Parole che parlano di quadri? Per i romantici, impossibile. Per noi necessario. Ma perché i diari d’artista, le lettere e le conversazioni non se li legge nessuno? E’ un buon metodo per separare il grano dal loglio
Che le emozioni del creare artistico siano intraducibili in parole è una balla inventata dagli artisti pseudoromantici e da quelli pigri. La miglior letteratura artistica è quella scritta dagli artisti stessi, piena di errori cronologici, revisionismi e negazionismi, parole viziate e false, risse, scopate, j’accuse, modelle rubate, ammirazioni, ricatti, creditori e strozzini.
Il Journal di Delacroix, Il mio nome è Asher Lev di Chaim Potok, le memorie di Françoise Gilot, la bella pittrice sulle cui guance Picasso spegneva le sigarette… E ancora i pensieri di Arturo Martini, le tiritere di Ingres su Raffaello, persino le interviste a William Burroughs, ché leggerlo quando parla di pittura è un po’ come sgranocchiare della Beef Jerky ascoltando la Callas. I titoli sono tanti.
Ma perché i bookshop d’arte contemporanea non vendono i racconti erotici scritti da Jeff Koons o i poemi misogini composti da Georg Baselitz, novello Semonide? Nessuno ci degna di tali letture; nei bookshop solo libri sull’ultimo rullino polaroid, scritti da ogni artista che ancora abbia un rullino polaroid, libri sugli armadi delle femministe lesbiche nel giorno di manifestazione, libri d’immagini jpeg che gli artisti consultano sui computer per prenderne spunto, libri su riviste anni Settanta che riprendono la grafica di altre riviste anni Settanta, libri sugli sconvolgimenti geografici in cui si sono imbattuti artisti che hanno letto libri sul tema, libri su diari di personaggi storici con foto sgranate, libri su diari di scrittrici francesi con foto tagliate, libri su diari di politici gramsciani con foto sovraesposte.
Che imbarazzo.
La piena alfabetizzazione dell’artista fu una conquista rinascimentale. Per pittori, scultori e sarti la scrittura nacque in parallelo al riconoscimento della grandezza del mestiere. Delegare ad altri la scrittura della propria poetica è un vizio degli artisti di oggi che si affidano a professionisti, professori e professati profeti. Questo per le grandi occasioni. Per le piccole, quali la scrittura degli statements, gli artisti fanno ancora da sé.
Cos’è uno statement? La peggior frustrazione cui il mondo dell’arte soggioga i giovani artisti: un breve testo da allegare al proprio portfolio di opere da cui il lettore deve evincere i perché e i per come della poetica artistica. In un sistema arrivato a esigere che ogni opera sia il risultato di un’intenzione, il corpo di un concetto, lo statement è l’ocello del pavone, guilty temptation for pleasure seekers.
C’era una volta, molto tempo fa, prima che l’artista dovesse decorare quel grande piatto di nigiri e maki con accenni di crema chantilly che è il proprio portfolio, c’era un giovane chiamato Raffaello Sanzio che concludeva a quindici anni la sua prima Madonna col bambino. Raffaello non sapeva scrivere, imparò con il tempo, grazie all’amicizia della Duchessa d’Urbino.
Raffaello poteva solo intuire che sarebbero state le parole a lasciar testimonianza di quel che il quadro nasconde: i sensi di colpa, le notti insonni del pittore, i giorni di apprensione aspettando che la velatura troppo oleosa asciughi, la scossa di pancia nel giocare scacco matto al proprio maestro… I diari dei grandi pittori scrivono un unico libro, nomi ed epoche cambiano, ma il sentimento si tramanda, vertiginosamente immutato.
Ecco una lista di libri, scritti da artisti e da critici sanguigni, da aggiungere al ripiano “Arte” della vostra libreria, un po’ più a destra de Gli dei hanno sete di Anatole France, un po’ più a sinistra della teca dove conservate l’edizione antica de Il capolavoro sconosciuto di Balzac:
Per le fanciulle edipiche,
Unstill Life, Gabrielle Selz, W.W. Norton & Company, 2014
Per il lettore illuminato,
Seeing Out Loud: The Village Voice Art Columns, 1998–2003, Jerry Saltz, Gt Barrington: The Figures, 2003
Per le innamorate degli innamorati di sé (ragazze, ne vale la pena solo se il vostro lui è Picasso),
Life with Picasso, Françoise Gilot e Carlton Lake, Virago Press, 1990
Un texano esagitato che spazia da Parmigianino ai poster cinematografici ghanesi anni Ottanta,
Pirates and Farmers: Essays on Taste, Dave Hickey, Ridinghouse, 2013
Per chi cerca un maestro,
Philip Guston: Collected Writings, Lectures, and Conversations, Philip Guston, University of California Press, 2010
Seduzione, Ezra Pound e trementina,
Kitaj. Pictures and Conversations, Julián Ríos, Moyer Bell and its subsidiaries, 2007
Per chi è in cerca dell’alter ego maschile di Lena Dunham,
Painter’s Journal, Joshua Abelow, James Fuentes & Peradam, 2012
Per chi, la pittura è Hollywood,
Ed Ruscha’s Los Angeles, Alexandra Schwartz, The MIT Press, 2010
Per i giovani storici (quelli precisini),
After Modernist Painting, Craig Staff, I.B. Tauris, 2013
Per gli anglofili, un libertino a Camden Town,
A Free House!: Or, The Artist as Craftsman, Walter Richard Sickert, Arcade Publishing, 2012
Per chi balla il Cha cha cha con gli action painters,
Invented Symbols: An Art Autobiography, Alex Katz e Vincent Katz, Charta/Colby College Museum of Art, 2012
Foto di Mo