Lei odia i pargoli, lui ne ha una ben tosta. Dovrà nasconderla per farsi amare

In Cinema

“Se permetti non parlarmi di bambini” di Ariel Winograd è una commedia campione d’incassi in Argentina su una love-story all’apparenza impossibile. Quella tra un disilluso venditore di strumenti musicali e una giramondo in cerca di un approdo nella vita. Niente di nuovo, ma la verve dei due protagonisti, la spagnola Maribel Verdù e il porteño Diego Peretti, diverte abbastanza

In Argentina ha battuto nel primo weekend perfino l’ultimo Mad Max, portando 100mila spettatori al cinema, ed è stato il terzo incasso del 2015. Merito di un regista quasi 40enne, Ariel Winograd, al suo terzo film dopo due commedie di successo, e di un tema che funziona sempre, nel drammatico e nel buffo, l’adorata, a volte insopportabile onnipresenza dei figli nella nostra vita e nei nostri pensieri, che non mancano neanche quando non ci sono, come nel caso della protagonista del film Vicky, che non li ha mai voluti e fugge come la peste qualsiasi partner già genitore, o anche solo vagamente incline all’idea della paternità.

Se permetti non parlarmi di bambini (Sin hijos, in originale) è però soprattutto un film di attori. Anzi, un film per due mattatori la spagnola Maribel Verdù, lanciata come Penelope Cruz da Fernando Trueba nel film-oscar Belle Epoque e da allora protagonista per tanti registi di gran nome, da Francis Coppola a Vincente Aranda e di recente nel cast del divertente, gotico Blancanieves, e il brutto ma bravo Diego Peretti, porteño popolarissimo in patria, soprattutto nel registro brillante, ma visto di recente in Italia nel drammatico The german Doctor, sulla fuga del medico criminale di guerra Menghele in Sudamerica.

Il loro incontro è davvero da “strana coppia”. Fidanzati mancati in gioventù, nonostante un reciproco innamoramento, si ritrovano a più riprese nei decenni successivi, finche l’amore sboccia nel negozio di strumenti musicali che lui, Gabriel, manda avanti col fratello svitato. Loro, insieme starebbero bene, perché Vicky, giramondo per tanto tempo, sta cercando un approdo tranquillo, sentimentale e logistico, e lui da anni cerca senza successo un volto gentile per rimediare alla ferita che la moglie, decisamente scorbutica peraltro, gli ha inflitto mollandolo per l’istruttore di arti marziali della figlia.

Tutto ok, salvo che l’idiosincrasia di lei per i pargoli non solo gli impedisce di presentarle la sua piccola e adorata Sofia, ma lo costringe a stravolgere la casa, ogni volta che si approssima un combino amoroso, per celare ogni indizio genitoriale, facendo sparire i disegni appesi al muro e la tenda indiana in salotto. Intorno a questo spunto, che è la cosa più divertente del film, si snoda una storia a lieto e prevedibile fine, godibile ma non certo munifica di colpi di scena o sorprese. Resta soprattutto la simpatia dei due interpreti, che giustamente neanche tentano di aggiungere profondità o secondi fini diversi dal celebrare l’incontro, alla fine felice, tra due caratteri opposti che si attraggono, scegliendo con buon senso di superare le reciproche idiosincrasie.

Se permetti non parlarmi di bambini, di Ariel Winograd, con Maribel Verdù, Diego Peretti, Guadalupe Manent, Horacio Fontova, Marina Bellati

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