Ottima prova dei due attori in “Alex e Ruth” di Loncraine, dove sono una coppia di fronte al dilemma di vendere o no la casa dei 40 anni del loro matrimonio
A Brooklyn il ritrattista Alex Carver (Morgan Freeman) e la moglie Ruth, insegnante in pensione (Diane Keaton) sono in procinto di vendere la casa in cui hanno vissuto quarant’anni del loro matrimonio. Ma non è una decisione facile da prendere: scegliere di accettare un cambiamento così drastico richiederà un percorso tortuoso, la tentazione di aspettare ancora è forte e l’incertezza farà in modo che i tempi della conclusione non siano così immediati.
Ma in Ruth & Alex – L’amore cerca casa, tratto dal romanzo Heroic Measures della canadese Jill Ciment, il regista Richard Loncraine e lo sceneggiatore Charlie Peters attenuano la convenzionalità della commedia sentimentale, ricorrendo molto al realismo: e il racconto del viaggio simbolico di una coppia in là negli anni, se ha uno sguardo malinconico e indulgente verso il passato, mostra anche le sollecitazioni di un futuro imminente che sembra esigere decisioni rapide.
Tutto ciò è affidato in prima battuta al lavoro di Morgan Freeman e Diane Keaton, grandi veterani hollywoodiani, intenti a cercare una complicità diretta con lo spettatore ma senza insistenza, lontani da soluzioni facili e tipiche del genere romantico; Alex e Ruth mostrano la loro vita amorosa nel dettaglio, le difficoltà della loro relazione nei primi anni e gli approcci sentimentali del presente, senza effusioni melense ma anzi valorizzando la serenità dei gesti. Aiutati anche dal ritmo serrato e quasi teatrale dei dialoghi.
Freeman e la Keaton convincono con la verità degli stati d’animo ma non possono colmare qualche lacuna che deriva dall’impronta realistica del film. Se da un lato risalta il disagio dei protagonisti di fronte al distacco dalla loro abitazione, dalla loro vita, dall’altro non funziona il legame tra i due e molti comprimari, rappresentati in modi stereotipati, ad esempio gli agenti immobiliari e gli aspiranti inquilini di casa Carver. E l’intreccio, narrato inizialmente in modo scorrevole, diventa presto troppo sbrigativo di fronte a snodi interessanti, come l’incontro tra Alex e la figlia di una potenziale acquirente, fino a un epilogo, troppo ansioso di rivelare la soluzione per esaurire la curiosità dello spettatore.
La discontinuità della scrittura non danneggia comunque il messaggio di Alex & Ruth: l’importanza dei valori che attribuiamo al posto chiamato casa rimane intatto per tutto il film, ed è facilmente condiviso dal pubblico, come l’ottimismo, e il senso di speranza che pervade molte scene. Anche se la riflessione non raggiunge mai risultati profondi, non va oltre una soglia elementare, verso sfumature più intriganti. L’opera di Loncraine ha premesse, spunti e situazioni emotive tutt’altro che banali, ma le sfrutta a metà, perde molto del loro potenziale, finisce velocemente per sorvolarle.