Il Galles, un’infanzia nel tempo della lotta di di classe, una terra attraversata dal cambiamento sociale e il rapporto tra un padre e un figlio nel nuovo romanzo di Raymond Williams
Tra quelli che partono e quelli che restano esiste una distanza. Si tratta di una lontananza non quantificabile unicamente nelle ore necessarie a percorrerla: è una sensazione prima che un numero di chilometri. È il paesaggio confuso e inafferrabile che scorre al di là dal finestrino del treno. È proprio questo spazio dell’anima, così ricco e difficile da mettere a fuoco, ad innescare le vicende raccontate da Raymond Williams nel suo ultimo romanzo Terra di confine, pubblicato in Italia da Edizioni Paginauno.
La narrazione si apre con un ritorno. In una sera di pioggia, un treno proveniente da Londra, si ferma alla stazione ferroviaria di Glynmawr, un piccolo villaggio del Galles, lasciando dietro di sé, sulla banchina poco illuminata, un uomo. Per Matthew-William Price, il protagonista di questo racconto, Glynmawr corrisponde all’indelebile paesaggio d’infanzia, abbandonato, da ragazzo, per proseguire gli studi a Cambridge: egli “conosceva, sollecitando la memoria ogni metro di quel terreno, dai campi circostanti, fin su alla fattoria e alla cisterna dell’acqua”, anche dopo tanti anni “i campi erano sempre gli stessi che, in modo irregolare, si inerpicavano su per le montagne e la terra si mostrava rossa negli appezzamenti arati”.
Il cottage in cui è nato è ancora ben riconoscibile, giusto al di là della strada rispetto all’attuale dimora dei suoi genitori Ellen e Harry. Harry è malato, ha avuto un infarto ed è costretto a letto. La forma familiare della campagna da un lato, le gravi condizioni di salute del padre dall’altro, costringono Matthew a fare un bilancio della propria vita, imponendogli di riflettere sulle scelte passate che hanno determinato le sue vicende professionali e private, e il suo distacco dal villaggio natale.
L’autore è abile nell’intrecciare le riflessioni di Matthew, (l’uomo adulto, il professore universitario, ora al capezzale del padre), con le vicende, riportate alla memoria, di quando era solo Will, il ragazzino di Glynmawr.
Le piccole grandi avventure di bambino, la scuola del paese e le gite al fiume, l’amicizia con Eira e Elwyn, ma soprattutto il suo rapporto con il padre, un uomo diritto, instancabile lavoratore alla ferrovia come nei campi, mite ma saldo nel difendere sempre la propria integrità, si alternano, all’interno del romanzo, ai dubbi di un uomo maturo, ai sensi di colpa velati, alle parole non dette che soltanto un ritorno a casa può essere in grado di evocare.
Il protagonista percepisce la propria identità come scissa, ambigua, proprio come il suo stesso nome è doppio, diviso. L’unico filo che, all’apparenza, tiene insieme i pezzi è costituito dalle vie del paese, dalle montagne in lontananza, dal rumore dei treni, quella “calma immobilità” osservata dall’alto in cui “tutto sembra costituire un ricordo di se stesso”. Eppure, le cose negli anni sono molto cambiate: Eira si è sposata con il dottor Evans, il suo goffo compagno di scuola Tegwyn è diventato il lattaio del paese e suo padre, Harry Price appare ora meno imponente di un tempo, pronto a mostrare il suo lato più vulnerabile.
Ma le vite di Harry, Will ed Ellen sono soltanto un piccolo tassello di una storia più ampia: con Terra di confine Raymond Williams riesce a costruire un raffinato affresco della varietà umana che popola un villaggio rurale del Galles nella prima metà del Novecento.
Apparentemente distante dalla vita cittadina, Glynmawr non è così isolata da non essere toccata dall’eco dello sciopero dei minatori gallesi del 1926. La lotta politica arriva anche qui quando gli operai ferrovieri, tra cui lo stesso Harry, decidono di offrire la loro solidarietà e il loro supporto alla causa dei compagni minatori che, pur vivendo e lavorando in un’altra valle, sono soggetti al medesimo ricatto della manodopera a basso costo. Anche in questa campagna, tutt’altro che arcadica, pare esserci posto per la riflessione sul conflitto di classe, vissuto sempre come “fatto reale” e mai come pregiudizio.
Oltre a quello politico, l’autore riesce a sfiorare magistralmente altri temi, come quello religioso o quello economico, attraverso l’inserimento di alcuni personaggi secondari che contribuiscono ad arricchire la descrizione del quadro sociale del Galles di quegli anni e a fornire sempre degli spunti di riflessione inusuali e mai banali. Le conversazioni laiche di Harry e Will con l’abate Pugh sono preziose per comprendere meglio l’impatto sociale delle chiese battiste e metodiste rispetto a quello che ebbe la Chiesa anglicana in quel contesto. I personaggi discutono di religione, così come delle questioni terrene: ciò che importa è continuare a porsi domande su tutto e imparare a convivere con il fatto che le risposte siano sempre troppo poche. È anche grazie a queste conversazioni che Will maturerà la scelta di iscriversi a Cambridge e conseguentemente abbandonare la sua vita a Glynmawr.
Williams è attento alla costruzione dei dialoghi, che compongono una parte fondamentale di questo romanzo. Le conversazioni sono pregne, a tratti quasi ermetiche, e hanno il merito di riuscire a scavare nel cuore dei personaggi risultando spesso toccanti ma mai scontate. Il lettore può inseguire il filo dei pensieri e delle emozioni di Matthew e, a partire dai loro piccoli gesti, scorgere indizi e rivelazioni sui caratteri e i turbamenti degli altri personaggi, imparandone soprattutto la dignità.
Il tono tenue di questo romanzo si riconosce nelle atmosfere delicate che l’autore riesce a disegnare e nell’assenza di giudizi morali di sorta: le scelte, sempre differenti, che determinano il destino di ciascuno dei personaggi sono trattate con eguale rispetto, al di fuori di ogni luogo comune. Emblematico in questo senso è il rapporto di profonda amicizia e stima che unisce Harry Price e Morgan Rosser, due personaggi caratterizzati in modo opposto. Se infatti Harry è mite, cordiale, fieramente e gioiosamente legato a un modello rurale di economia e società, Morgan è intrepido e appassionato e, dopo aver aderito con orgoglio allo sciopero, abbandona il lavoro alla ferrovia e il sindacato per dedicarsi anima e corpo a mettere in piedi un’attività commerciale. La sua intraprendenza viene rispettata ma mai condivisa da Harry che, nonostante le generose offerte dell’amico e la prospettiva di una paga migliore, non accetterà mai di entrare in società con lui, rimanendo così fedele alla sua natura più concreta e disinteressata.
Terra di confine è un romanzo che racconta la libertà di poter decidere la propria strada e il coraggio di poter compiere una scelta, che sia quella di restare, forse per non tradire un proprio ideale di vita, o quella di partire, nella consapevolezza che soltanto “prendendo le misure della distanza, finalmente si arriva a casa”.