“La bambina segreta” è il secondo film (2022) di Ali Ashgari, di cui abbiamo visto in Italia “Kafka a Teheran”. Esce a due anni dalla morte di Masha Amini e racconta la drammatica vicenda della giovane e coraggiosa Fereshteh, che deve nascondere ai genitori e alla società una piccola di due mesi, frutto di una relazione finita male. Girato un po’ alla Dardenne, con la cinepresa che tallona la protagonista e la sua amica Atefeh per le strade della metropoli, diventa una metafora della condizione femminile in un paese dominato dal controllo ideologico e poliziesco del potere
Esce in Italia a due anni esatti dalla morte in carcere di Mahsa Amini, giovane iraniana arrestata per la mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, La bambina segreta, con il patrocinio di Amnesty International: presentato al Festival di Berlino 2022, è il secondo film del regista e sceneggiatore 42enne Ali Asgari, nato a Teheran e come molti suoi colleghi inviso alle autorità che l’hanno ostacolato prima e perseguitato poi (ritiro del passaporto, divieto di lavorare ad altri soggetti) per i contenuti dei suoi film. Nella scorsa stagione abbiamo visto il successivo, interessante Kafka a Teheran, applaudito alla Mostra di Venezia 2023, quadro sottilmente agghiacciante sul clima di controllo e intimidazioni, più o meno esplicite, che il regime mette in pratica in tanti e diversi campi della società per controllare i suoi cittadini.
Dunque un altro film dedicato al suo paese e ai giovani che faticosamente lo abitano, alla generazione dei millennials in lotta per una vita più libera in uno Stato repressivo. Ma se nel film ad episodi che lo ha rivelato al pubblico italiano la denuncia della negazione di diritti, anche basilari come quello al lavoro, era esplicita, didascalica, fino a una sorta di finale/profezia catastrofistica sul futuro della repubblica islamica, stavolta il film segue un unico soggetto, rispettando in modo rigoroso l’unità di tempo (siamo quasi in tempo reale, i fatti si svolgono nell’arco di un pomeriggio/sera) e di luogo (la capitale in diverse location). Tutto ruota intorno al coraggio di una giovane ragazza madre, Fereshteh, che deve nascondere la figlia illegittima (secondo le leggi), di soli due mesi, frutto di un incontro sfortunato con un uomo che subito l’ha lasciata sola. Il pericolo principale sono i suoi genitori, in arrivo in città, che vogliono vedere la sua casa e nulla sanno di tutto questo. E soprattutto, cosa assai probabile, nulla approveranno di ciò.
Nel pochissimo tempo che ha per far sparire dal suo appartamento ogni traccia della piccola, e soprattutto per trovare qualcuno (anzi qualcuna) che possa nasconderla a casa propria per un paio di giorni, lei vaga insieme all’amica Atefeh per le strade di una ostile Teheran popolata da pericoli (controlli di polizia, uomini che vogliono approfittare di lei o rigidi esecutori di leggi patriarcali, difficoltà economiche). Ne esce il quadro dell’isolamento e della subalternità della donna nell’Iran odierno, ma insieme anche la tenacia e l’intelligenza di chi, come questa giovane madre, ha a che fare ogni giorno con limitazioni vitali, esistenziali. E che deve escogitare ogni astuzia e trucco per aggirarle, superarle. Pena, la propria rovina. Il racconto si concluderà poi, all’arrivo dei genitori, con una nuova, coraggiosa scelta di lei.
La frenetica, un po’ ansiogena pure per il pubblico, corsa contro il tempo di Fereshteh (ottimamente interpretata da Sadaf Ashgari, che era già nel primo film del regista, Disappearance, mentre alla non meno brava Ghazal Shojaei tocca il ruolo dell’amica) è giocata da Ashgari in La bambina segreta, scritto insieme a Alireza Khatami, con l’uso sincopato della macchina da presa, che come nei film dei Dardenne sta addosso alla protagonista, la pedina, la bracca come e forse più dei suoi pressanti problemi.
«Tutto è partito”, ha raccontato l’autore, “da un cortometraggio che ho realizzato nel 2014, La bambina. Era una storia ispirata fin dall’inizio da un’immagine: la foto di due ragazze sedute per strada. Sembravano tristi, e stavano solo fumando. Mi è rimasta impressa. E’ una storia molto semplice, con pochi personaggi, che volevo potesse catturare il pubblico». Obiettivo centrato, perché questa vicenda che più intima non potrebbe essere, diventa assai facilmente una metafora della difficile, solitaria condizione della donna in quel paese (e certamente neanche solo lì), che più universale non potrebbe essere. Un film di lettura immediata, “semplice”, che trova la sua forza proprio nella semplicità.
La bambina segreta di Ali Asgari, con Sadaf Asgari, Ghazal Shojaei, Babak Karimi, Amirreza Ranjbaran, Nahal Dashti