Siamo stati al Sziget Festival di Budapest. Ecco cosa succede ogni anno sull’ “isola della libertà”
Sziget, ultima sera. Le luci del Main Stage si sono appena spente e noi ci sediamo intorno a un falò per riposarci dopo una lunga giornata. Due ragazzi prendono le chitarre e iniziano a suonare qualche cover; Eric Clapton, Johnny Cash. Siamo lì intorno al fuoco a cantare e a ripensare a questa assurda e splendida settimana appena trascorsa e subito la malinconia ci assale.
Il Sziget Festival 2016 ci ha profondamente segnati. Non solo per la musica dei grandi artisti internazionali che ha proposto – Muse, Rihanna, Noel Gallagher’s High Flying Birds, Jake Bugg, Chemical Brothers, Sia, Bastille, Sigur Ròs, The Lumineers, Die Antwoord, The Last Shadow Puppets, Skunk Anansie, Parov Stelar. Eccetera, eccetera. – ma per l’atmosfera che si è creata sull’isola che ospitava il festival.
La parola d’ordine qui è libertà. Libertà di espressione nelle arti, perché la musica è solo una piccola parte del Sziget e tra le decine di attività proposte dagli organizzatori del festival ci sono anche opera, circo, cinema, teatro, installazioni artistiche sparse qua e là per l’isola; libertà di giocare sui campi sportivi organizzati o sul prato con gli strani giochi con la birra inventati dagli olandesi; libertà di vestirti come vuoi e quanto vuoi, dai bikini ai cappelli da cowboys, dalle mascherine da sci ai costumi a forma di coniglio gigante; libertà di fare colazione di pomeriggio e cenare all’alba; liberta di ballare per strada con sconosciuti perché da qualche parte qualcuno sta suonando una canzone orecchiabile; libertà di abbattere le barriere fisiche e mentali all’ability park e nei numerosi punti di incontro che favoriscono il dialogo tra persone con diversi background culturali.
Era come se l’intera isola volesse suggerirti di liberarti dagli schemi cui sei legato tutto il resto dell’anno e di goderti questo stato sospeso, dove conoscere persone è facilissimo, dove l’irlandese a cui insegni 50 special dei Lunapop diventa il tuo migliore amico per una sera, dove Skin cammina tra il pubblico sotto al palco (e sotto la pioggia) sorridendo a tutti.
Scopri subito dopo l’arrivo che tutti i programmi che ti eri fatto prima di partire puoi anche dimenticarli, perché non li rispetterai.
È stato proprio così infatti – vagando a caso per l’isola – che abbiamo scoperto alcune band incredibili (di cui vi parliamo qui) che nei nostri piani iniziali non erano nemmeno menzionate; e sempre a caso abbiamo scoperto tanti artisti italiani bravissimi, come i Landlord e Giò Sada con la sua band (se siete fan di X-Factor sicuramente li conoscete già, ma per me sono stati una piacevole scoperta).
Il problema era che per ogni band che ti fermavi ad ascoltare sapevi che inevitabilmente ne stavi perdendo un’altra da qualche altra parte. Il programma del festival è talmente bene studiato che in qualsiasi momento si trovano attività e concerti di tutti i generi e adatti alla variegata umanità del Sziget, che univa teenagers amanti della musica house e degli schiuma-party alle numerose famiglie con bambini, coppie di giovani amanti dei concerti a gruppi di amici incuriositi dalla vita sregolata dell’isola.
E guardandoti intorno lo vedevi che si stavano divertendo tutti. Anche i ragazzi dello staff (preparatissimi e davvero professionali) erano sorridenti e disponibili con tutti e a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Ogni giorno è stato unico, divertente, emozionante, pieno di suoni, colori e nuove esperienze.
E mentre stai seduto lì, intorno al fuoco, ad ascoltare Wonderful Tonight ti chiedi: “Come è possibile che sia già tutto finito?”
Immagine di copertina di Sandor Csudai (fonte Sziget Official Website)