Il ritorno degli Smashing Pumpkins

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Monuments to an Elegy, nuovo Cd della band di Billy Corgan, si tiene in equilibrio tra ballate, prog, hard rock ed elettronica

Un nuovo album degli Smashing Pumpkins crea sempre aspettative. Secondo capitolo di una trilogia di dischi (Teargarden by Kaleidyscope) che si completerà nel 2015, Monuments to an Elegy si porta sulle spalle il peso di capolavori come Siamese Dream (1993) ma anche di fallimenti come Zeitgeist (2007).

Il primo pregio di questo album è di riassumere nel titolo l’intero programma estetico del gruppo di Billy Corgan, con due termini evocativi che inquadrano perfettamente il loro sound: solido e nostalgico, monumentale ed elegiaco.

Ci si aspetta, dunque, un disco sicuro della propria direzione e che imponga qualità sopra quantità. E in un certo senso lo è.

Il primo pezzo, Tiberius, è un attacco potente, classicamente Pumpkins: rock e melodico allo stesso tempo, le chitarre ti catapultano in un tunnel di luci intermittenti, aiutate dalla batteria “tonica” di Tommy Lee. Being Beige tocca invece il romanticismo cinico di Corgan: una ballata che non cade nel melenso. Il punto più alto è One and All (We Are), una Zero per il 2014, più matura, potente e agrodolce.

L’album cammina sul filo tra hard rock, elettronica, ballate e prog – da sempre gli ingredienti chiave del cocktail Pumpkins. In Monuments to an Elegy, però, questo equilibrismo tra generi rischia spesso di cadere nell’ abisso del kitsch.

Non mancano le delusioni, come Anti-Hero, il cui testo si perde fra sdolcinamenti scontati e digressioni incomprensibili su “weekend alieni” – chissà perché. Gli esperimenti con l’elettronica sono piuttosto insignificanti: Run2Me è un collage di rave timidissimo e elettronica anni Ottanta che sembra suonata con strumenti giocattolo. Drum + Fife invece regala una versione quasi minimal della band, un inedito per un gruppo che ha fatto dell’epicità il suo marchio di fabbrica.

Insomma, le idee in Monuments to an Elegy non mancano, e alcune arricchiscono notevolmente il campionario della band. Eppure, guardando il disco chiudersi a 32:35 minuti, storciamo un po’ il naso perché ci voleva qualcosa in più. Più precisione, più profondità, più equilibrio.

Monuments to an Elegy dei The Smashing Pumpkins BMG Records

Foto di Paul Elledge

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