Al Teatro Elfo Puccini sbarca il baraccone ambulante di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia: la poco nota Salomé di Oscar Wilde viene riportata in vita e in scena da un inquietante trio al maschile
Al Teatro Elfo Puccini sbarca il baraccone ambulante di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia: la poco nota Salomé di Oscar Wilde viene riportata in vita e in scena da un inquietante trio al maschile.
Un sinistro circo fa da sfondo ad una schizofrenia collettiva che colpisce in primis Ferdinando Bruni, facendogli vestire in successione i panni dello scrittore inglese incatenato, quelli del tanto desiderato profeta Iokanaan e del capriccioso re Erode, schiavo del proprio desiderio. Segue il suo ottimo esempio anche Enzo Curcurù, interpretando il personaggio di fantasia Mavor Parker, il Giovane siriano e la voluttuosa e isterica Erodiade.
Mauro Bernardi si limita, per modo di dire, al ruolo di Salomè, regalandoci una visione onirica alternativa della classica principessa. La condanna di Oscar Wilde, la fame e l’insonnia patite in carcere dallo scrittore vengono trasferite sul volto di Salomé, sfigurata dall’apatia più totale causata dalla pena d’amore.
I movimenti sinuosi e le sue danze arabeggianti ci conducono all’interno di un mondo bizzarro fatto di desiderio e morte: il mondo in cui viviamo ogni giorno.
Cosa può lasciarci uno spettacolo come questo?
Oltre a tre ottime performance, Salomé concede l’occasione di assaporare altrettante opere dell’esteta Wilde. Bruni e Frongia hanno pensato bene di intrecciare l’atto unico con alcuni brani tratti da Ballata del carcere di Reading e De Profundis, le ultime opere dello scrittore britannico.
Come se non bastasse, lo spettacolo ammalia lo spettatore e quando meno se lo aspetta lo afferra per i capelli e lo trascina dinnanzi a una realtà dura da accettare ed chiaramente espressa dalle ultime parole di Wilde: «ognuno uccide ciò che ama».
Eros e Thanatos si intrecciano intorno al collo del povero Iokanaan per volontà di un capriccio, il capriccio della principessa Salomé, incarnazione dei vizi e della tracotanza della stirpe umana.
L’esposizione di queste sfaccettature offre l’opportunità di guardarsi dentro e scoprire il peso di ogni nostro gesto o sguardo quotidiano. L’avvertimento è chiaro: una promessa può essere letale, come quella fatta da Erode a Salomé, l’ormai impotente re è costretto ad inginocchiarsi al cospetto del grido «Voglio la testa di Iokanaan».
Un incredibile sfarzo fatto di tacchi a spillo, gioielli e paillettes si palesa all’interno di un’illusione fatta di tendoni rossi e lune intriganti illuminate dalle luci di Nando Frigerio. L’inequilibrio tra i due sessi è portato a un iperbolico eccesso in cui la femminilità è il genere dominante, pur essendo questo un cast fatto di soli uomini.
Curiosi intermezzi proiettati ci mostrano immagini che fanno riferimento al mondo circense e costituiscono un’introduzione a questa realtà bizzarra, forse per istruirci e renderci consapevoli del fatto che siamo tutti, ciascuno a suo modo, dei fenomeni da baraccone.
Immagini di Luca Piva