Nelle meravigliose sale di Palazzo Te a Mantova ha appena inaugurato la mostra Tiziano/Gerhard Richter. Il Cielo sulla Terra, a cura di Helmut Friedel, Giovanni Iovane e Marsel Grosso, che resterà aperta fino al 6 gennaio 2019. Un’imperdibile occasione per vedere a confronto le opere del grande maestro della pittura veneziana del Cinquecento con le sperimentazioni più recenti di Gerard Richter, uno dei più influenti e acclamati protagonisti della scena contemporanea.
Appare come un’abbagliante deflagrazione di luce e di quasi evanescente materia pittorica, l’Annunciazione di Tiziano che apre l’intensa e preziosa mostra Tiziano/Gerard Richter. Il cielo sulla terra che Palazzo Te a Mantova dedica al maestro cadorino del Cinquecento e a Gerard Richter, pittore tra i più grandi della contemporaneità, a cura di Helmut Friedel, Giovanni Iovane e Marsel Grosso e con l’ottimo allestimento museale di Giovanni Fiore per Lissoni Associati.
Spinti a gran forza nel percorso espositivo dall’impetuosa accoglienza dei Giganti di Giulio Romano, una “sferzata d’aria modernissima”, per dirla col Vasari, impone di abbandonarsi al flusso delle immagini che, con precisione filologica e concettuale, tracciano la storia di un rapporto impossibile ma pur tuttavia reale e concreto: quello tra due artisti diversi per epoca e paradigmi culturali, ma accomunati dal processo pittorico, dall’ambiguità nella rappresentazione del reale, dalla ricerca della luce e, nella tarda produzione di entrambi, da un rapporto fisico e quasi violento con la pittura stessa.
Nell’Annunciazione del 1539, proveniente dalla Scuola di San Rocco a Venezia, il celebre rosso di Tiziano inonda lo spazio della rappresentazione dalla veste dell’angelo che, atterrando in quel preciso istante, muove l’aria e l’anima e confonde le linee prospettiche, creando quel turbamento che porta la Vergine a proteggersi, braccia conserte al petto, da quella tempestosa luce divina.
Non è il disegno che interessa Tiziano, ma la materia evanescente, i contrasti, la luce. La figura è pretesto formale e spunto poetico per produrre estensioni temporali cangianti e ipnotiche di quell’attimo, di quel singolo momento in cui la giovanissima fanciulla riceve un annuncio che è un ordine, imposizione di un esperienza straordinaria e dolorosissima a cui non si potrà sottrarre, pervasa da quell’umana paura che con tanta intensità psicologica già aveva raccontato Antonello da Messina.
La giovane Maria è li, quasi all’angolo, circondata dai simboli del suo status e delle sue incombenze. La mela cotogna, indice di una donna nuova che supera il peccato originario della mela dell’Eden; il cesto con i lavori femminili, prerogativa delle ragazze ancora da maritare; la pernice, uccello creduto capace di ingravidarsi con il vento e dunque simbolo di fecondità divina. La grande tela per il resto è occupata dallo spazio tra la Vergine e l’Angelo, pieno dello spostamento d’aria e di emozioni che il suo arrivo produce. La prospettiva è ancora presente, ma solo per alludere a quella divisione tra umano e divino destinata a frantumarsi di li a poco con l’accettazione da parte di Maria del suo compito altissimo, come sarà nelle successive Annunciazioni di Tiziano quando l’Angelo sarà atterrato, l’Annunciata avrà allargato le braccia e il colore avrà pervaso lo spazio dentro e attorno la scena con la sua materia ormai quasi astratta. Una flagellazione cromatica, diceva Roberto Longhi, sottolineando il modo in cui Tiziano screziava le figure, le imbrattava, le usurava in un aspetto di “impressionismo magico”.
Lo stesso impeto e la stessa misura che convivono in Tiziano si esprimono nelle opere di Gerard Richter, il Maestro tedesco oggi ottantaseienne che con Tiziano si confronta fin dalla folgorazione avvenuta nel 1972 proprio davanti all’Annunciazione che apre la mostra. Il contrappunto al potente incipit della prima sala è infatti la riproduzione del photo painting – tecnica di cui Richter è stato pioniere – della stessa Annunciazione appena vista, traslata in un’atmosfera ancor più fumosa e indefinita, portatrice di dubbi e viaggi onirici sprigionati dall’enorme potenza ed emotività di quel medesimo momento biblico.
L’Annunciazione di Richter, dipinta seguendo le forme dell’originale di Tiziano proiettate e poi fotografata e riprodotta nelle medesime misure, è sfocata, indefinita e a suo modo sintetica della struttura dell’antica matrice, preludio all’astrazione pura a cui giungeranno reinterpretazioni successive. Il vortice cromatico che avvolge il corpo dell’Angelo mette in moto il turbinio che riempie tutta la scena, mentre l’inclinazione della sua postura si raccorda ancor più visibilmente con il raggio luminoso che, dalla colomba sospesa al centro del quadro, qui non più visibile, si scaglia verso la fronte della Vergine accovacciata, macchia scura che fa da contrappeso e aggancia e trattiene l’intera composizione.
Tiziano è più chiaro passando per Richter, così come Richter è più chiaro passando per Tiziano. Le figure femminili fotografate, fotoritoccate o dipinte dell’artista tedesco si legano, comune omaggio, alle figure femminili di Tiziano. I segni sulle tele, siano quelle astratte di Richter o quelle della seconda, più tardiva Annunciazione di Tiziano del Museo di Capodimonte al centro della mostra, si rincorrono tra gesti con le dita e dilatazioni astratte di pennellate, diluizioni ed effetti cromatici e luminosi sorprendenti. Il tardo Richter, come il tardo Tiziano, affianca alla fluidità del suo fare pittorico gesti nuovi e diretti, usando anche coltelli da cucina e pennellate di diluente, sempre scoprendo strati di materia e contrasti di complementari ma aprendo nuovi squarci di profondità anche prospettica inediti e avvolgenti.
Non c’è la realtà della percezione retinica in nessuno dei due maestri, ma solo la rappresentazione dell’unica realtà possibile, quella spirituale e metafisica, così incredibilmente umana da risultare più vera di ogni altro vero possibile, siano le piume brune dell’Angelo di Capodimonte che le striature sature delle Opere Astratte. Forze espressive potenti, in lotta contro i riflessi di una realtà irrapresentabile, catturabile solo – implicito fallimento – dalla superficie lucida di quello specchio rosso di Richter che, dalla sua parete rosso Tiziano, per un attimo accoglie la precaria e alterata immagine dello spettatore a cui, alla fine di questo viaggio, viene aperta la porta verso una realtà esterna non più così facilmente codificabile.
Immagine di copertina: Gerhard Richter, Annunciazione da Tiziano, 2015, collezione privata © Gerhard Richter 2018