Santa Scorese è stata uccisa nel 1991, a ventitrè anni, vicino a Bari, da un uomo che per tre anni l’ha perseguitata impedendole di vivere la propria vita, il suo impegno cristiano, costringendola a lasciare l’Università. Uno stalking conclusosi con l’assassinio. Alessandro Piva ricostruisce quei fatti con le parole amorevoli di parenti, amici, testimoni, e con pagine del diario di Sara. Perché casi come il suo sono in Italia assai frequenti, più di uno ogni tre giorni, e spesso finiscono nell’impunità
Santa Scorese è stata uccisa quando aveva solo 23 anni, vicino a Bari, nel 1991, da un uomo che per tre anni l’ha perseguitata, impedendole di vivere la propria vita da ragazza, costretta a farsi accompagnare ovunque andasse, alla fine ad abbandonare gli studi di Medicina all’Università di Bari. Più volte, insieme al padre, ha provato a denunciare quanto le stesse accadendo, ma trent’anni fa la parola stalking non esisteva ancora nei processi penali e le donne nella sua stessa situazione non ricevevano gli aiuti che si possono ricevere (non sempre, in verità) ora. Il reato di stalking, infatti, è stato introdotto in Italia nel 2009, 18 anni dopo la sua morte.
Si potrebbero raccontare tante altre storie simili di vittime e di persecutori, e con le stesse parole, basterebbe cambiare il nome proprio che le accompagna. Come ricorda Alessandro Piva, regista del docufilm Santa Subito, che alla Festa di Roma pochi mesi fa ha vinto il premio del pubblico ed esce ora sugli schermi, sono circa 55.000 le donne attualmente seguite dai centri antiviolenza in Italia e ogni 72 ore, in Italia, ne muore una per mano di un uomo.
Santa Subito, però, è un film che non vuole solo denunciare questi avvenimenti, ma anche far rivivere la storia di Santa Scorsese attraverso le parole dei protagonisti della sua vita e la lettura di brevi passi del suo diario. A parte due registrazioni dell’epoca in cui è stata uccisa, tratte dai servizi del Tg1, i racconti sono recenti. Per circa un’ora si susseguono parole di puro amore e grazia per questa ragazza che ha dedicato la propria vita agli altri, senza trascurare nessuno: il suo desiderio più grande era quello di diventare missionaria al Padre Kolbe di Bologna.
Una storia come tante, insomma. Se non che Santa era fortemente devota alla Chiesa e ai suoi insegnamenti, partecipando assiduamente agli incontri ecclesiastici, alle Messe e agli esercizi spirituali durante i quali prendeva appunti sui suoi quaderni. E sarà proprio per questa sua devozione che verrà uccisa da un uomo che non riusciva ad accettare l’esistenza di Dio, tanto da imporle di rinunciare alla Chiesa per fidanzarsi con lui. È il rifiuto della giovane che lui non riesce ad accettare e per il quale deve pagare con la morte. La storia di Santa viene alla luce nel momento in cui se ne parlano sui giornali e nei tribunali, e tra i banchi delle chiese. Santa Scorsese attualmente è Serva di Dio, come voluto dalla Chiesa per i suoi martiri.
Alessandro Piva dedica il suo film “alle persone che devono sopravvivere”, ovvero a chi racconta la sua storia senza scendere a compromessi o tralasciando particolari, ma così com’è stata: semplice e umile allo stesso tempo. Un elemento interessante delle riprese e dei racconti è quanto riescono a far commuovere, nonostante testimonino un dolore immenso. Come può un genitore riuscire a raccontare la storia della figlia assassinata senza perdere la fermezza? L’angoscia per la morte di Santa si legge negli occhi di chi resta, di chi sapeva ma non è riuscito a fare di più per cambiare le cose. Nell’intervista rilasciata al Tg1 il giorno dopo la vicenda, il padre di lei, poliziotto di professione, a sottolineare la gravità della situazione dice “la legge a un certo punto ha alzato le mani”.
A questo punto verrebbe da chiedersi perché fare un film su una storia che si è conclusa, da alcuni definita “come tante altre”, una storia semplice. La risposta sta nelle cifre legate ai femminicidi e alle violenze che ancora si ripetono, spesso impunite o dimenticate, nel nostro Paese. Troppe e spesso in aumento. Il film su Santa vuol essere un monito a denunciare, a chiedere giustizia. Forse la sua era una tragedia annunciata, ma evitabile.
Santa subito, documentario di Alessandro Piva su Santa Scorese