La popstar irlandese torna dopo otto anni dal suo ultimo disco solista con “Hairless Toys”, un album tra il cerebrale e l’intimistico
Audace, eterea, futuristica. Essere Róisín Murphy, una delle icone della musica elettronica degli ultimi vent’anni, prima coi Moloko e poi da solista, vuol dire questo. E con l’aura di mistero, di classe, e di innovazione che la contraddistingue il suo ritorno è un evento discografico.
Il marchio distintivo di Hairless Toys, il nuovo album di otto tracce, è la raffinatezza. Non che sia una sorpresa, per un’artista che ha sempre spinto verso la perfezione elettronica della sua opera. Eppure questo album sorprende per la cifra intellettuale, ma allo stesso tempo intimistica, che offre.
Hairless Toys gioca con la complessità e le profondità della sua musica elettronica. Gone Fishing apre le danze in modo tutt’altro che convenzionalmente “disco”: la canzone ha un’atmosfera tra lo spettrale e il prettamente geometrico, tra il fisico e il cerebrale.
Poco dopo arriva Exploitation, nove minuti di oscurità pop; si parla di relazioni (“chi si sta approfittando di chi?” si chiede la Murphy) su un letto musicale che sembra una lago di acqua nera: fluido, sporco ma allo stesso tempo elegantissimo.
House of Glass ha una complessità quasi jazzistica, tanto che è forse il pezzo dove la voce di Róisín, anch’essa adatta al jazz, brilla di più: tra beat epilettici e la qualità ipnotica del cantato, questo pezzo farebbe invidia ai Radiohead.
Il sound sospeso di Hairless Toys (Gotta Hurt) si fa cristallino e intimo, e Róisín si racconta in un sussurro. Per chiudere, con Unputdownable prosegue la sfida alle nostre percezioni, passando da sussurrato a adrenalinico senza soluzione di continuità: è come se, a metà della canzone, questa mutasse pelle, e la stessa storia venisse racontata in due modi diversi, ma con lo stesso respiro.
Forse è proprio questo a rendere Róisín Murphy così magnetica: la sua abilità di essere, musicalmente parlando, sempre almeno in due posti allo stesso tempo, e di rendere questi spazi entrambi raffinati e innovativi.
Hairless Toys di Roísín Murphy (Play it Again Sam)
Foto: David Wilson Clarke