Shadi Ghardirian, straordinaria fotografa iraniana, denuncia davanti al mondo che si raccoglie a Milano in questi mesi la tragica condizione delle donne iraniane
L’officina delle immagini presenta l’interessante personale The Others Me della fotografa iraniana Shadi Ghadirian (Teheran, 1974). L’esposizione raccoglie alcune opere fotografiche appartenenti a quattro diversi progetti della Ghadirian. Nulla risulta confuso, anzi; la mostra ci fa accedere a diversi modi di interpretare il ruolo della donna nella società iraniana e lo scontro tra tradizione e modernità.
The Others Me – “Le altre me”: donne iraniane raccontate attraverso gli occhi di una donna iraniana, un ritratto a volte ironico e a volte drammatico, che quasi sempre diventa autoritratto. In tutta la mostra è palpabile il legame forte tra la fotografa e la cultura del suo pese natale.
Le prime foto appartengono al progetto Miss Butterfly (2011), il nome tratto da una famosa leggenda iraniana che narra la storia di una farfalla che, come un Icaro del regno naturale, desiderava avvicinarsi al sole per incontrarlo. Il delicato insetto però cade nella tela di un ragno, come le donne ritratte nelle fotografie di Ghardirian: bianchi e neri intensi ma delicati, assortiti in una composizione perfetta, ritraggono donne tra le mura domestiche che non tessono il peplo della libertà di Penelope, ma piuttosto la tela di regno che le intrappola dentro la loro stessa casa.
Sempre sullo stesso piano troviamo le foto di Like Everyday (2002), ritratti a colori di donne completamente coperte da veli coloratissimi, la cui identità viene ulteriormente nascosta e limitata dietro l’utensileria da cucina: ambigui strumenti di libertà, potere e necessarietà castrati.
Scendendo al piano sotterraneo si possono ammirare finalmente le famose fotografie di Qajar (1998). Dopo leggende e contemporaneità si torna indietro nel passato: Qajar è il nome della dinastia che regnò in Iran per 150 anni. All’interno di ambientazioni lontane, che richiamano quei tempi passati, la fotografa inserisce oggetti, definiti “proibiti”, come la macchina fotografica, i cosmetici o il telefono. Nelle fotografie, però, tutto risulta ordinato e armonioso: solo dietro le apparenze di una società che pare funzionare perfino a chi ci vive dentro si nascondono proibizioni, assenza di libertà, dittatura, reazione e stato etico.
L’ultimo progetto in mostra, purtroppo più scontato degli altri, almeno dal punto di vista fotografico, è Nil Nil (2008). Si tratta di still lives di vita quotidiana, nei quali viene inserito un arnese da guerra, come una maschera anti gas tra i giocattoli, un coltello insanguinato sulla tavola apparecchiata e una bomba a mano nel frigorifero. Pronta a esplodere…
Shadi Ghadirian | The Others Me, Officine dell’Immagine, fino al 21 giugno 2015
Foto:Shadi Ghadirian, Like Everyday #5, #7, #13, 2002. Courtesy della Galleria e dell’Artista