Non solo protagoniste, non solo eroine. Personagge invece. Una parola nuova, che dà titolo ad un libro che raccoglie i contributi di 23 tra scrittrici e studiose, per un nuovo modo di vedere le figure femminili in letteratura
Provate a discutere di personaggio-donna, personaggi femminili, donne-personaggio… La lingua inciampa, balbetta, arranca. Così quando abbiamo deciso, in occasione del convegno nazionale della Società italiana letterate (2011), di chiamarle personagge, è stata una liberazione. Dici personaggia e tutto diventa più semplice, puoi anche non intendere solo le protagoniste, puoi parlare, ad esempio, di Hermione, la giovane compagna d’avventura di Harry Potter. È una ragazzina piena di iniziativa e per nulla smorfiosa, è per l’appunto una delle nuove figure femminili che abitano molte delle storie che oggi si raccontano, nella letteratura, al cinema, al teatro, nell’arte.
L’idea, insomma, è che le personagge, quelle narrate, quelle inventate, sono spesso più articolate di quelle rappresentate dai media o negli studi di un talk show televisivo. Dire personagge per me, per noi che abbiamo curato il convegno e poi il libro – L’invenzione delle personagge a cura di Roberta Mazzanti, Silvia Neonato e Bia Sarasini, Iacobelli editore, 2016 – è stato prima un azzardo linguistico e poi un gesto di libertà. Dire personagge non è un dettaglio, perché il linguaggio rappresenta il nostro mondo interiore, le nostre idee e i pregiudizi e muta continuamente anche secondo le rivoluzioni sociali e politiche. Tant’è vero che infatti muta continuamente anche secondo le modificazioni sociali e politiche: ora sentiamo dire sindaca e ministra di continuo e non era mai accaduto, perché mai tante donne avevano avuto posizioni apicali.
Personagge dunque, non solo protagoniste o eroine. Vedere come si accampano nella mente di autrici, di autori; guardare la forma che prendono, la vita che si prendono nella mente delle lettrici, dei lettori: questo il progetto delle 23 scrittrici e studiose che riportiamo nel libro. Che si propone come una sorta di antologia da cui pescare materiali molto diversi: si mescolano interviste a scrittrici italiane come Dacia Maraini, Clara Sereni o Maria Rosa Cutrufelli con saggi critici, e brani firmati direttamente dalle scrittrici che raccontano quali sono le personagge che le hanno influenzate oppure come costruiscono le proprie. Lidia Ravera scrive che Mrs Ramsey le ha salvato la vita: senza l’autorevole personaggia di Virginia Woolf era in preda a un sentimento di rifiuto dei modelli femminili offerti a una ragazza degli anni ’50. Annamaria Fassio, della scuderia dei gialli Mondadori, scrive invece come costruisce ormai da anni la sua commissaria Erica Franzoni, capace di districarsi tra la responsabilità e la passione con piglio disinvolto.
Tra i saggi segnalo i tre che scavano nella figura di Modesta, la controversa personaggia di Goliarda Sapienza che campeggia ne L’arte della gioia e quello in cui la critica d’arte Francesca Pasini parla dell’artista americana Joan Jonas e delle sue creature. È dunque necessario nominarle, le personagge, come scrive Nadia Setti, docente di letteratura italiana all’Università di Parigi, anche se in realtà vivono da tempo: aspettavano che qualcuno le interrogasse, le studiasse e desse loro tutta la dignità e l’importanza che viene negata alle loro sorelle in carne e ossa.
Del resto sono proprio i personaggi o le personagge a affascinarci e a influenzarci, a volte a scapito di chi le/li ha creati. Lisbeth Salander, che mostra quale feroce vendicatrice può diventare una donna abusata, non è forse più nota del suo creatore Stieg Larsson? Per altre generazioni di lettrici Jo di Piccole donne ha costituito un modello di ribellione e libertà (qui l’articolo collettivo di Cultweek dedicato alle nostre eroine). Oggi è Katniss Everdeen, scrive Bia Sarasini, la protagonista della saga di Hunger Games, che guida le rivolte e rappresenta il proprio popolo. E Jeanette, che nel 1985 (ne scrive Valeria Gennero nel libro) anima il romanzo Non sono solo arance di Jeanette Winterson, non è la prima lesbica letteraria protagonista di un bestseller, capace dunque di modificare il senso comune?
Altra novità del libro è l’avere messo insieme il terzetto – anche esso un inedito della scena culturale che va formandosi dall’800 in poi – di autrice-lettrice-personaggia, un terzetto di cui scrive Annamaria Crispino e che modifica la trasmissione del canone letterario e che esiste da appena due secoli, cioè da quando le donne hanno cominciato a leggere e a scrivere. È un terzetto magico che ha già prodotto una nuova visione della cultura in cui viviamo e che promette ancora molto per il futuro.
Si tratta di una ricerca sul rapporto a tre che lega l’autrice, la personaggia e la lettrice, un terzetto inedito nella storia della cultura che si afferma dal secolo XIX e che modifica i canoni della trasmissione del sapere.
*Il 17 dicembre alle 17,45 alla Casa delle donne di via Marsala a Milano la presentazione del libro.
Introduce e coordina Filomena Rosiello del direttivo della Casa delle Donne. Dialogano sul libro Silvia Neonato, Valeria Gennero, Francesca Pasini, Laura Lepetit.