Gerard Depardieu lascia la serie ispirata ai fumetti di Goscinny e Uderzo, così accanto a star come Marion Cotillard e Vincent Cassel Il regista-protagonista Guillaume Canet scrittura il fuoriclasse rossonero. Il livello del film, che parte da un complotto in Cina e finisce nella solita guerra romano-francese, non è eccelso: funzionano i protagonisti, ma lo script occhieggia a temi di attualità (moda vegana, femminismo) e scimmiotta spot d’epoca. Tra storielle d’amore e giochi di parole evitabili
Asterix e Obelix: l’Impero di mezzo è il quinto film tratto dal celebre fumetto dei francesi René Goscinny e Albert Uderzo, dopo Asterix e Obelix contro Cesare (1999), Asterix e Obelix: Missione Cleopatra (2002), Asterix alle Olimpiadi (2008) e Asterix e Obelix: al servizio di Sua Maestà (2012). Stavolta siamo nel 50 a.C. e l’imperatrice della Cina viene imprigionata in seguito a un colpo di stato ordito da Deng Tsin Quin, un principe traditore. La principessa Fu Ji (Juli Chen nel suo primo ruolo cinematografico), unica figlia dell’imperatrice, riesce a fuggire in Gallia, aiutata dal mercante Maidiremaïs (Jonathan Cohen) per chiedere aiuto ai due valorosi guerrieri Asterix e Obelix, dotati di una forza sovrumana grazie alla leggendaria pozione magica.
I due inseparabili Galli ovviamente accettano di aiutare la principessa Fu Ji, di salvare la madre e liberare il suo paese. Ed eccoli tutti in viaggio per una grande avventura in Cina. In questo scenario non poteva certo mancare l’imperatore romano Giulio Cesare, interpretato da un ironico Vincent Cassel, in crisi matrimoniale con la bellissima Cleopatra (Marillon Cotillard). Infatti il principe usurpatore Deng Tsin Quin chiede aiuto a Cesare, e al suo potente esercito assetato di conquista, per sconfiggere i Galli e spartirsi il grande impero cinese.
L’intento del regista Guillaume Canet, che interpreta il ruolo di Asterix al fianco dell’amico Gilles Lellouche nei panni di Obelix, è senz’altro far ridere i bambini, ma si intuisce anche la volontà maldestra di intrattenere un pubblico di adulti con un umorismo troppo demenziale e riferimenti a tematiche contemporanee. Così nella prima scena vediamo Asterix che si dichiara pronto a diventare vegetariano, smettere di bere (la pozione magica) e condurre una vita più sana. Il personaggio di Obelix invece rappresenta il contraltare meno consapevole e bonaccione, convinto che la sua esistenza non avrebbe più senso senza la carne di cinghiale. In questo primo episodio della serie in cui Gérard Depardieu non interpreta Obelix, la dinamica tra i personaggi Canet-Asterix e Lellouche-Obelix funziona comunque bene.
Una scelta molto evidente nella scrittura è quella di provare a far ridere facendo riferimento a claim pubblicitari assai noti, ma ormai quasi demodè: impossibile non pensare a Dior quando la principessa cinese pronuncia “J’adore l’amphore” con in mano l’iconica boccetta di profumo, guardando dritta in camera, così come facile è l’associazione tra la pozione magica e la nota bibita che “mette le ali”. In mezzo a questi tormentoni, quasi come tentativo di espiazione, la sceneggiatura prova a sfiorare temi caldi e importanti, come il femminismo e il ruolo della donna, ma con una superficialità disarmante.
Così tra storielle d’amore, giochi di parole evitabili e un commento musicale banale e ridondante, le quasi due ore di film scorrono al rallentatore. Dispiace che un’operazione ad alto budget (stimato attorno ai 65 milioni di euro) si attesti a un livello così basso di intrattenimento. Ma un motivo per non rimpiangere di essere andati in sala c’è: la saga di Asterix e Obelix ha già fatto appello a calciatori storici, in particolare Zidane e Neymar, ma qui il casting director si supera con l’entrata in scena di Antivirus, la guardia del corpo di Cesare, interpretato dal leggendario Zlatan Ibrahimovic, con tanto di mantello rossonero sotto l’armatura da legionario romano. Quando il trash fa il giro e diventa icona.
Asterix e Obelix: L’impero di mezzo, di e con Guillaume Canet, e Marion Cotillard, Vincent Cassel, Jonathan Cohen, Juli Chen, Gilles Lellouch, Zlatan Ibrahimovic,