In una scenografia cinematografica e con l’apporto di molti giochi di luce, la famosa tragedia della follia regale e dell’ingratitudine umana con Michele Placido nel ruolo dell’eroe shakespeariano
Michele Placido siamo abituati a vederlo dietro, o davanti, alle lenti di una cinepresa, mentre si destreggia con attori, comparse, luci e movimenti di macchina. Questa volta invece, davanti allo sguardo del pubblico del Piccolo Teatro di Milano c’è lui, ad interpretare uno dei più tragici, decadenti e dissennati personaggi delle opere del Bardo Inglese.
Il suo Re Lear strizza l’occhio alla contemporaneità: lo fa con una scenografia meta teatrale che unisce un manierismo pittorico, di prossemica e luci, ad elementi decadenti, simbolici, semplici ma evocativi, in una fusione stilistica che fa della costruzione visiva il suo punto di forza, spesso corredata da effetti di fumo ed un “montaggio” scenico quasi cinematografico.
I costumi e le soluzioni sceniche supportano il ruolo del vecchio Re, sul punto di cedere il suo regno alle sue figlie, oberato da Cordelia, Regan e Goneril, ritratte come donne estreme e provocatorie, vestite in abiti in pelle e dai progetti ambiziosi di un Edmund che appare come un capo rivoltoso, ansioso di coronare le sue perversioni da borderline assetato di potere.
Gloucester viene accecato con un’azione che assume il tutto e per tutto i caratteri di una tortura bellica intimidatoria e mentre Edgar lo aiuta, dopo essersi rifugiato nudo e sporco, entrando e uscendo da rovine decadenti che potrebbero essere simili ad una città europea sull’orlo del baratro, Lear si ritrova prima costretto in una camicia di forza in preda alla sua follia e poi errante come un clochard sul ciglio della strada. Uno spettacolo che ammiccava a un simile mood era una versione londinese del National Theatre, proiettata per i più appassionati ed informati teatrofili nelle sale.
Bravissimi gli attori Gigi Angelillo, Francesco Bonomo, Federica Vincenti, Francesco Biscione e Michele Placido, che ha deciso con coraggio di mettersi alla prova su un palcoscenico teatrale.
Sembra che un certo stile registico, soprattutto scenico, venga fuori dalle scelte di attualizzare, pur in costume, il dramma di Shakespeare, infondendo un’atmosfera particolare che tende a giocare su altri registi espressivi rispetto alla purezza recitative e gli dedichi un’accezione artistica, di perizia quasi fotografica.
Un esempio questo della fusione di uno stile che ben conosciamo dalle sue pellicole e che, complici gli attori e il coregista Francesco Manetti, dà vita a un’opera tutto tondo, simile a un film ma pregna dell’hic et nunc dell’essenza teatrale.
Re Lear, di William Shakespeare, regia di Michele Placido, al Piccolo Teatro fino all’8 marzo