New York, 1969: scoppia la rivolta per i diritti civili degli omosessuali. Roland Emmerich, regista di action-movie, racconta questa storia attraverso la figura di Danny, cacciato dalla Columbia University perchè si era innamorato di un altro studente. Che decide di diventare un militante
Da un regista di action-movies come Roland Emmerich (Indipendence Day, Stargate, Godzilla, Il Patriota), tutto ci si aspetterebbe tranne che un film politicamente e socialmente impegnato, ambientato nell’America a cavallo tra le rivoluzioni studentesche e la lotta contro le autorità. È invece il caso di Stonewall, una storia che omaggia il sorgere dei moti che nel 1969 al newyorchese Greenwich Village segnarono l’inizio del movimento LGBT, e delle lotte per il riconoscimento dei diritti civili.
La pellicola ripercorre la vita di Danny Winters (Jeremy Irvine), aspirante studente borsista alla Columbia University, la cui possibilità di proseguire i corsi viene improvvisamente bloccata per la scoperta del suo amore verso un compagno di studi, rivelato da alcuni studenti e insegnanti, e subito fortemente osteggiato dal padre. Winters, ambizioso ma emarginato, viene accolto dai gay e dai trans di Christopher Street, e conosce così un mondo parallelo, sfruttato e oppresso da malavitosi e corrotti, costretto a soddisfare sessualmente gli altri per permettersi una stentata sopravvivenza.
Il panorama è quello di un’America classista, in cui lo squilibrio di forze tra oppressi e oppressori viene rotto, proprio nei giorni della morte dell’icona gay Judy Garland, perchè le ingiustizie sociali, ormai insopportabili, fanno scoppiare una rivolta contro le pattuglie della polizia. Sarà il simbolo della scoperta, e della fiera esibizione della propria identità, e della necessità di conquistare tutele di pari dignità.
Accanto alle battaglie ideali e alla descrizione dei fatti storici, il perno su cui ruota drammaturgicamente il film è la storia amorosa tra Danny e Ray (Jonny Beauchamp), con la parentesi del flirt con Trevor (Jonathan Rhys Meyers), omosessuale politicamente influente, che si risolve in una scelta di “solitudine cosciente”, nell’accettazione combattiva della propria differenza, nell’attiva ricerca di una verità personale in contrasto con gli ostacoli del mondo. Per conquistare quel pluralismo sessuale che un obiettivo fondamentale nella costruzione di una nuova società. Immagini, scenografie, colori e costumi riportano a un’umanità disinibita, sofferente ma salda nei principi di solidarietà e rispetto reciproco, che si batte contro istituzioni conniventi con crimini e perversioni diffusi.
Il romanzo di formazione di Danny documenta, con l’occhio inizialmente esterno del bravo ragazzo del college, il cambiamento di un’epoca che lo vede progressivamente in prima linea assieme agli ultimi, a sporcarsi le mani come paladino di giustizia, per abbattere ogni sopruso. E la libertà si potrà conquistare solo grazie a un’azione collettiva, che porti al rovesciamento dei canoni formali borghesi in favore di una piena accettazione della persona. L’autorità e la cultura dominanti non saranno capaci di scardinare coi pregiudizi sociali l’affetto più profondo dei legami amicali e familiari.
Sicuramente un film che si propone a un pubblico eterogeneo, il più ampio possibile, ma che, nonostante i dovuti accorgimenti e le lievi patinature, mette sul piatto della bilancia i valori di egualitarismo, libertà e riconoscimento, mai scontati e indispensabili per giungere alla pienezza di una vera dignità umana.
Stonewall, di Roland Emmerich, con Jeremy Irvine, Jonny Beauchamp, Jonathan Rhys Meyers