Murray superstar in “St. Vincent”, paradossale apologo in bilico tra buoni sentimenti e azioni così così
Hanno scritto: St. Vincent di Theodore Melfi, non fosse per il lunare Bill Murray (che a dispetto della sua “naturale”, leggendaria spensieratezza, sembra sempre più “recitare” i ruoli, con buoni dosaggi di realtà e surrealismo) sarebbe melenso, irritante, quasi insopportabilmente natalizio (peraltro negli Usa e in molti altri paesi è uscito a ottobre).
Vero e non vero. Perché ha anche qualche lato intrigante il racconto dell’incongruo rapporto tra il ragazzino Oliver (Jaeden Lieberher, non insopportabile, ed è già tanto sullo schermo, anzi disinvolto), vittima di circostanze varie, compresa una madre volonterosa ma bisognosa di lavorare e poco pronta a gestire figli, e il riluttante (al rapporto umano in generale, quello con infanti poi….) Vincent, vicino di casa che per scelta vive solo col gatto tiranno e un bioritmo privo di regole, tra night club, corse di cavalli, fughe per sfuggire ai creditori e soprattutto spettacolari bevute dalle conseguenze imprevedibili.
Il grande insegnerà al piccolo come farsi rispettare a scuola (cazzotti compresi, rifilati all’arrogente di turno, che alla fine diventerà amico), puntare su un equino vincente (benchè, anche per lui, sarà la prima volta che vince davvero), e frequentare spogliarelliste (compresa Naomi Watts, prostituta russa cuor d’oro, un ruolo per lei davvero singolare). Ma soprattutto che nella vita a Brooklyn, ma non solo, per cavarsela occorre avere molta fiducia in se stessi, tanto da conquistare quella degli altri, non importa (o quasi) come.
E anche il lacrimevole finale nella festa della scuola religiosa di Oliver, che incoronerà l’agnosticissimo Vincent suo santo personale in quanto disposto a sacrificarsi per gli altri senza metterla giù tanto dura, si muove alla fine non poco sul filo del paradosso. Sarebbe forse servito un contesto cittadino meglio articolato, e un po’ più di scrittura a far da contraltare allo strabordante Murray (che comunque, bisogna ammetterlo, acchiappa). E forse anche qualche idea di regia meno educata del pubblicitario Melfi. Ma, visto cosa passa l’italico convento natalizio, in fatto di comicità e buoni sentimenti, meglio, molto meglio accontentarsi.
St. Vincent di Theodore Melfi, con Bill Murray, Jaeden Lieberher, Naomi Watts, Melissa McCarthy