Dal 12 al 20 dicembre rivivono al Teatro I cinque tragedie di Shakespeare riscritte e “ristrette” nelle idee provocatorie di un personaggio minore che viene allo scoperto e si fa protagonista…
I, Shakespeare, come I Daniel Blake di Ken Loach. Io, nel presente, qui ed ora. È il titolo complessivo di cinque spettacoli di Tim Crouch (foto in copertina), già esaltati in patria inglese, dove l’autore con geniale originalità scrittura cinque personaggi “minori” di testi scespiriani notissimi e li mette al centro, sfoltendo il calendario per farceli nostri contemporanei secondo la famosa lezione di Ian Kott: con il linguaggio Marvel, sono degli spin off allestiti dalla Accademia degli Artefatti con le regìe di Fabrizio Arcuri, a volte anche attore. Crouch indaga così, giocando seriosamente con il pubblico chiamato a partecipare e ricordare, evocare, storia, nevrosi e pulsioni, evidenti e segrete, di alcuni ben noti nomi delle locandine famosissime di sir William scovando nei “caratteristi” le doti dei primi attori e rileggendo tutti con il senno teatrale di poi e l’occhio della contemporaneità: non si tratta di attualizzare ma di farci notare l’eternità dei temi, dei sentimenti, degli orrori. Del resto succede spesso in scena che ruoli minori rubino la scena ai maggiori (un esempio per tutti, West side story) e in genere i cattivi vincono sui buoni che si devono accontentare della complicità morale. Il “gioco” fu inaugurato nel 1967 da Tom Stoppard che con Rosencrantz e Guildestern sono morti mise al centro dell’azione i due amici di Amleto che si prendono la scena. Ed ora la storia continua. Dal 12 al 20 dicembre rivivono quindi al Teatro I, alle ore 21, cinque tragedie scespiriane riscritte e “ristrette” nelle parole e nelle idee provocatorie di un personaggio minore che viene allo scoperto e si fa pirandellianemente protagonista avendo cercato e trovato l’autore: una meravigliosa idea sociale di eguaglianza teatrale. Ma ogni monologo è anche un gioco di società in cui lo spettatore non è detto sia sempre e solo un voyeur: “Nessun ruolo è mai imposto ma è sempre possibile” dice il regista.
Si parte il 12 e 13 con Io, Fiordipisello, folletto del bosco del frequentatissimo Sogno di una notte di mezza estate, tornato di recente con i bravissimi ragazzi dell’Elfo: qui ci sono Matteo Angius e Fabrizio Arcuri. Sarà il folletto, solo in scena, a far parlare la platea, cedendo il posto il 14 e 15 a Banquo, il generale dell’esercito scozzese di re Duncan nella tragedia di Macbeth, che lo fa uccidere e poi ne sopporta le freudiane conseguenze rivedendo il suo spirito che gli mette al piede la palla del complesso di colpa. Un fantasma contro la voglia di potere che non ha mai smesso di essere gettonata e non è mai sazia. Sangue che si lava per lasciar posto a un altro sangue, di tonalità diversa (con Enrico Campanati e Matteo Selis). Si passa poi a I, Calibano il 16 e 17 dicembre dalla Tempesta (con Fabrizio Croci) ed anche qui si tratta di un ruolo chiave nella drammaturgia scespiriana: il servo, il diverso, il nero (così appariva Placido nelle prime repliche dello spettacolo di Strehler), forse il mostro, forse un effetto speciale della mente coloniale di re Prospero: qui Calibano prende possesso dell’isola e forse dà il via a una nuova storia e una nuova razza fondata da lui che rappresenta una cultura barbara, fra marionette e dolci ribellioni, dolci sconfitte e schizzi d’acqua a volontà. Si arriva a Cinna il poeta catulliano del Giulio Cesare (18 e 19) con Gabriele Benedetti, ma anche il console Lucio Cornelio coinvolto nel fattaccio tanto che tutto lo show è improntato sul doppio gioco degli specchi e delle personalità. Chiusura, in forma di reading, con Io Malvolio il 20 dicembre, personaggio di chiara fama che i primi attori si sono sempre accaparrati, da Romolo Valli a Carlo Cecchi: Malvolio è grottesco, crudele, patetico il servo innamorato della padrona, caduto nella rete di uno scherzo crudele, clou della pochade transgender di Shakespeare: “Mi vendicherò di tutti voi!” minaccia. E l’eco non si è mai spenta.
I, Shakespeare, al teatro i fino al 20 dicembre