Splendida 80enne, l’attrice inglese esordisce da regista con “Sea Sorrow” (“Il dolore del mare”), film-documento che la vede attraversare l’Europa degli accampamenti della disperazione, dalla giungla di Calais all’isola di Lesbo. Con una mission particolare, il ricongiungimento dei minori migranti con le famiglie già sparse nel nostro continente. Con lei Emma Thompson, Ralph Fiennes e Sir Alfred Dubs
La data di uscita è casuale (il film aspetta da parecchi mesi un accesso al circuito italiano) ma non c’è dubbio che non poteva essere più tempestiva di così l’apparizione nelle sale di Sea Sorrow – Il dolore del mare, il documentario sui migranti in Europa, i loro viaggi drammatici, l’accoglienza non sempre generosa che ricevono all’arrivo, e le politiche xenofobe e respingenti di gran parte di paesi della UE con cui fa il suo debutto nella regia la straordinaria attrice inglese Vanessa Redgrave, qui anche protagonista (e siamo a circa 140 titoli tra film, documenti e lavori per la tv, compreso l’Oscar 1977 per Julia). La rissa di tutti contro tutti scatenata dalla vicenda della nave soccorso Acquarius e dei suoi 629 disperati passeggeri, l’affermarsi di una linea di barbara indifferenza alle leggi del mare sull’aiuto a chi è in pericolo, dal cinico sapore elettoralistico, del governo leghista-grillino, e insieme lo scatenarsi di polemiche in campo europeo accompagnate dal vacillare di ogni solidarietà continentale, fanno del film una testimonianza preziosa.
Il punto di partenza appare piuttosto semplice: “Abbiamo il dovere di resistere a queste politiche crudeli e illegali. Perché le persone muoiono”. Sembra quasi lapalissiano, e impossibile quindi non dar ragione all’assunto dell’attrice su cui è costruito il film, eppure la stragrande maggioranza di cittadini ed elettori europei (anche in Italia, e anche a sinistra) sembrano sposare altre illusioni nazionaliste, inseguendo orgogli fuori tempo massimo nell’era della globalizzazione e sogni di rinascite economico-culturali basate sulla ripulsa dell’altro comunque inquadrato come infido, pericoloso, probabilmente lazzarone, forse jihadista, come minimo usurpatore di lavoro, benessere altrimenti “nostri”.
La missione di Vanessa Redgrave si appunta in particolare sulla protezione dei e delle minori migranti, che sempre più salgono su barconi e gommoni non accompagnati, senza il sostegno, in viaggi angosciosi e incerti, dei genitori o di parenti vicini: attraversano, come nella Tempesta di Shakespeare – ovviamente recitata nel film da attori di primissimo piano come Emma Thompson e Ralph Fiennes – mari molto agitati nel tentativo di sfuggire a guerre civili e dittature o “solo” (scusate se è poco) a carestie e povertà endemiche. “Tutti abbiamo il dovere di aiutarli pensando a passaggi sicuri, non certo innalzando muri”, aggiunge l’attrice/autrice del film girato tra Francia, Italia, Grecia, Libano e Inghilterra, che sostiene in qualche modo l’ong Safe passage, nata nel 2015 a Calais per facilitare il ricongiungimento familiare dei/delle minori presenti nella jungle con i parenti negli altri paesi europei, in particolare l’Inghilterra – previsti dal regolamento dell’accordo Dublino III – e ora è attiva anche in Italia, Uk, Grecia, Belgio. Il film punta l’accento anche sull’attivismo della società civile, mostrando le manifestazioni in favore dell’accoglienza dei rifugiati in varie città, Londra ma non solo.
Dalla giungla di Calais, poi smantellata, all’isola-rifugio Lesbo, Redgrave attraversa con il suo sguardo le frontiere dell’Unione Europea, partendo dalla Grecia che, dice, ha dato a tutti “una lezione di umanità”. Insieme a lei Sir Alfred Dubs, membro del partito laburista, nato a Praga da padre ebreo, che ha beneficiato da bambino di un programma di accoglienza in Inghilterra per i minori provenienti dalla Germania nazista e dai territori occupati e che lo scorso anno presentò la proposta di accogliere nel Regno Unito i/le tremila minori presenti nella giungla. “Con mio figlio Carlo (figlio di Franco e produttore del film, ndr.) sono stata a Norimberga dove furono condannati e giudicati i criminali nazisti – racconta l’attrice -. Oggi lì c’è una destra che avanza, mentre il governo ha dato ordine alla polizia di rispedire i profughi in Afghanistan. Viviamo un periodo in cui la società subisce trasformazioni poco gradevoli. Pensavamo che l’olocausto e la pulizia etnica non avrebbero potuto più ripetersi, ma oggi ci sono situazioni molto simili. Anche in Italia ci sono cortei fascisti e nessuno fa niente. Bisogna contrapporre a tutto questo i diritti umani, senza i quali non c’è dignità”.
Sea Sorrow – Il dolore del mare, documentario di Vanessa Redgrave con Ralph Fiennes, Emma Thompson, Simon Coates, Daisy Bevan, Martin Sherman, Juliet Stevenson.