Parole e musica, con Toni e Peppe, di un secolo di tradizione napoletana, da Viviani a Eduardo, nel concerto allo Strehler con un eccezionale quartetto d’archi, i Solis String
La parola canta, in napoletano. Accompagnati da un quartetto d’archi d’eccezione, il Solis String Quartet, Toni e Peppe Servillo raccontano a parole, battute, gesti e canzoni l’atmosfera eterna e magica della Napoli di Eduardo, del profumo del mare, del cibo, dei mariuoli e dei santi. E’ un viaggio antropologico che evoca i testi di Viviani, De Filippo, Borrelli, Moscato e le liriche di alcuni tra i più importanti esponenti della cultura musicale partenopea, tra cui Raffale Cutolo, Giuseppe Cioffi, Antonio di Francia, Nicola Valente, in una grande festa recitata e cantata, in cui tradizione e vitalità si mischiano sotto l’insegna di un attento lavoro artistico e di un’appartenenza forte alla terra natia.
Sorretti da nient’altro che loro presenza scenica, i due Servillo rendono contemporanea una cultura genuina, mai dimenticata, in grado di reggere gli occhi incantati degli spettatori al pari di un grande musical e ritrovando radici identitarie italiane, troppo spesso confuse nel turbinio di informazioni metropolitano. La magia dei due è un tributo filologico, un vero omaggio al vivere comune, è l’espressione schietta di un’umanità stata capace di raccontarsi senza peli sulla lingua con una tragica nobiltà. È il dialetto il vero valore aggiunto contemporaneo, un invito a non uniformare, a ricordare, a riappropriarsi delle origini di un linguaggio che decade talvolta in favore di meccanismi globalizzanti, comodi ma non originali e originari, che qualche decennio addietro colorivano un po’ di pi˘ le calli del territorio nostrano.
L’immaginazione porta lo spettatore a figurarsi di fronte tutti i tipi psicologici del tessuto napoletano, in una forma poetica che racconta la città e i suoi meandri con la voce della musica, talvolta non accomodante, volgare e sferzante, ma anche sinuosa, appassionata ed elegante, permeata da quelle sonorità capaci di evocare un prestigio che è il frutto proprio di un vissuto, di cui sono intrise le melodie. L’Italia ai tempi di Eduardo, lontana dallo showbusiness digitale, ci ricorda che la cultura Ë prevalentemente rito collettivo, Ë stare assieme arricchendosi di emozioni e esperienze, consolidando il proprio vivere con una memoria drammatica che non ha bisogno di standardizzarsi al globally correct, ma attinge a piene mani a quel Patrimonio dell’Umanità che ci circonda.
I Solis String. Quartet, bravissimi, coprono coi loro archi tutte le voci della partitura, alternando l’accompagnamenti ad una frizzante, melanconica e briosa colonna sonora. Toni Servillo, impeccabile, omaggia la sua Napoli con grande dedizione e assieme a Peppe Servillo impegnato ed evocativo cantautore, ci accolgono nell’alveo della grande tradizione partenopea.
La parola canta, con Peppe e Toni Servillo, al Piccolo Teatro fino al 19 aprile