Si terranno nella chiesa di Santa Maria Segreta l’8, il 29 novembre e il 6 dicembre e sono organizzati dal giovane musicista siciliano per conto dell’associazione Noema. Intervista
Tra il sacro e il profano, in musica, vince sempre il profano, almeno nelle programmazioni milanesi più ufficiali e blasonate (tanto che non si sa ancora nulla del futuro del Festival di Musica Sacra di Pavia, curato per due edizioni da Alexander Pereira: incrociamo le dita). Ma se si parla di musica sacra contemporanea si brancola letteralmente nel buio, salvo rarissime, quasi mistiche apparizioni, come la suggestiva Missa Papae Pauli di Luciano Chailly diretta dal figlio Riccardo in Duomo poche settimane fa. Per il resto, repertorio non pervenuto. Una sacra scintilla che illuminerà il pubblico milanese la accenderà il prezioso ciclo Novecento dell’Associazione Noema, giunto quest’anno alla quinta edizione, affidata a Orazio Sciortino, compositore, direttore e pianista, e a Giuditta Comerci, direttrice artistica di Noema. Tre appuntamenti nella chiesa di Santa Maria Segreta, l’8 e il 29 novembre e il 6 dicembre, sempre alle 21, preceduti da un’introduzione dello stesso Sciortino alle 19. Lo abbiamo intervistato.
Come compositore, qual è il suo rapporto con la musica sacra?
È un repertorio che mi intriga fin da quando ero bambino. Ricordo che i miei primi ascolti casuali sono stati Palestrina e Orlando di Lasso, prima ancora di sapere chi fosse Chopin. Addirittura le primissime cose che ho scritto erano pezzi per coro.
Tre concerti di musica sacra del secolo scorso e di quello attuale, ma si comincia con Liszt. Come mai?
Liszt rappresenta quasi un prologo del Novecento. Condivido il giudizio di Béla Bartók, secondo cui nell’evoluzione della musica Liszt è persino più importante di Wagner, forse perché meno autoreferenziale. Penso alla sua incessante ricerca timbrica, alla spinta ad allontanarsi dalle forme storiche, magari per forzare i soliti meccanismi: basta pensare ai suoi poemi sinfonici. Insomma Liszt era alla ricerca di forme musicali del tutto personali, e questo lo rende un anticipatore. Per non parlare dei continui sovvertimenti della temporalità, della brevità raggiunta nei lavori maturi, così esaustivi, costruiti con motivi isolati che non vengono nemmeno sviluppati, un po’ alla Webern.
Vale anche per la Via Crucis del 1879, per coro e pianoforte, che eseguirà anche come solista l’8 novembre con il Coro da Camera di Torino?
È un brano costruito in diverse “stazioni”, ognuna pensata come una piccola scena in senso operistico, ma disgiunta dalla precedente, all’incirca come in Fin de partie di György Kurtág, che non a caso è un compositore che completa quel percorso della musica ungherese iniziato con Liszt.
Del resto il sacro per l’abbé Liszt, che ricevette persino gli ordini minori, ha avuto un ruolo determinante.
Liszt ha vissuto tutta la vita in perenne alternanza tra Faust e Mefistofele, con continue anabasi e catabasi che lo portavano a essere allo stesso tempo un donnaiolo e un uomo di spirito, come se due anime contrapposte convivessero in lui sincronicamente. Nelle sue composizioni sacre usa forme talmente aperte che potrebbero arrivare a qualsiasi conclusione: sono partiture che non si chiudono mai con la doppia stanghetta. Stiamo parlando del compositore più cosmopolita dell’Ottocento, che poteva sintetizzare nella sua attività Hugo, Dante, Glinka, Grieg, persino Verdi: insomma non è un autore monolitico come Wagner.
Il concerto prevede anche brani ispirati alla passione di Cristo, scritti da compositori anche molto lontani da Liszt, provenienti da altre tradizioni musicali, come l’inglese John Tavener o il giapponese Ko Matsushita. Tutto da scoprire il programma della serata del 29 novembre, Chansongs, pensato a partire dalla tradizione dei carols inglesi, da Benjamin Britten a Thomas Adès, ma anche canzoni di Francis Poulenc legate alla tradizione francese e ai canti di Natale. Infine l’ultima serata, il 6 dicembre, prevede un percorso letterario-musicale a partire dal romanzo di Erri De Luca su Maria, In nome della madre, con esecuzioni di brani dei vincitori del bando di composizione Virgo Vox 2019.
Quanto a Sciortino, che ha appena pubblicato con la rivista Amadeus un CD tutto Carl Philipp Emanuel Bach con l’Orchestra di Padova e del Veneto, il 21 novembre sarà a Trapani per dirigere ancora una volta la sua Gattomachia, che raggiungerà così la sedicesima esecuzione: ottimi numeri per questa raffinata favola felina, presentata alla Scala solo due anni fa, sorta di Pierino e il lupo dei nostri giorni, un brano a cui non a caso verrà accostata per il concerto trapanese. Invece la prossima commissione per il musicista siciliano arriva da Verona, dove Sciortino il prossimo 22 maggio si autodirigerà in un programma che prevede anche Poulenc, Honegger e un concerto per pianoforte di Mozart: solista Sciortino, s’intende.
Immagine di copertina: Orazio Sciortino © Jesper Stoorgard Jensen