Il meglio da ascoltare, vedere, leggere delle ultime due settimane a nostro insindacabile e motivato giudizio. Con una menzione speciale che è anche un appuntamento
Le nostre note
Negrita, 9
I Negrita ci piacciono perché il loro è un rock pungente e provocatorio, perché le loro canzoni fanno riflettere e ballare allo stesso tempo e perché solo loro riescono a passare da un genere all’altro senza sembrare fuori luogo. Pop, punk, ritmi latini, rock. Ce n’è per tutti i gusti. (Silvia Belfanti)
György Kurtág, Játékok (1972- )
In questi brevi pezzi per pianoforte Kurtág evoca l’esperienza del primo incontro del bambino con lo strumento: il ricordo di quando la tastiera appare alle mani senza limiti e veicolo di immaginazione si traduce in un approccio fisico e non costretto. Al tempo stesso questi “giochi”, composti a partire dagli anni ’70, ci conducono nelle pieghe più intime della musica del compositore ungherese. (Iolanda Tambellini)
Schermi delle mie brame
Short Skin
La commedia (italiana) che non ti aspetti. Il fiorentino Duccio Chiarini esordisce dietro la macchina da presa con un racconto di formazione delicato, sincero e divertentissimo, che strizza l’occhio al cinema indie americano (la leggerezza agrodolce di “Juno”, la poetica malinconia di “Noi siamo infinito”). Una vera boccata d’aria fresca nel panorama asfittico delle commedie precotte e premasticate made in Italy. (Stefano Guerini Rocco)
Citizenfour
L’Oscar 2015 (di categoria) è andato con pieno merito a un documento di grande interesse: il mite ex funzionario della NSA Edward Snowden racconta a due inviati del Guardian e del New York Times (e all’ottima regista Laura Poitras), come ha deciso di rivelare l’attività spionistica, illegale perché quasi mai basata su imputazioni giudiziarie, dell’Agenzia per la sicurezza americana ai danni di milioni di cittadini di vari paesi del mondo (da Angela Merkel in giù), la cui corrispondenza informatica e telefonica è stata per anni intercettata, in violazione di ogni legge sulla privacy. (Gabriele Porro)
Scene madri
Emilia
Una tata sul viale del tramonto, un pupo cresciuto e incattivito, l’umida Buenos Aires che si staglia come sfondo. Claudio Tolcachir, giovane (classe 1975) e amatissimo drammaturgo argentino, ritorna a Milano (dopo il successo con Il caso della famiglia Coleman). E ritorna ancora a parlare di famiglia, e di famiglie: quello che può sembrare un registro leggero, in realtà, cela un’amarezza mai sopita, un disordine sentimentale che prescinde ogni affetto e che si arrende ai cambiamenti. Elena Boggan da applausi a scena aperta. (Giuseppe Paternò di Raddusa)
La parola canta
La parola canta rievoca Napoli, la sua gioia, i suoi colori e le sue contraddizioni: l’arte di una città si trasforma e indossa molteplici vesti, grazie al carisma di Peppe e Toni Servillo. Una festa mobile di ricordi e musica, un recital di suggestioni straordinariamente ricco: la parola canta, e i Servillo si divertono sul palco, cantori e mattatori. A dividere la scena insieme a loro ci sono i Solis String Quartet, apprezzato quartetto d’archi di vocazione – e nascita, s’intende – tutta partenopea. (Giuseppe Paternò di Raddusa)
Prendi l’arte
Pino Pinelli
Pino Pinelli era un grande. Siamo in clima di liberazione e la mostra è un total red. Il gallerista è giovane, simpatico e speriamo di farvelo conoscere presto. Non dovrebbe mancare nessun elemento per tornare a fare un giro alla galleria DEP Art. Ma lo sapevate che il secondo Novecento italiano non è solo Fontana? (Giulio Dalvit)
Giorgio Griffa
A proposito dell’indagare il secondo Novecento italiano, c’è da rifare un salto a vedere la mostra di Giorgio Griffa da Lorenzelli Arte. Un’occasione per apprezzare, taciturni (“silenzio, parla la pittura”), le pieghe delle tele che muovono i quadri e li fanno tornare a uno stato primitivo. Un punto zero da cui ricominciare, essendo già ricchi (di arte, si intende). (Giulio Dalvit)
Scriver m’è dolce
La Bestia
La Bestia ci piace perché è un libro spietato; ci trascina con forza in una realtà scomoda, che non vorremmo vedere, e ce la presenta senza filtri nella sua crudezza. Ci racconta una storia che è necessario conoscere, quella dei migranti dell’America centrale, in uno stile che non è quello classico del documentario, bensì quello della bestialità animale che invade le vite di queste persone in fuga, alla disperata ricerca di una speranza di sopravvivenza. (Giuseppe Carrara)
La cameriera era nuova
Sembra, leggendo questo libro, di sentire una canzone di Edith Piaf. Penso a Les Amants d’un Jour, tradotta in italiano come L’Albergo a Ore. Nel libro di Fabre non c’è niente di drammatico, ma il clima di malinconia è quello, con qualcosa di elegiaco. Incredibilmente brava la traduttrice Yasmina Melaouah che riesce a rendere la musicalità di un francese colloquiale e insieme poetico. (Daniela Origlia)
Serie A
Ultimamente nelle serie tv è tornato a bussare il Settecento, ma molto prima che i Lumi facciano il loro ingresso, quando tutto è ancora ignoranza, sopraffazione e molto romanticismo alimentato da stivali e bustiers. Negli ultimi sei mesi due titoli hanno conquistato il pubblico; non li consiglio per la loro qualità, non sono neanche lontanamente comparabili a cose come House of Cards, Mad Men o Shameless, ma per il fenomeno e perché, a chi interessa, in una di esse ci danno dentro con il sesso. Una è prodotta negli Stati Uniti e l’altra in Inghilterra e la differenza si vede.(Francesca Filiasi)
Outlander
Dalla penna fluviale della scrittrice americana Diana Gabaldon, che ha scritto negli anni ‘90 la collana di libri omonima, Outlander è una specie di 50 Sfumature di Grigio ambientato nella Scozia del ‘700. La serie è ricca, secondo tutti i crismi hollywoodiani, quanto improbabile. Protagonista è un’infermiera inglese che, per opera di un incantesimo, si ritrova catapultata dal 1945 al XVIII secolo e viene invischiata nella lotta fra giacobiti scozzesi ed esercito inglese, dove gli scozzesi sono buoni vs un ufficiale inglese sadico con un penchant per le frustate e lo stupro. L’eroina, insopportabile per colpa di un broncio perenne e di un fintissimo femminismo d’antan, si guadagna anche un marito, un bel manzo scozzese inverosimilmente vergine, che lei inizia al sesso, per giustificare una discreta quantità di scene erotiche meticolosamente illustrate per la gioia delle telespettatrici. Scordatevi l’irruente simpatia del Tom Jones interpretato da Albert Finney e diretto da Tony Richardson nel 1963. In cambio assisterete all’iniziazione erotica del giovane Jamie di Outlander. Il cambio non è favorevole, ma a chi piace…
Poldark
Solo i più anzianotti fra voi si ricordano di Poldark, il glorioso sceneggiato inglese del 1975 andato in onda sulla RAI. Alla BBC hanno dato una spolveratina nei loro archivi e rinvenendo le vecchie cassette devono aver deciso di dare al soggetto una nuova opportunità. Il Poldark targato 2015 è un prodotto onesto, senza fronzoli, con qualche tentativo di affresco sociale, amori decisamente più casti e romantici di Outlander e protagonisti generalmente più amabili. Se giubbe e tricorni sono il vostro genere, più che kilt e il suono delle cornamuse, e soprattutto se preferite la sobrietà anglosassone all’imponente macchina produttrice americana, potete decidere di abbandonare il nord della Scozia per fare una capatina al sud, in una Cornovaglia inusualmente baciata dal sole, manco fosse la Liguria, e godervi questa storia che ha il grande pregio, visibile, di essere stata tratta da romanzi scritti nel 1947, con uno stile lontano da quello tanto in voga oggi, già pensato per la trasposizione sullo schermo.
Menzione speciale
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Direttamente dal National Theatre di Londra e carico di premi (andati al romanzo di Mark Haddon tradotto in tutto in mondo, ma anche alla pièce teatrale) arriva sui nostri schermi per un sol giorno, come da tendenza ormai affermata, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Adattamento di Smon Stephen, regia di Marianne Elliott, con Luke Treadaway, è la storia di un giovane affetto da sindrome di Asperger che lo isola dagli altri e gli conferisce incredibili doti matematiche. Indagando sull’uccisione del cane, della vicina compie una sorta di viaggio iniziatico per le strade di Londra. Solo il 5 maggio, in inglese con sottotitoli italiani.
Foto: Scribbletaylor