Due intensi ritratti giovanili nel film con cui il 36enne esordiente regista Carlo Sironi ha vinto all’ultima Mostra di Venezia la sezione Orizzonti. Apatico balordo di un non luogo romano ospita una ragazza polacca incinta, che vuol “vendere” la futura bambina agli zii di lui. Finché il ragazzo sente nascere un impulso a proteggerle, costruire una vita con loro. Ma, coi soldi di mezzo, le situazioni si complicano
Vincendo la sezione Orizzonti all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Carlo Sironi, giovane regista romano classe ’83, fa il suo interessante esordio nella regia con Sole, storia di due ventenni che si ritrovano a condividere le loro vite in una condizione davvero particolare. Ermanno (Claudio Segaluscio) è un giovane ladruncolo della periferia romana con una vita piatta, in un perenne stato di apatia, quasi catatonico. Il suo unico svago sono le slot machine, che con le loro fredde luci al neon illuminano le sue lunghe e solitarie serate. Il ragazzo, orfano di padre sin da piccolo, in linea coi “lavoretti” con cui si mantiene accetta un incarico ben pagato dallo zio (Bruno Buzzi), unico suo parente. L’uomo e la moglie, sterili entrambi, desiderano da molto tempo un figlio, ma non potendolo avere propongono al giovane di fingersi padre biologico della futura bambina di Lena (Sandra Drzymalska), ragazza-madre polacca venuta in Italia per vendere la piccola, una volta nata. Neonata che andrà alla coppia “committente”, essendo più facile l’adozione all’interno dello stesso nucleo familiare,
Ermanno si trova così ad ospitare in casa sua la giovane durante l’ultimo periodo della gravidanza, ma il tempo che trascorrono insieme non sembra diverso da quello che il giovane passava in solitudine: l’unica differenza è una presenza in più. I due ragazzi non parlano molto tra loro, e Lena non è una persona ingombrante, nonostante la sua situazione particolare. Ma la piccola Sole nasce prematura, e la madre è costretta ad allattarla al seno per qualche tempo. Il piano prestabilito dunque deve essere rivisto e gli zii di Ermanno devono aspettare, con non poca trepidazione, il momento in cui potranno prendere la piccola, usando il latte artificiale per nutrirla. Lena cerca all’inizio di limitare il suo coinvolgimento, si pone con grande distacco emotivo, in Ermanno invece sembra scattare qualcosa che lo porta a legarsi a loro, un desiderio di prendersene cura, fino ad arrivare alla decisione di non volerle lasciare andare. Ma le situazioni complicate sono difficili da sciogliere, soprattutto quando ci sono di mezzo molti soldi.
Il film trasmette tutta l’apatia di cui la vita del giovane protagonista è permeata. Nemmeno l’arrivo di una ragazza incinta, una perfetta estranea di cui dovrà occuparsi, riesce a scalfire la corazza che il giovane si è costruito. Fino all’arrivo della bambina: Sole. Il titolo del film, che è il nome della neonata, è azzeccatissimo. Si percepisce, con il suo arrivo, un cambiamento profondo nel cuore del ragazzo: è l’evento che forse può permettergli di superare la sua infanzia traumatizzata dalla morte del padre e da un ipotetico abbandono materno. Ermanno decide in completa autonomia e senza bisogno di un compenso, di voler essere padre, pur sapendo le difficoltà e i rischi cui andrebbe incontro.
La tematica trattata non è particolarmente originale, ma lo sguardo che il regista ci porta è diverso, emozionante. Il film funziona e ci fa riflettere sulle problematiche di vita del quotidiano, sull’impegno di diventare genitori e sui problemi che comporta tanto che sempre più giovani, in Italia, non si sentono in grado di intraprendere questo percorso, o non ne hanno la concreta possibilità. Sole può essere visto in chiave cinica, rassegnata, ma anche come un grido di speranza nel futuro. In fondo, le nuove generazioni, portano sempre con sé pensieri positivi.
Sole, di Carlo Sironi, con Claudio Segaluscio, Sandra Drzymalska, Bruno Buzzi, Barbara Ronchi.