“Al piano di sotto mixtape” è un album registrato letteralmente al piano di sotto della casa dove Smeco Da Rua e Lo Spettro vivono da quando si sono trasferiti a Milano nell’ottobre 2018
Se è vero che ogni generazione crea e rivendica la novità della propria musica, è vero pure che ci sono alcune persone che, come salmoni, affrontano la corrente per tornare alle origini, al luogo dove sono nati e dove è nata la loro passione musicale. Smeco Da Rua è una di queste persone.
È impossibile non sentire l’eco di Fabri Fibra nello stile di Smeco, e lui non lo nasconde, anzi, provoca tutti rappando sulla base di Non crollo. La provocazione è un’altra sua caratteristica. La provocazione del giullare, del joker, che con una risatina stridula lancia la sua sentenza tagliente. In apertura infatti Smeco mette subito in chiaro le cose: se non apprezzi questo album – Al Piano di sotto mixtape – non sai nulla di rap e, aggiunge, sappi che io non sono uno di quelli famosi. A quali famosi, a quali VIP si riferisca sarà evidente durante l’ascolto.
Parlando con Ettore, questo il suo vero nome, ho sentito una passione vera, una voglia di non essere famoso come “quei famosi”. «Per me il rap è come il rock o il punk, deve essere dissacrante, deve scandalizzare, ma non deve essere pura ostentazione… di che poi?!» mi dice sorridendo e aggiunge «ovviamente c’ho pensato a “vendermi”, a fare quello che ora va di più, ma poi ho pensato che non è per questo che faccio musica».
Accanto a lui Lo Spettro annuisce mentre smanetta al computer, mi vuole far sentire dei pezzi nuovi. Il mixtape che hanno creato vuole essere un omaggio al concetto originale di mixtape, mi spiega Alvaro, vero nome de Lo Spettro: «Abbiamo scaricato alcune basi e abbiamo registrato quello che vuole essere il suono di una festa, un ‘mix live’ registrato su ‘tape’, come una volta».
Smeco poi continua spiegandomi che una volta il mixtape valeva come presentazione dell’artista e questa vuole essere la loro, il biglietto da visita da lasciare al pubblico di Milano. Smeco e Lo Spettro sono infatti entrambi calabresi ed è in quella scena che si sono conosciuti, muovendo i primi passi.
Proprio per rimanere fedeli al concetto di mixtape, il loro lavoro è un unico pezzo di 41 minuti in cui non mancano scambi di battute e di insulti tra i due, in pieno stile rap. Un lavoro registrato davvero “al piano di sotto” del loro appartamento dove hanno creato uno studio di registrazione che trasuda passione e fatica. La stessa passione e la stessa fatica che mettono nel concentrare in 41 minuti l’essenza del mondo di oggi, in chiave rap. Abbondano i riferimenti alle serie tv, ai film, alla televisione e ai social, tutti argomenti che Lo Svitato, altro personaggio creato da Ettore (o da Smeco, chissà?), narra come li narrerebbe un giullare: «si tratta di mandare un messaggio: tutto brucia», citazione del Joker creato da Heat Ledger nel film di Nolan, personaggio che più volte ritorna nel mixtape con i suoi folli messaggi (che poi così folli non sono).
Secondo Smeco bisogna dissacrare tutto, dissacrare e sbeffeggiare la scena rap, quella trap, la Tv trash e se stessi. «Io le cose non le scrivo con uno scopo, le scrivo per il piacere di scrivere, se danno fastidio pure meglio. E qui possiamo citare di nuovo il Joker di Nolan: “io agisco, sono come un cane, corro dietro le macchine ma non saprei che farmene se le prendessi”, mi sembra un concetto ben spiegato» dice ridendo.
E «Fatevela una risata» è l’inizio di uno dei pezzi che più mi ha colpito per la capacità che ha Smeco di giocare con le parole e con la metrica sintetizzando in pochi versi concetti al vetriolo, come quando rappando dice “vuoi fare successo ma cazzo non ce la fai/fatti un selfie mentre muori così vedi quanti like”; una frase che da sola potrebbe ben racchiudere molti dei nostri giorni.
Che siano tristi o felici, rabbiosi o rilassati, Smeco Da Rua e Lo Spettro riescono sempre ad attraversare vari stili tra rap e hip hop senza scimmiottare nessuno, ma trasmettendo tutta la forza delle loro influenze più profonde e differenti. Rimanere umili e mostrare rispetto verso l’Olimpo di divinità che hanno creato questi generi è infatti la loro linea di condotta. Forse è proprio per questo che i loro lavori, anche quelli precedenti, sono così densi di significato, per questa loro voglia di continuare a imparare senza mai sentirsi arrivati. La musica, il rap, come studio, sudore e rispetto.