Ci sono i figli, le solitudini, i divorzi, le paure. Ma non fatevi ingannare: il romanzo di Rachel Cusk è tutt’altro che un romanzo tradizionale. A partire dalla sua protagonista.
Di Faye si dice poco, ma si capisce molto, tanto che si è portati a considerarla come qualcuno di conosciuto, quasi come un’amica.
Rachel Cusk, canadese, cosmopolita, cinquantunenne naturalizzata inglese, già celebrata dalla critica e oggi considerata una delle voci più interessanti della narrativa contemporanea, l’ha creata per percorrere per intero la sua trilogia, Outline, di cui Einaudi pubblica ora il primo volume, Resoconto, tradotto da Anna Nadotti.
Faye è una protagonista insolita che rivela poco di sé ai suoi lettori; svela la sua identità solo grazie al confronto con gli individui che incontra, lasciando trapelare di tanto in tanto alcuni indizi che aprono timidi scorci di luce sulla verità.
Considerare Faye protagonista nell’architettura letteraria costruita dalla Cusk è però perfino questo, a tratti, un dubbio lecito: dal momento che la sua storia viene rivelata al lettore solo attraverso dettagli sfocati e persino il suo nome figura molto di rado nei romanzi.
Faye è uno spaccato di verità, rivelato con immediatezza per mezzo di piccoli accenni, in cui è possibile specchiarsi e identificarsi, specialmente in relazione ai grandi temi della vita domestica e della sessualità.
Resoconto è un romanzo che non si può imbrigliare in una trama di stampo classico, non è composto da eventi che si susseguono in maniera ordinata verso un fine predeterminato.
Il libro, al contrario, vive di incontri fugaci, di momenti, di attimi che sembrano immersi nel vuoto, sottratti allo scorrere del tempo. Per mezzo del dialogo, spesso frammentario e incostante, prendono vita con disarmante concretezza le personalità del romanzo, ed è questa la ragione per cui le parole risultano così importanti nella narrazione. Con delicatezza, Resoconto si addentra in questioni filosofiche di eccezionale interesse che spingono il lettore a interrogarsi sulla vita e sull’identità umana.
La cornice entro cui prendono vita questi incontri vede Faye lasciare Londra e con essa i suoi due figli per raggiungere, in una caldissima estate, la capitale greca Atene, dove è stata invitata a tenere un seminario dedicato alla scrittura.
Incontri casuali o premeditati, con amici di lunga data o semplici sconosciuti: sono queste le occasioni di confronto che conducono Faye a profonde riflessioni su se stessa e sugli altri. Con eleganza e intelligenza, Cusk restituisce al lettore un orizzonte umano vario e complesso, in cui i temi del divorzio, della maternità e della solitudine figurano come centrali.
Nel ricco mondo narrativo creato dalla fantasia di Rachel Cusk, le relazioni umane e la solitudine sono come facce di una stessa medaglia, inscindibilmente intrecciate. La solitudine rappresenta circolarmente l’inizio e la fine dell’illusoria unione fra uomini che prende vita nel romanzo. Attraverso una narrazione profonda e delicata al tempo stesso, Cusk fa in modo che Faye e gli altri personaggi del romanzo svelino la loro essenza quasi sempre sotto forma di dialogo, di confidenza intima e privata. È proprio nei dettagli delle vite dei personaggi che il lettore può veder riflessa la propria esperienza umana.
I temi legati alla difficoltà delle relazioni sentimentali e del divorzio, in particolare, sono cari all’autrice per ragioni personali e ricorrono, seppur non sempre in maniera esplicita, in ciascuno dei dieci capitoli che compongono il romanzo.
Dall’imprenditore vicino di aereo reduce dall’ultimo insuccesso matrimoniale, all’amico di vecchia data che ricorda il momento preciso in cui realizzò di aver perso la moglie, passando attraverso i racconti degli allievi del corso di scrittura e di Elena, amica di Faye dotata di una bellezza straordinaria che le causa continui problemi nelle relazioni con gli uomini, fino ad arrivare alla donna sola che Faye incontra sul divano di Clelia poco prima di fare ritorno a Londra: sono tutti esempi del precario equilibrio su cui si reggono faticosamente le relazioni fra uomini.
I personaggi che Cusk mette in piedi sono dotati di una profondità eccezionale. La mancanza di definizioni rigide, di storie coerentemente strutturate assottiglia la distanza fra finzione romanzesca e realtà.
«Ho cercato di ripensare le convenzioni del romanzo moderno. Ero su una strada da cui era difficile uscire: e io volevo sentirmi libera. Non volevo camuffare il fatto che la narrazione è compromessa da diversi punti di vista, come invece fa la letteratura tradizionale. Ho dovuto stravolgere le convenzioni, in maniera intuitiva»
ha dichiarato infatti l’autrice in una recente intervista.
Per i suoi romanzi Rachel Cusk sceglie strutture narrative frammentarie e inusuali, ricche di digressioni e pause di sospensione, che hanno portato la critica a parlare di fine del romanzo, nella forma in cui è stato concepito sino ad oggi.
Disegnando piccoli dettagli a prima vista superflui, l’autrice arriva a rivelare le emozioni più intime dei suoi personaggi con straordinaria immediatezza narrativa. Contorni indefiniti e imperfetti caratterizzano gli uomini e le donne di Resoconto che, grazie a digressioni e conversazioni, si rivelano nella loro interiorità con estrema concretezza. E risultano memorabili.