Uno spettacolo facilmente decodificabile, quello di Marco Morana ai Filodrammatici, ma non per questo superficiale: anzi, il suo pregio è proprio quello di essere affettuosamente didattico…
I sentimenti non sanno cosa sia la coerenza. Sono molto più costanti e durevoli quei riti, quei codici e quei meccanismi che talvolta si creano tra persone unite da un affetto non per forza longevo. Per questa ragione due ex-amanti che si incontrano una volta ogni morte di papa possono riprendere in qualsiasi momento il discorso che più e più volte hanno interrotto: le loro antiche confidenze hanno portato alla nascita di un linguaggio che nessun altro può comprendere e che il tempo non potrà scalfire, e che rimarrà la bussola del loro altalenante rapporto.
È questo il confortante assunto alla base di Le scoperte geografiche di Marco Morana (in scena al Teatro dei Filodrammatici fino a domenica 26 novembre), uno spettacolo che virtualmente risarcisce tutte le coppie scoppiate o mai accoppiate divise dalla vita, dallo scarso tempismo oppure – come nel caso di Ferdi e Cri, i due omosessuali protagonisti di questa serrata drammaturgia – dalla paura di uno dei due.
È Cri (il cui nomignolo deriva da Cristoforo Colombo, soggetto delle ripetizioni che impartisce a Ferdi/Ferdinando Magellano) l’anello debole, incapace di avventurarsi al di fuori dalle convenzioni ma più propenso a cogliere la palla al balzo per varare relazioni clandestine, come ogni padre di famiglia “velato” che si rispetti.
Ma l’obiettivo de Le scoperte geografiche non è attribuire colpe per la mancata formazione di un sodalizio inossidabile (la storia di Ferdi e Cri peraltro inizia negli anni Cinquanta, e si sviluppa quindi in un’epoca poco propizia per la formazione di coppie omosessuali).
Lo spettacolo, al contrario, è dedicato al “codice segreto” dei due, un gergo infarcito di termini marinareschi e di rime (a volte baciate, ma più spesso no), un proto-rap che consente a Ferdi e Cri di riconoscersi a distanza di decenni e di ritrovare un’intesa che – nonostante la discontinuità del loro rapporto – non viene mai messa in discussione, neppure dalla Morte.
Per far funzionare il suddetto proto-rap (e per dimostrare l’effetto che esso ha nel legare Ferdi e Cri) occorrono degli interpreti svelti e con una lampante alchimia reciproca, quindi Daniele Gattano e Francesco Petruzzelli cadono a fagiolo, riassumendo con destrezza (complice la dinamica e pudica regia di Virginia Franchi) tutto lo spettro delle sensazioni che una persona, nell’arco della propria vita, può esperire in rapporto a quell’ambiguo sentimento chiamato amore: incredulità, piacere dell’esplorazione, amarezza, trasporto, disillusione…
Le scoperte geografiche è uno spettacolo facilmente decodificabile, ma non per questo superficiale: anzi, il suo pregio è proprio quello di essere affettuosamente didattico. Le date delle scoperte geografiche potranno pure dissolversi nel ricordo, ma l’educazione sentimentale (dei fanciulli), col suo carico di codici criptati, non sbiadirà mai.
Le scoperte geografiche, al Teatro Filodrammatici fino al 26 novembre