Il meglio da ascoltare, vedere, leggere delle ultime due settimane a nostro insindacabile e motivato giudizio. Menzione speciale per un appaluditissimo ritorno
Scene madri
La tempesta
La rilettura dell’umido capolavoro del Bardo, a opera di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, permette ai ragazzi terribili dell’Elfo di intrecciare le dinamiche del testo d’origine a uno stravolgimento globale ed esplosivo dell’opera. Incastonato dentro un tendone circense da one man show, Ferdinando Bruni dà vita a un Prospero un po’ mago e un po’ imbonitore: accompagnato dai fantocci con cui condivide la scena, attinge inclinazioni dagli altri personaggi e si trasforma gradualmente in ognuno di loro, seguendo una rotazione istrionica che assembla spiritismi, musiche e suggestioni. (Giuseppe Paternò di Raddusa)
Chi ha paura di Virginia Woolf?
Tra moglie e marito non mettere Edward Albee: lo sanno bene tutti i registi (da Lavia a Zeffirelli) che negli anni hanno portato sulle scene il quartetto d’orrori raccontato dal drammaturgo americano. E lo sanno bene Milvia Marigliano, Valentina Picello, Edoardo Ribatto e Arturo Cirillo: diretti da quest’ultimo nella rilettura del testo in scena al Teatro Menotti, sono pronti a scannarsi (almeno fino al 24 maggio) in nome del diritto coniugale. Bontà loro. (Giuseppe Paternò di Raddusa)
Le nostre note
Turandot
Impetuoso ritorno al melodramma italiano ( alla Scala fino al 23 maggio) con il nuovo direttore musicale: Chailly dirige una Turandot violenta, intrappolata nella prigione scarlatta di geometrica crudeltà immaginata da Lehnhoff. Il triangolo amoroso inscenato dai cantanti ha il suo vertice nel timbro dolcissimo della Liù di Maria Agresta, vera trionfatrice nonostante l’infelice destino del personaggio. (Mattia Palma)
Smoke + Mirrors
Con Smoke + Mirrors, frizzante sequenza di 18 brani, gli Imagine Dragons riconfermano la propria abilità nel mescolare generi, sonorità e stati d’animo opposti.
L’ascoltatore è trascinato da cori energici e ritmi sincopati attraverso le oscillazioni dell’animo umano, in un’atmosfera musicale di estrema varietà e fluidità. (Sara Martinelli)
Scriver m’è dolce
A proposito di Čechov
Ci piace perchè é certamente la biografia firmata da Ivan Bunin di un grande autore ma con una gestazione singolare. La mano dell’autore si muove in mezzo al gioco di specchi dove si riflettono ora Čechov ora l’autore amico. L’ammirazione fa i conti con l’invidia, l’affetto con il narcisismo. La prima e unica stesura di pensieri provocata dal ricordo dell’amico. Aneddoti e ricordi non seguono le categorie del tempo e dello spazio ma quelle dell’animo umano. (Mauro Murroni)
Cantalamappa
Cantalamappa di Wu Ming ci piace perché è un libro per tutti, grandi e piccini, insegna ad essere rivoluzionari e sovversivi, uomini e donne migliori. È un libro mitopoietico. È un viaggio nella Storia e nella fantasia. Per trovare il male basta guardarsi indietro, se non intorno; l’utopia, invece, bisogna crearla. Per questo accanto a Dolcino e Margherita c’è un’immaginaria isola del tesoro dove il tesoro è la società virtuosa che si è creata. È un iter di disvelamento di false verità che si sono ipostatizzate nelle comuni credenze, ed è bene che i bambini imparino, da subito, a mettere in dubbio criticamente quello che è loro imposto dall’alto. (Giuseppe Carrara)
Prendi l’arte
La Grande Guerra
Per la curatela di due grandi studiosi come Fernando Mazzocca e Francesco Leone, una bellissima mostra che è l’unica a rispondere ai timori che esprimevamo qui, cioè che l’Italia si vergognasse, in occasione di Expo di un tratto straordinario della sua storia. Tra pellagra, decadentismo, lato oscuro dell’Art Nouveau e Fascismo. Eppure anche questi tempi bui hanno prodotto arte e l’arte non ha sempre fatto di tutta l’erba un fascio. (Giulio Dalvit)
Roni Horn
Come l’acqua, inafferrabili questi ritratti di Roni Horn che hanno per soggetto sempre e solo il grande fotografo tedesco Juergen Teller. Fare ritratti non è facile. Come dice Alan Bennett, «è raro che i ritrattisti siano portabandiera dell’avanguardia». Eppure, si ha l’impressione che in questa piccola mostra Roni Horn sia capace di usare un linguaggio colto pur nella serialità, e di dare nuovi significati al ritratto al giorno d’oggi. (Giulio Dalvit)
Schermi delle mie brame
Forza maggiore
Lui, lei e la valanga. Lo svedese Ruben Östlund gira un film teso e feroce sul tracollo di una famiglia apparentemente perfetta. Un’analisi spietata, a metà tra Haneke e Bergman, che mette in discussione le nostre sicurezze di uomini civilizzati, riuscendo a instillare nello spettatore una genuina sensazione di disagio e inquietudine. Si ride anche, ma a caro prezzo. (Stefano Guerini Rocco)
Leviathan
Imponente affresco di Andrei Zvyagintsev – già Leone d’Oro a Venezia 2003 per Il ritorno – sulla vita e la morte, l’amore e il tradimento. Sullo sfondo della Russia d’oggi, regno del sopruso e dell’arbitrio, lotta per i suoi diritti il roccioso Kolya, meccanico di una gelida cittadina sul mar di Barents, privato della casa dal potente sindaco. Ma il Leviatano del potere e del destino avrà facilmente ragione di questo moderno Giobbe. (Gabriele Porro)
Menzione Speciale
Fino al 31 maggio al Piccolo torna Lehman Trilogy, ultima strepitosa regia di Luca Ronconi, bel testo di Stefano Massini e prove d’attore (De Francovich, Gifuni, Popolizio e gli altri) di spessore. Sogno americano, capitalismo, tenaci radici ebraiche, mondo che cambia, grande gioco del destino nella saga della famiglia ormai indissolubilmente associata al crollo del 2008: ne abbiamo parlato qui e qui. Da non perdere.
Foto: Scribbletaylor