Fino al 7 gennaio 2024 è possibile visitare gratuitamente la mostra SOLARPUNK di NONE collective: tre installazioni immersive che riflettono sulle sfide del cambiamento climatico e che inaugurano l’attività di gres art 671, un nuovo centro d’arte e cultura nato a Bergamo nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 su iniziativa del Gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti. Una coinvolgente riflessione tra l’ottimismo di una visione utopistica e la consapevolezza di un presente distopico.
Lo scorso 7 Novembre, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, in uno degli edifici del complesso ex industriale di inizio Novecento conosciuto come ex Gres, è stato inaugurato “Gres art 671”, un progetto di riqualificazione dello spazio urbanistico che ha portato alla luce un nuovo spazio espositivo dedicato all’arte e a eventi culturali, ma non solo. L’intenzione è quella di creare un luogo di aggregazione libero indipendentemente dalle mostre o dalle esposizioni, che seguiranno un programma che permetta la sperimentazione artistica e, soprattutto, dia risalto ad opere che richiedono una partecipazione attiva del pubblico oltre a trattare tematiche legate al contemporaneo.
NONEcollective, SOLARPUNK a gres art 671. Da sinistra: Solarium, The brightside of the sun e Disastro, foto Michele Nastasi
Questi elementi si possono trovare in Solarpunk, la mostra immersiva inaugurale di NONE collective che indaga da una prospettiva ottimista le questioni legate al futuro, abbracciando un pensiero positivo che reca al centro l’utilizzo di energie rinnovabili. Il nome della mostra riprende infatti a pieno le ideologie portate dall’omonima corrente artistica e letteraria, la quale propone spunti e visioni di un futuro prossimo che vede trionfare le energie rinnovabili e una società più unita in alternativa alla tipica visione distopica e catastrofica del futuro. Ed è proprio a partire dalle energie rinnovabili, in particolare quella del sole, che gli artisti Gregorio Comandini e Saverio Villirillo di NONE collective creano due delle tre installazioni in mostra, di cui una completamente alimentata da energia proveniente da fonti rinnovabili. L’immaginario che NONE collective ci propone, e nel quale invita a immergersi, è quello di un futuro dove non sarà più possibile vivere alla luce del sole, rendendo quindi necessari agli essere umani momenti di cura del corpo e della mente in vere e proprie “docce solari” per compensare la mancanza di luce naturale. Come in Solarium, un’installazione formata da un soffitto di 320 tubi luminosi sostenuto da pannelli specchianti, che è possibile ammirare sdraiandosi su cuscini posti all’interno della struttura in una dimensione terapeutica, in “un momento di condivisione di necessità primarie e di cura collettiva”, come spiegano gli artisti.
NONE collective, SOLARPUNK, Solarium, foto Michele Nastasi
Coerentemente, il secondo scenario proposto da NONE collective è la simulazione di un sole artificiale con The bright side of the sun, un’installazione luminosa formata da 625 lampade alogene alimentate al 100% da energia solare e racchiuse all’interno di un gioco di specchi. Il riflesso genera il suggestivo effetto ottico di una sfera misurante 50 metri di diametro la cui illusione, unita alla deframmentazione delle luci, mano a mano che lo sguardo si perde nell’infinito riflesso genera un effetto unico e immersivo, che dimostra la maestria di questi artisti nell’utilizzo delle tecnologie e del design condotto ai limiti della percezione umana. Chiude la mostra l’installazione Disastro, che si allontana dal concetto del sole creando l’illusione immersiva e alienante di navigare su una zattera – una pedana con cui il pubblico interagisce tra suoni e immagini – in un mare senza stelle, metafora della contemporaneità: il termine “disastro” viene ridotto al suo significato etimologico, letteralmente “senza stelle”, senza punti di riferimento. Come a dire: siamo tutti sulla stessa barca, tutti ugualmente coinvolti nella grande catastrofe dei cambiamenti climatici, tuttavia, nonostante la mancanza di un modello da seguire, dobbiamo essere resilienti e continuare ad andare avanti.
Alla base di Solarpunk si trova il concetto di immaginazione, siamo invitati a concepire l’idea di un futuro lontano, segnato profondamente dai cambiamenti climatici. Queste opere vogliono dunque essere lo stimolo per immaginare qualcosa di diverso, con un messaggio indirizzato quindi alle nuove generazioni affinchè non perdano la speranza, pur trovandosi a navigare in un mare senza stelle, ma tentino, in un’ottica ottimista, di immaginare un futuro diverso e dargli forma. Questa ipotesi, appartenente all’immaginario Solarpunk, contrasta almeno in parte il suo corrispettivo genere narrativo, più catastrofico e distopico, ma paradossalmente più conosciuto: il Cyberpunk. Gli artisti hanno proposto un’alternativa diversa, invitando ad essere coraggiosi e a immaginare un futuro positivo, piuttosto che accettare passivamente la peggiore delle ipotesi. Tuttavia, per quanto apprezzabile possa essere l’intenzione di proporre spunti verso un futuro più speranzoso, abbandonando l’atteggiamento pessimista non ci si deve dimenticare di porre uno sguardo oggettivo sulla realtà attuale. Guardandoci attorno è impossibile non notare (oggi) i catastrofici, reali, tangibili eventi causati dai cambiamenti climatici o dalle le tensioni e dagli scontri continui tra Paesi diversi. Cercare di ignorarli è impossibile, dato che, nessuno escluso, li stiamo causando noi. Ecco allora che la mostra “Solarpunk” ci invita anche ad immaginare un mondo stravolto, andando a colpire nel nostro intimo togliendo ciò che diamo per scontato: il sole. La sola immagine del mondo freddo e senza luce ci destabilizza e ci guida a trovare conforto nel “sole artificiale”, cioè energia pulita. Un racconto che porta speranza, accompagnata inevitabilmente da un tocco di amarezza.
NONE collective, SOLARPUNK, gres art 671, Bergamo, fino al 7 gennaio 2024
In copertina: NONEcollective, SOLARPUNK, The brightside of the sun, foto Mirco Ambrosini