La razione di cibo dei soldati di tutto il mondo in mostra alla Triennale. Ecco quali sono gli orizzonti estetici e politici di una mostra apparentemente assurda
Razione K è l’insolita mostra, gratuita, allestita nell’atrio della Triennale di Milano. Perché non scoprire come si nutrono i soldati del mondo tra precarietà, necessità e funzionalità? Grazie al curatore Giulio Iacchetti possiamo rispondere a questa domanda, che in realtà, probabilmente, non ci saremmo mai posti.
L’originale “razione K” fu inventata nel 1939 in seguito alla richiesta da parte del Dipartimento della guerra degli Stati Uniti di creare una razione standard di cibo d’emergenza per i paracadutisti americani. Ma questa non è una mostra “storica”. Non si stenta, infatti, a leggere in controluce tanta contemporaneità nella scelta del tema: dopo i vari successi dei fornelli televisivi de La prova del cuoco, I menu di Benedetta, Cuochi e fiamme, Il re del cioccolato, I re della griglia, Masterchief e Masterchief junior, Hell’s kitchen, Bizarre foods, Man VS food, Cake Boss, Bake off (…l’elenco non finirebbe qui!), il tema di EXPO è proprio Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Da un punto di vista estetico, poi, la mostra non potrebbe esistere senza le zuppe Campbell di Warhol. L’immaginario pop, infatti, ha contribuito a creare interesse estetico nei confronti del cibo in scatola, il che giustifica la collocazione di una mostra del genere alla Triennale.
Comunque l’occasione dà la possibilità di un’indagine “storico-antropologica” anche al di là dei confini americani, e, anche solo osservando il cibo razionato e inscatolato per i soldati – talvolta in maniera davvero poco invitante – si possono notare le diversità tra le economie e le tradizioni culturali e/o culinarie delle diverse nazioni. L’osservatorio è privilegiato, perché è chiaro che ai soldati si dà qualcosa che li faccia sentire a casa, che rinfranchi anche la loro identità e il loro senso di appartenenza alla madrepatria. Difficile, insomma, pensare a del sushi nella “razione k” francese: a rinfrancare l’idea che siamo tutti un po’ quel che mangiamo…
C’è chi, oltre alla porzione di cibo giornaliera e al kit per riscaldare i pasti, aggiunge pastiglie per la depurazione dell’acqua come Francia, Germania e Polonia, oppure chi – come Danimarca, Paesi Bassi e Spagna – preferisce avere soldati puliti, fornendo loro anche dentifricio, carta igienica e salviette disinfettanti. Altri ancora – vedi alla voce Thailandia – prediligono uno stile a dir poco minimale.
Nel kit americano non può mancare il burro di arachidi, come in quello russo il Goulash di manzo. I soldati italiani pranzano e cenano con pasta e fagioli e ravioli al ragù.
Sappiamo che la nostra modestissima considerazione per il nostro stesso paese di solito non si estende alla cucina. Chissà se la razione K è in grado di mettere in discussione anche questa, proprio nei mesi di un EXPO sul cibo che pare avere tutti i numeri per affondare la considerazione internazionale sull’Italia anche in quel campo…
Razione K. Il pasto del soldato in azione, Triennale di Milano, fino al 22 febbraio 2015
Foto: “razione K” italiana