Family show all’italiana con Lorella

In Teatro

La Cuccarini strega di “Rapunzel” diretto da Maurizio Colombi traendo spunto dai Grimm e dal film disneyano. Musical quasi fastoso ma in cui la debolezza sta nel testo

Il Natale cambia storia, come direbbe il menestrello che introduce il family show portato a notorietà dalla mamma delle showgirl italiane, Lorella Cuccarini. Fino a domenica 10 gennaio, al Teatro degli Arcimboldi, sarà in scena il musical tratto dal cartone animato Disney Rapunzel, racconto dei fratelli Grimm riadattato nel 2010 dalla compagnia d’animazione statunitense e nel 2014 dal regista italiano Maurizio Colombi. Cambia storia sia rispetto all’originale fiaba tedesca, sia rispetto al cartoon americano. Pur traendo ispirazione dalla narrazione della Disney, infatti, gli autori di Rapunzel, Il Musical hanno riscritto testi e musiche del film d’animazione, producendo una versione originale per il pubblico italiano.

Magnabosco, Procacci, Barillari e Nannini hanno dato vita a una riscrittura che rispecchia i gusti degli spettatori pop del Teatro Arcimboldi e di un vasto pubblico italiano che insegue il nome della Cuccarini sui cartelloni pubblicitari. Sotto la direzione di Maurizio Colombi, la fiaba si è trasformata in un colorato e movimentato spettacolo musicale per famiglie. O, ancora meglio, per La famiglia italiana per eccellenza: quella che negli anni ‘90 era stregata dalla Tv e che oggi lancia uno sguardo oltre l’iPad solo se i personaggi televisivi di allora si manifestano pubblicamente in un teatro da 2.300 posti.

Nella sua versione, Colombi affida gran parte della riuscita alle scenografie (Alessandro Chiti) e al cast, che, oltre alla significativa presenza di Lorella Cuccarini, conta tutti ottimi ballerini e cantanti. Tra gli altri, i due protagonisti Alessandra Ferrari e Giulio Maria Corso, gli innamorati Rapunzel e Phil, meritano una menzione per la loro capacità di avvicinarsi fisicamente e vocalmente alle qualità degli attori che prendono parte alle grandi produzioni angloamericane, evento raro in Italia, dove il musical non è radicato né nella tradizione artistica né tantomeno in quella formativa e performativa.

 

Il cast è dunque molto preparato e regge il gioco di una regia che sa gestire ritmi ed effetti scenici grazie ad esperienza e maestria. Le scene solo ricordate o dimostrate dietro la trasparenza di un sipario, la trasformazione della bambina in giovane principessa, le corse da videogioco nei boschi, il lancio delle lanterne nel cielo del teatro sono trovate efficaci che richiamano il musical di Broadway. Anche se ancora non lo raggiungono pienamente in grandezza e fastosità. I balletti sono ben coordinati da Rita Pivano, le cui coreografie rientrano perfettamente nella descrizione di entertainment che ne darebbe un critico newyorkese, ma in due ore e mezza di spettacolo risultano quantitativamente troppo scarse rispetto alla definizione di musical attribuita allo spettacolo. Tuttavia, la pecca più grande è rappresentata dai testi, da quello che potremmo liricamente chiamare libretto, che sia nelle parti di prosa sia in quelle del cantato non sono solo superficiali ma anche poco eleganti, poco fiabeschi. Le battute di spirito, tipicamente inserite per divertire il pubblico adulto che accompagna i piccoli fan, scadono tradizionalmente in banalità calcistiche o commenti da bar. Come sempre negli anni della digitalizzazione e dell’immediatezza non si prova nemmeno a migliorare la qualità del divertimento, ma ci si adagia su sterili motti che fossilizzano la risata al momento della declamazione senza generare riflessione. Nessun riferimento all’attualità, né alla politica: quale genitore vorrebbe essere tediato oltre che dai costumi sfavillanti delle ballerine anche da battute acute che gli ricordino la realtà quotidiana?

C’è però, in questa Rapunzel, l’elemento tipico del genere musical, che a fianco di danza e canto contribuisce alla riuscita di un ottimo intrattenimento: l’aiutante scenico della protagonista letteralmente “giocato” (“played”) da una coppia di fiori (Rosa e Spina) che consigliano la principessa e divertono il pubblico con l’ironia di asides comici che attingono alla tradizione melodrammatica italiana. Rosa e Spina catturano il pubblico degli Arcimboldi, tra battute, Rose Rosse (Massimo Ranieri) e una dissacrata Margherita (Riccardo Cocciante). Colombi, direbbe un matematico, tende al valore infinito delle produzioni di Broadway, riadattando scaltramente ogni elemento alle esigenze italiane. I dettagli sono ben curati, ma la spettacolarizzazione dell’insieme manca ancora di quella magia che in un teatro newyorkese avrebbero dato non una cinquantina di lanterne liberate dalle mani del pubblico, ma centinaia. E il testo, seppure arrivi a bambini e spettatori, è meno incisivo anche delle canzoni Disney, che in questo cartone non si distinguono per efficacia. Sarebbe bello che un musical per i più piccoli riuscisse a ricreare l’incanto e la poesia che avevano le fiabe sonore di una volta. E sarebbe stato bello riveder “volare” anche Lorella Cuccarini, con una dose di balletto in più.

(Per il video si ringrazia RAPUNZEL IL MUSICAL) 

 

Rapunzel, Il Musical, di Maurizio Colombi, con Lorella Cuccarini al Teatro degli Arcimboldi fino al 10 gennaio

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