Sesto San Giovanni: donne migranti a scuola di italiano. Accanto i loro bambini che giocano. Si studia, si cuce, ci si conosce, si ride. E queste alunne speciali scrivono: “Sono stata fortunata, ho conosciuto amiche da tutto il mondo, sono orgogliosa di quanto ho imparato”
Anche questa è scuola, scuola integrata di madri e figli, contemporaneamente. Siamo a Sesto San Giovanni, da sempre officina di esperienze e laboratori di avanguardia.
Nella centralissima piazza Oldrini, nei locali della ex biblioteca dei ragazzi, Patrizia, Simona, Stefania e altre volontarie accolgono Nagwa, Amina, Leyla, Van, Katia e le altre per fare lezione di italiano. Lo spazio concesso dal Comune è vasto e attrezzato per i bambini e per le mamme. È questa, la caratteristica della proposta ed è questa la novità , anche se l’obiettivo finale per le donne straniere è quello di sostenere un esame di italiano utile per il permesso di soggiorno e non solo.
Nata come costola del Cespi (Centro Studi problemi internazionali )per volontà ed energia di Patrizia Minella , che dell’Ente è stata direttrice, la ‘Scuola delle mamme’ ha preso corpo circa cinque anni fa, grazie al sostegno della cooperativa immobiliare Uniabita . Dall’anno scorso l’iniziativa è diventata parte integrante di un progetto più ampio Conoscere, riconoscere, intessere. Lingua italiana e relazioni inclusive cui partecipano molte associazioni culturali come ‘Da donna a donna’ e non ultimo, l’Istituto professionale ‘E.Falk’ e di cui è capofila il Comune di Sesto San Giovanni che, attraverso l’assessorato alle Pari opportunità, ha vinto un bando della Regione.
Ed eccoli qui, bambini e mamme: i primi, che non vanno ancora a scuola, giocano con le volontarie, le seconde affollano i tavoli per dedicare a se stesse il tempo di imparare. Così due volte alla settimana si studia e si pratica l’italiano, un’altra mattina invece i tavoli si riempiono di macchine da cucire per il laboratorio di taglio e cucito a cui si è aggiunto da poco il laboratorio di cucina.
La divisione dei corsi avviene in base al livello di partenza: si comincia dall’analfabetismo della lingua madre e ovviamente dell’italiano, per approdare al terzo livello che consente di acquisire i requisiti per ottenere la “carta di lungo soggiorno”. I gradi B1 e B2 sono i più elevati e corrispondono ad una padronanza pressoché completa dell’italiano. Sui tavoli si aprono i quaderni, si compongono parole, si legge e si ripete. Si studia o si cuce, ci si conosce, si ride.
La scuola non è solo addestramento all’italiano, ma anche un crocevia di informazioni di natura pratica, per esempio sull’iscrizione dei bambini al nido, sulle pratiche del permesso di soggiorno, sulla salute e sull’educazione dei figli; e poi ancora e soprattutto il luogo, forse l’unico, di confronto , di condivisione di vita vissuta, di solidarietà , come testimoniano le storie che Ibtissem, la mediatrice culturale, sta raccogliendo.
Lei stessa, la tunisina dal fluent italien, scrive: «La scuola delle mamme è l’unico respiro per noi donne straniere!». E poi ancora: «Lunedì e giovedì sono due giorni speciali per me…e vorrei con tutto il cuore che fosse per tutta la settimana. Appena entro la mattina mi sento già meglio».
Le difficoltà di inserimento sono state pesanti un po’ per tutte, per qualcuna di più: «Sono passati i giorni i mesi e gli anni in Italia, freddi come il tempo e come il comportamento delle italiane nei nostri confronti, soprattutto con noi donne arabe. La mia vita vera iniziava quando preparavo le valigie per andare a trovare i miei, una volta all’anno», scrive una delle mamme.
E ancora: «Non è stato facile per me tutto questo e ci sono stati tantissimi problemi con mio marito a causa della pesantezza della nostra vita quotidiana, finché ho cambiato il mio destino da sola: sono stata fortunata perché ho partecipato alla scuola delle mamme, che mi ha aiutato tantissimo per superare la routine soffocante e per uscire dalla solitudine: ho conosciuto tante amiche da tutto il mondo».
Si prende per quanto possibile in mano la propria vita. Così è successo a Jawida, mamma egiziana di un bambino di dieci anni che ha avuto da sempre il sogno di studiare, ma i suoi fratelli erano contrari e al padre lo studio sembrava soltanto tempo sottratto ai mestieri di casa. È cresciuta fino all’età del matrimonio, si è sposata ma non è mai riuscita a comprimere quell’antico desiderio di imparare. Il suo bambino è andato a scuola e lei ne ha approfittato per apprendere l’alfabeto arabo. «Dopo dieci anni di matrimonio mio marito ha deciso di portarci insieme in Italia e, sapendo il mio desiderio di andare a scuola, mi ha trovato la scuola delle mamme! Il posto in cui ho realizzato il mio sogno… Da mamma quasi analfabeta in arabo, ho imparato a leggere e scrivere in italiano. Sono molto orgogliosa di me stessa».
La scuola delle mamme, il due giugno, festeggia: invitate mamme e bambini, dalle 9,30 in poi in piazza Oldrini.
Foto courtesy Scuola delle mamme