Multrier, Stacy Martin, Ophélia Kolb, Marianne Basler, Jonathan Cohen, Greta Scacchi, Claire Tran, Nabiha Akkari, CJ Parson