Lo ieratico “basso” tedesco ha tenuto banco con un programma di ispirazione sacra, passando con disinvoltura dai toni della preghiera a quelli della declamazione
La sala è immersa in una penombra silenziosa, quasi sacrale. Impeccabile nel suo abito da concerto scuro, il basso tedesco René Pape il 10 maggio calca il palcoscenico del Teatro alla Scala con la solennità di un sacerdote, accompagnato al pianoforte dall’ineccepibile Camillo Radicke.
Di ispirazione prevalentemente sacra è anche il programma: la prima parte del recital è dedicata ai Sei Lieder tratti dalle poesie di Christian Fürchtegott Gellert e musicati da Ludwig van Beethoven (Sechs Lieder nach Gedichten von C. F. Gellert op. 48) e ai Canti Biblici di Antonín Dvořák (Biblické písně op. 99), fedele trascrizione in musica dei Salmi; la seconda invece è consacrata al trionfo della morte, oggetto dei Tre canti shakespeariani di Roger Quilter (Three Shakespeare Songs op. 6) e dei Canti e danze della morte di Modest Musorgskij (Pesni i pljaski smerti op. 43).
Ad eccezione dei Canti shakespeariani di Quilter, parentesi quasi profana in un’atmosfera di intensa religiosità, il mistero del Sacro e il mistero della morte si fondono in un unico mistero, una trascendenza che prende talora le fattezze più terribili del Dio cristiano, talora quelle inaspettatamente umane della Morte, che dialoga, canta, danza con le sue vittime. È un Dio temibile, quello cantato nei Lieder di Beethoven, pronto a proteggere ma anche ad annichilire con la sua grandezza; e il rifugio che sa offrire, nei Canti Biblici di Dvořák, non è più accogliente dell’abbraccio confortante della morte in Musorgskij.
René Pape, considerato uno dei più importanti bassi sulla scena internazionale, voce interessante e dalla solida tecnica, stupisce con la sua capacità di alternare ai toni stentorei della declamazione quelli sommessi della preghiera, eseguendo dei pianissimo di una dolcezza tale da commuovere il pubblico e strappare entusiastici applausi prima della fine dell’esecuzione.
Applausi calorosamente rinnovati al termine del recital, che costringono Pape a tornare più volte sul palcoscenico e a prodursi in tre bis, rispettivamente dal repertorio tedesco, francese e italiano. E sarebbe andata avanti così ancora per molto, se lo stesso Pape non avesse con grande disinvoltura fatto il gesto di non poterne più, vocalmente!
Al teatro alla Scala di Milano recital di canto di René Pape (basso)