Cos’è, se c’è, la gioventù? A indagare ci pensa uno spettacolo ideato dall’attore Gigi Gherzi: contaminazione tra immagini e ricordi
C’è un regista narratore sul palco, un Gigi Gherzi che sperimenta, ricorda, pesca da un archivio di quelli che per lui sono ricordi e che per la gioventù sono esperienze. Ci sono anche giovani personaggi, personaggi che sembrano in cerca d’autore. Ci sono innumerevoli titoli assegnati alle storie che Gherzi racconta, che estrae da scatole sceniche come da un vaso di pandora di quella che è stata e che sarà l’età della giovinezza.
Appena prima del Pinocchio di Antonio Latella (Piccolo Teatro, dal 19 gennaio al 12 febbraio), eterno immaturo, arriva invece un testo nostalgico sulla gioventù, su tanti vantaggi e svantaggi di essere giovani, e anche del desiderio di crescere, di maturare, senza che gli altri siano pronti a dirci “ma tu non sei normale”. Non si vuole e non si riesce a essere normali in gioventù. Questa regia vuole analizzare le diversità, le peculiarità di un’età che si rimpiange spesso crescendo, proprio perché normale non lo è stata.
La regia è di Silvia Baldini, l’idea di Gherzi, che ha raccolto un coro di persone per partecipare ogni sera attivamente allo spettacolo, proprio nei panni di quei giovani in cerca d’autore che portano le loro storie sulla scena. Ogni sera (dal 17 al 22 e dal 24 al 28 gennaio) sul palco ci sono ragazzi diversi, esperienze e forme diverse. Domande che cambiano in relazione alla generazione, al sesso, alle passioni. Ma ogni storia è parte dell’universale sentimento che i giovani di oggi vivono più di quanto avessero predetto o esperito le generazioni precedenti. Tutto cerca di rispondere alla domanda “cosa significa essere giovani oggi?”, eppure niente riesce davvero a essere esaustivo.
La recitazione di Gigi Gherzi coinvolge il pubblico, ferisce la parte nostalgica di alcuni e quella fintamente matura di altri. Sullo sfondo le fotografie di Luca Meola fanno a tratti da partitura del testo, lasciando un’immagine inafferrabile della gioventù, che è quasi sempre sognata a posteriori, mentre è sfuggita durante gli anni vissuti.
Questo spettacolo ci introduce malinconicamente a un tema che anche a febbraio tornerà a essere discusso a Campo Teatrale dai ragazzi di Generazione Disagio con Dopodiché stasera mi butto, ironicamente questa volta (dal 9 al 12 febbraio).
Certamente sentito, spesso sofferto, il tema della gioventù riesce ancora a essere al centro tanto di preoccupazioni e dubbi quanto, nell’ottica dell’ideatore dello spettacolo, di eterne nostalgie.
(foto di Luca Meola, video di proprietà di MusicaEventiMilano )
Il sogno della gioventù, a Campo Teatrale fino al 28 gennaio