Panoramica veloce sull’anno appena trascorso. Si tirano le somme: chi ci ha convinto di più?
Nuovo anno in arrivo – ed è tempo di classifiche. Noi di fare top ten non abbiamo tanta voglia, significherebbe escludere qualcuno, ricordarsi di qualcun altro troppo tardi e noie di questo tipo.
Preferiamo piuttosto (provare a) elaborare un discorso (più o meno) ragionato – oggi giochiamo di retorica, qualora non l’aveste ancora capito – su quello che abbiamo visto a teatro l’anno scorso e che ci è piaciuto di più.
Si parte con lo spettacolo che ha messo d’accordo praticamente tutti,Visite, del Teatro dei Gordi, portato in scena al Franco Parenti: per il direttore Maurizio Porro «un’emozionante visita al passaggio del Tempo e al frastuono della memoria», dove si nasconde «tutto il non detto del quotidiano».
Solo che non è l’unico titolo ad aver generato consenso (sic!), dato che la redazione ha trovato straordinario anche Acciaio Liquido di Marco Di Stefano e soprattutto Fragile!, produzione Filodrammatici tratta da Tena Štivičić immersa in una Londra di migrazioni e amarezze.
Restando nella zona di via Pier Lombardo c’è anche tra noi uno zoccolo duro che continua ad amare il teatro di Filippo Timi (Un cuore di vetro in inverno), mentre altri hanno apprezzato Il segreto della vita e la performance di Lucia Mascino nei panni di Rosalind Franklin, senza trascurare Rosmersholm, la confessione orrorifica-ibseniana sognata da Luca Micheletti.
Spostandoci tra i palcoscenici della città, segnalazioni anche per il Teatro Libero (Come sono diventato stupido, di Corrado Accordino, che è molto piaciuto a Elisa Ghidini) e per il Carcano, soprattutto per all-male version di Bisbetica Domata diretta da Andrea Chiodi, con Tindaro Granata e Angelo Di Genio mattatori, che ha convinto il nostro Mattia Palma: «Chiodi si orienta con grande abilità tra i piani ambigui, tanto che il tema su cui lo spettacolo si sostiene, più ancora del sadomasochismo nel gioco di coppia, pare piuttosto il potere e la violenza della parola, che impregna la microfisica della scrittura di ogni personaggio».
E se Palma ha adorato anche Empire di Milo Rau, terza tappa della trilogia sull’Europa del regista svizzero ospitata al Festival delle Colline Torinesi, l’intera redazione ha consolidato il parere positivo sul lavoro della compagnia Anagoor, Leone d’Argento per il Teatro 2018 che a Venezia ha portato in debutto l’attesissima Orestea e ad aprile 2018, al Piccolo, ha ragionato su Socrate (e Antonio Scurati) con Socrate il sopravvissuto/come le foglie.
E siccome non ci facciamo mancare nulla, spaziamo dai grandi classici – Il padre di Strindberg nella versione diretta e interpretata da Lavia, che La Mélancolie des dragons di Quesne alla Triennale – Teatro dell’Arte, uno spettacolo delicato che ha colpito in positivo la nostra Alessandra Moscheri (e non solo).
Insomma, anche quest’anno ci siamo divertiti a tirare un po’ le somme, a includere ed escludere – e massacrateci sui social se ci siamo dimenticati qualcosa o lodateci se ritrovate le vostre visioni preferite, etc.
Chissà come sarà l’anno che arriva.