Jaume Collet-Serra, nuovo regista del Dc Extended Universe, concorrente della Marvel nel mondo cinecomics, punta su Dwayne “The Rock” Johnson, che in “Black Adam” è un nemicoamico dell’umanità maestro nell’usare fulmini magici e mazze ferrate in stile medievale. Qui però si prende troppo sul serio, e il regista mostra una certa predilezione a scopiazzare dagli altri. Ma a soccorrere una sceneggiatura frammentaria arrivano comprimari di livello come Pierce Brosnan e Aldis Hodge
Può un film essere orrendo e spettacolare allo stesso tempo? Sì, se si parla di Black Adam, contemporaneamente villain ed eroe, a fasi alterne, dell’universo a fumetti targato DC Comics. La pellicola che porta il suo nome, nelle sale a partire da oggi, è un ossimoro cinematografico di due ore abbondanti: Jaume Collet-Serra si conferma il regista senza lode né infamia già visto in Orphan, Paradise Beach e L’uomo sul treno, eppure alcune scene di questa ultima fatica (sua e dello spettatore) raggiungono livelli di epicità e manierismo da far invidia al più scatenato Zack Snyder. C’è da dire che proprio dalla firma di punta del DCEU (ovvero DC Extended Universe, il media franchise della casa editrice) Collet-Serra scopiazza a mani basse e a più riprese, a volte centrando il bersaglio e altre mancandolo clamorosamente.
Per esempio nella fotografia dark-patinata, o nell’abusare un po’ a casaccio di quel ralenti durante le scene d’azione che è ormai un marchio di fabbrica di questo lato della barricata. O, ancora, nel ribadire con forza ciò che da sempre distingue Superman, Aquaman, Wonder Woman e soci dai personaggi della concorrenza Marvel, ovvero l’idea del supereroe come nuova divinità. Niente superproblemi, dunque, al massimo una tragedia passata o un incidente di laboratorio per conferire motivazioni e poteri senza controindicazioni o quasi, mentre armi da fuoco e strumenti ipertecnologici lasciano il posto a fulmini magici, pugni che abbattono palazzi e persino armature e colpi di mazza ferrata in perfetto stile medievale.
Ma cosa succede quando a capacità da semidio si mescolano sete di vendetta e un gran brutto carattere? La risposta è quasi tutta affidata a Dwayne Johnson, meglio conosciuto come “The Rock”, nei panni di Teth Adam, nemicoamico dell’umanità e dei colleghi in mantello e maschera. È soprattutto sul suo carisma, solitamente autoironico da novello Schwarzenegger, che prova a basarsi una buona parte del film. Prova soltanto, purtroppo, e raramente ci riesce: non è un caso, infatti, che le interpretazioni migliori negli ultimi anni il mastodontico ex wrestler le abbia fatte vedere in film e ruoli più o meno comici, senza prendersi troppo sul serio. Nelle attillate vesti del corrucciato vendicatore, invece, Johnson finisce per denunciare tutta la sua inespressività alle prese con il lato drammatico del personaggio, arrivando in certi casi a sfiorare (stavolta involontariamente) persino il ridicolo.
Fortunatamente, a soccorrere lui e una sceneggiatura che sembra fatta a pezzettini, messa in un sacchetto e poi mischiata forte, arriva la carica dei comprimari: il vero valore aggiunto di Black Adam è nei suoi coprotagonisti, forse un pochino troppo simili agli Avengers (ma tant’è, anche nei fumetti i personaggi quelli sono), ma se non altro graficamente molto più accattivanti rispetto ai competitor. Pierce Brosnan nella parte del mistico Doctor Fate, il cui elmo dorato da solo batte a mani basse il pizzetto di Cumberbatch/Strange, è una delle scelte di casting più azzeccate nella storia dei cinecomics. Accanto a lui non sfigura, pur tra luci e ombre, l’Hawkman afroamericano di Aldis Hodge, leader attaccabrighe gravato dal peso di alcune tra le battute peggiori di tutto il copione, mentre i giovani Noah Centineo (Atom Smasher) e Quintessa Swindell (Cyclone) fanno poco, ma lo fanno bene quanto basta.
Il problema è quel che al supergruppo sta davanti, dietro e tutto attorno: innanzitutto manca un antagonista all’altezza, visto che sarebbe un eufemismo definire il demoniaco Sabbac, interpretato da Marwan Kenzari (il Jafar di Aladdin in versione live action), poco più di un character di contorno. Va ancora peggio quando si passa ai personaggi “semplicemente” umani: Bodhi Sabongui è il solito, immancabile preadolescente insopportabile da pellicola hollywoodiana, mentre Sarah Shahi, che dà volto addirittura ad Adrianna Tomaz, la futura supereroina e moglie di Black Adam “Isis”, sembra messa lì per dare a 124 minuti di botte da orbi almeno la parvenza di una trama. Non basta, come non bastano i riferimenti al “canonico” universo DC su grande schermo, da Justice League a Suicide Squad, per rimediare a una regia e una sceneggiatura estremamente confuse, capaci a volte di dare troppo, a volte troppo poco. Ma, soprattutto, ancora incapaci di creare o riunire finalmente uno zoccolo duro di fan, irrimediabilmente smarriti in una rincorsa a chi è partito prima e meglio, che pare procedere a tentoni e non finire mai.
Black Adam di Jaume Collet-Serra, con Dwayne Johnson, Pierce Brosnan, Aldis Hodge, Noah Centineo, Quintessa Swindell, Marwan Kenzari, Bodhi Sabongui, Sarah Shahi